Un tumore a 27 anni. Licenziata.
Cari amici,
Vi voglio raccontare la storia di una ragazza di 27 anni, che ha una vita normale, un lavoro normale ma che le piace tanto. Si sente soddisfatta ed è contenta di collaborare con delle colleghe fantastiche e trova stimolante l’ambiente in cui lavora. Un giorno questa ragazza scopre di avere un tumore, che va operato al più presto, e dopo il periodo necessario per la ripresa, riprende a lavorare con lo stesso entusiasmo di prima.
Arriva anche il momento però della chemioterapia, che inghiotte tutte le energie, ma dopo la prima settimana, questa ragazza decide di continuare a lavorare, alternando riposo e lavoro. Una cosa importantissima, che porta nella vita della sana normalità, in momenti in cui non c’è purtroppo nulla di normale.
Succede che un giorno scade il contratto e questa ragazza scopre 5 minuti prima di finire il suo turno che dai piani alti, dove lavorano i supermegadirettori che non l’hanno mai conosciuta e contano solo numeri e profitti, hanno deciso che rinnovare il contratto in una situazione del genere è un costo che l’azienda non vuole sostenere.
Il giorno dopo questa ragazza chiede un incontro con questo supermegadirettore, ma al telefono quest’ultimo afferma che sia più facile avere un’udienza con Papa Francesco che un appuntamento con lui.
La ragazza però non demorde, continua la sua conversazione spiegando tutta la situazione, parlando dell’amarezza di scoprire che nel 2015 non sia possibile per un malato di cancro non poter conservare il suo posto di lavoro. La risposta del supermegadirettore è stata che lui è un imprenditore e deve stare attento ai numeri far quadrare i conti, se i consulenti del lavoro dicono di tagliare i costi, si taglia.
La ragazza conclude la telefonata dicendo che guardare esclusivamente al profitto è una barbarie che ben poco ha a che fare con la Civiltà in cui crediamo di far parte. È un furto di dignità, una mancanza di umanità, un ceffone alla voglia di vivere.
La ragazza ringrazia il supermegadirettoreimprenditore per il tempo che le ha donato, saluta e riattacca.
Leonora Longhin
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