24 Ottobre e 14 Novembre due grandi occasioni per iniziare a unificare il mondo del lavoro”. Intervista a Scarpa (Usb)
In questo vuoto di iniziativa provocato da Cgil, Cisl e Uil, sembra proprio che la responsabilità del sindacalismo di base sia doppia…
E’ chiaro che essendo Usb oggi il sindacato più strutturato porta sulle sue spalle una reponsabilità enorme. Anche perché siamo in una fase in cui Cgil Cisl e Uil, che hanno accettato le politiche economiche e sociali degli utlimi governi, devono continuare a stare al gioco dell’austerity. Renzi sta solo facendo il lavoro finale di un lungo attacco ai diritti per destrutturare tutto il mondo del lavoro. Nessuno dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni ha cambiato i provvedimenti economico–sociali dei precedenti. E questo la dice lunga su cosa ci sia dietro alla facciata degli esecutivi di palazzo Chigi. E’ evidente che questo è un compito quasi storico per il sindacalismo di base. Le forze in campo sono impari, ma noi non abbiamo alternativa se non quella del conflitto. Intanto, anche soltanto per offrire ai lavoratori consapevolezza di quello che sta accadendo. C’è stata anche una battaglia culturale nel mondo del lavoro, non dimentichiamolo. Nel paese è in atto di fatto un golpe anticostituzionale che parte proprio dai diritti acquisiti. Dare un segnale ai lavoratori che c’è un’alternativa è un passaggio importante, perché la gente mediamente pensa che non ci siano alternative. Tutto è fondato su una sequela di falsità, a partire da quella madornale sulla riduzione del debito che dovrebbe far uscire il Paese dalla crisi. Se Cgil Cisl e Uil hanno scritto nel 2012 che volevano la parità di bilancio per passare dal 136% al 60%, ciò vuol dire trenta miliardi all’anno per venti anni. E’ evidente che è una cifra astronomica. E questo solo per stare nei parametri, senza pensare alla sussistenza ordinaria.
Proprio perché il percorso è di “lunga durata” e viene da lontano, forse qualche precauzione in più da parte del sindacalismo di base andava presa da tempo…
In Italia non si è riusciti a mettere in campo una opposizione sociale consistente. E’ evidente che scontiamo una forza non sufficiente. Detto questo, però, per quello che riguarda il consenso di Usb, registriamo in giro una adesione sempre crescente che ci fa ben sperare. Il cammino per riuscire a mettere in campo una forza che sappia incidere è lungo; ma l’obiettivo è chiaro: riuscire a mettere in discussione il problema alla radice, ovvero la dittatura della Troika.
Il 24 ottobre Usb proverà ad aprire la stagione dell’opposizione sia per quanto riguarda i conti pubblici sia sull’articolo 18. L’imperativo, però, è quello di non fare una parata identitaria.
Gli economisti ci dicono che nel 2015 avremo davanti ancora lacrime e sangue. Quello autunalle è un tassello, che vede in primo piano il Jobsact, che Renzi vuole portare in Parlamento. Lo sciopero generale indetto da Usb è il primo gradino. Poi, non lo dimentichiamo, c’è il 14 novembre, con il tentativo di unificare le lotte. E’ importante capire che c’è un assoluto bisogno di far rientrare l’opposizione nei luoghi di lavoro. I lavoratori sono la parte più consistente del Paese. Il punto è che non sono culturalmente egemoni. Il compito nostro deve essere quello della riunificazione del mondo del lavoro. Quello che sta accadendo sull’articolo 18 ci dice chiaramente che il disegno è la precarizzazione totale. Ecco perché non devono passare. Ed ecco perché la battaglia per i diritti basilari per il mondo del lavoro può essere un forte elemento di unificazione.
Ti riferisci al mondo del precariato naturalmente…
Nel quotidiano il conflitto è stato cancellato. E i giovani, però, si stanno riavvicinando al sindacato perché stanno subendo sulla loro pelle la madre di tutte le ingiustizie, quella sociale, e il ricatto del posto di lavoro come condizione perenne.
Tu vieni dalla Cgil e non possono non farti una domanda. Si è detto più volte che la Cgil si trova in una fase capitale, eppure all’interno non si vede tutto questo dibattito su una possibile rinascenza. Sta vincendo il burocratismo più bieco?
Quando sono uscito dalla Cgil non a caso ho parlato di cambiamento genetico. Lo scontro interno avrebbe dovuto ravvivare la ricerca di una via d’uscita convincente, per rimettere in pista un sindacato utile alle lotte, ma da quando la scelta è caduta sulla centralità dell’impresa è chiaro che il modello che si va lentamente affermando è quello della Cisl. Non capisco più, e non lo capiscono nemmeno i lavoratori, una Cgil che nel 2012 è d’accordo con la parità di bilancio in Costituzione e poi nel 2014 raccoglie le firme per il referendum contrario. E’ chiaro che siamo in presenza di una organizzazione che non riesce a stare sulla palla, come si dice, del dibattito e dello scontro politico reale. E poi questa dipendenza dal Pd è addirittura scandalosa. Ma qualcuno si è accorto dell’astensione di Guglielmo Epifani sull’articolo 18 nel voto della direzione del Pd? Stendiamo un velo pietoso. Per quel che riguarda la rinascenza della Cgil, è chiaro che la sinistra interna è stata sconfitta due congressi fa e che chi si oppone dall’interno alla fine non ha il coraggio di elaborare il lutto. L’opposizione alla linea di Camusso si muove tra ininfluenza e irrigidimento nelle logiche interne.
Fabio Sebastiani
5/10/2014 www.controlacrisi.org
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