5 DICEMBRE 2017: IN MEMORIA DELLE VITTIME DEL LAVORO
Nella democratica Italia nata dalla Resistenza, di lavoro si continua a morire più che in guerra.
Sono passati 10 anni e oggi è l’anniversario di un omicidio di massa, in cui morirono 7 operai alla ThyssenKrupp di Torino: 4 bruciati vivi, altri 3 dopo giorni di terribile agonia. Nella fabbrica in smobilitazione della multinazionale tedesca il padrone, con la complicità dei sindacati confederali, aveva imposto turni di lavoro di 12 ore. Alcuni degli operai uccisi lavoravano con più di 4 ore di straordinario alle spalle. Così ThyssenKrupp incrementava i propri profitti risparmiando sulla manutenzione e sulla sicurezza.
L’“incidente” alla ThyssenKrupp colpì fortemente l’opinione pubblica per come avvenne: operai bruciati vivi come se fossimo ancora nell’800, nascondendo che questa, invece, è la “modernità” del capitalismo.
Alcuni allora piansero lacrime di coccodrillo, parlando di questa ennesima strage come di un “fatale incidente”. Ma durante l’assemblea di Confindustria dell’11 giugno a Bergamo, la platea d’imprenditori presenti applaudì e riservò una calorosa accoglienza a Harald Espenhahn, amministratore delegato della ThyssenKrupp Italia, poi condannato in maniera definitiva in Cassazione il 13 maggio 2016 a 9 anni e 8 mesi di reclusione per omicidio volontario, insieme ai dirigenti Gerald Priegnitz, Marco Pucci (entrambi condannati a 6 anni e 10 mesi) e Daniele Moroni (condannato a 7 anni e 6 mesi).
Nonostante il Testo unico sulla sicurezza, le morti operaie continuano da un capo all’altro della penisola. Secondo le stime ufficiali sono 4 al giorno, 1.500 all’anno. In realtà, se ai dati Inail si aggiungono gli incidenti dei 3 milioni 500mila lavoratori, italiani e stranieri, che lavorano in nero e le morti diluite nel tempo causate dalle malattie professionali, non è azzardato sostenere che il numero dei morti sul lavoro e di lavoro è superiore ai 10 al giorno. Solo per le malattie professionali d’amianto ogni anno muoiono 4000 lavoratori, 11 al giorno, 2 ogni ora, e pochi giorni fa anche il nostro compagno Russo Bruno, operaio Breda, abitante a Bresso ci ha lasciato a 62 anni .
Per noi i morti sul lavoro non sono mai una fatalità. I morti sul lavoro sono parte della brutalità e della violenza del sistema capitalista che, per realizzare il massimo profitto, costringe milioni di lavoratori alla schiavitù. Spesso vediamo imprenditori, padroni senza scrupoli, tutelati da leggi che avvantaggiano la proprietà alla salute collettiva, concedendo ai capitalisti impunità e licenza di uccidere. Gli infortuni non derivano da un infausto “destino”. E’ l’aumento dello sfruttamento e il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro la causa principale degli infortuni e dei morti sul lavoro e di lavoro.
Noi continuiamo a lottare contro tutte le morti “innaturali”. Oggi nei processi per le malattie professionali, morti sul lavoro e d’amianto subiamo un’odissea infinita con continue assoluzioni dei responsabili di tanti omicidi, anche se siamo coscienti che solo abolendo lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la classe operaia può liberarsi la nostra lotta continua.
Il 6 dicembre, anniversario della strage della ThyssenKrupp a Torino, vogliamo ricordare tutti i morti sul lavoro e di lavoro per il profitto, i lavoratori, uccisi dall’amianto e dalle sostanze cancerogene e nocive. A perenne ricordo degli operai della ThyssenKrupp e di tutte le vittime dello sfruttamento capitalista, ora e sempre resistenza!
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Bresso (Mi) 5 dicembre 2017
e-mail: cip.mi@tiscali.it
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