22 MARZO – GIORNATA MONDIALE DELL’ ACQUA. I Conflitti Nascosti

20171123 Il ritorno alla gestione pubblica Def

Le “guerre” per l’acqua stanno diventando una causa frequente di conflitti, instabilità sociale e migrazioni. Il fenomeno globale dell’accaparramento idrico è visto nelle sue cause ed effetti in vari contesti: Vietnam, Colombia, Palestina, Etiopia e anche in italia.
Non c’è solo il land grabbing, l’accaparramento della terra che fagocita, in particolare il continente africano. Nella smania neoliberista di possedere le risorse naturali anche l’acqua è diventata oggetto di scontri commerciali, tensioni sociali e guerre internazionali.
Tanto più che l’«oro blu» sta diventando un bene molto prezioso: entro il 2030 una persona su due al mondo vivrà in zone ad elevato stress idrico. Già oggi multinazionali che imbottigliano l’«acqua del sindaco» rivendendola a peso d’oro mettono le mani su sorgenti,
laghi e fiumi. Perché acqua ne serve molta, anzi moltissima. Per tutto. Per produrre la Coca-Cola che viene quotidianamente venduta servono ogni giorno 75 miliardi di litri d’acqua. Dal Michigan del fracking al Bangladesh dalle falde super inquinate percorrendo il Mekong «assediato» dal sale marino  dove si toccano con mano – in Swaziland, Brasile e altrove – gli effetti delle monocolture sulla possibilità, per i poveri, di avere acqua per mangiare, bere e lavarsi. In pratica, per vivere. L’ Acqua viaggia intorno al globo, appassionato e appassionante e riguarda milioni di persone, soprattutto gli ultimi. La geopolitica e l’economia iniziano a fare i conti con l’acqua, anzi con la sua mancanza.

Più di 840 milioni di persone in tutto il mondo, una persona su nove, non hanno accesso all’acqua sicura, e 2,3 miliardi, una persona su tre, non hanno accesso ai servizi igienici.
Questi dati allarmanti emergono dall’ottava edizione del World Water Forum, che si tiene a Brasilia dal 18 fino al 23 marzo.

E mentre le grandi multinazionali e le istituzioni di molti Paesi discutono di come continuare a privatizzare l’acqua all’interno del Forum, a Brasilia, si sta svolgendo il Forum Alternativo Mondiale dell’Acqua che si aggiunge ai precedenti incontri, che partirono nel 2003 da Firenze con lo slogan “Il diritto all’acqua per tutti”. L’acqua come diritto, fu la base dei Forum svoltisi a Ginevra 2005 (Diritto all’acqua come diritto umano), a Città del Messico 2006 (L’acqua è un diritto, non una merce: no alla privatizzazione) e Istanbul 2009 (Accesso all’acqua attraverso la promozione dei diritti), a Marsiglia 2012 (Acqua risorsa per la vita: no ai profitti) e Daegu 2015 (Ricerca di alternative per il potenziamento di acqua pubblica) dove ci si concentrò sull’acqua come risorsa per la vita e sulla necessità del suo potenziamento.

A Brasilia in questi giorni i movimenti, e non solo, si ritrovano per discutere ancora una volta dell’acqua come un diritto umano e non come una merce. Obiettivo del Forum Alternativo, infatti è quello di unificare la lotta contro tutti i processi di privatizzazione che, secondo un rapporto dell’ONU, in assenza di interventi trasformerebbero questo diritto in una risorsa non disponibile: circa 5 miliardi di persone entro il 2050 potrebbero essere interessate per un mese l’anno dalla carenza di acqua.
“Il rapporto dell’Onu, presentato in vista della Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo, rileva che nel 2050 tra 4,8 e 5,7 miliardi di persone potrebbero fronteggiare la carenza di risorse idriche, a fronte dei 3,6 miliardi attuali. Nello stesso periodo la popolazione mondiale dovrebbe passare dai 7,7 miliardi attuali a 9,4-10,2 miliardi. Ad oggi l’uomo consuma 4.600 chilometri cubi d’acqua l’anno, di cui 70% per l’agricoltura, 20% per l’industria e 10% per le famiglie. La domanda globale d’acqua, si legge nel rapporto, è sestuplicata negli ultimi 100 anni e continua a crescere al ritmo dell’1% l’anno. Fra 30 anni quindi il mondo potrebbe aver bisogno del 30% d’acqua in più rispetto a oggi. Tuttavia sono possibili azioni per ridurre lo stress su fiumi, laghi e falde acquifere. Le soluzioni spaziano dalla conservazione delle zone umide all’aumento degli spazi verdi urbani. Fondamentali sono soprattutto le pratiche agricole, come l’uso delle acque piovane e la rotazione delle colture.”
In Italia la crisi idrica si è manifestata con tutta la sua violenza la scorsa estate: coltivazioni a rischio, calo della produzione di latte, dighe ai livelli minimi storici in gran parte del Paese, allevatori senza pascoli, interi comuni senza acqua nelle case e, soprattutto, si è palesata l’obsolescenza della rete idrica dovuta ad una classe politica disattenta e connivente con i gruppi privati che dall’acqua traggono profitti.

Il dato è sotto gli occhi di tutti, le conseguenze dei cambiamenti climatici avranno effetti devastanti. Le privatizzazioni dei servizi essenziali dobbiamo fermarle, affrontare seriamente i problemi, investendo nelle infrastrutture idriche, per tutelare le risorse idriche, per invertire finalmente la rotta. Non si può continuare morire più di sete in nessun parte del Mondo. Dal 1992 il 22 marzo è la giornata mondiale dell’ Acqua, facciamolo ogni giorno non solo quando abbiamo sete.

Marilena Pallareti

Collaboratrice redazionale di lavoro e Salute

21/3/2018

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