Ricordo di Piero Gilardi
Ciao Piero, tanti anni di comune impegno politico, indimenticabili come il tuo prezioso apporto al nostro collettivo di fabbrica alle Ferriere/Teksid. Sono gelosamente conservati i tanti numeri del giornale di fabbrica (Compagni, con la falce e martello come G – La mia prima esperienza da giornalista militante) sui quali disegnavi pagine di fumetti, dai nostri racconti, la vita degli operai sul lavoro e in famiglia. Come è negli annali del movimento operaio torinese la manifestazione del 1 maggio con la nostra sfilata indossando le pagine del giornale, e un costume di scheletro che rappresentava il potere industriale, fatte con la gommapiuma preparate nella sede della “Comune” in via Po. E quel bellissimo manifesto che hai disegnato per il giornale nel quale rappresentavi un giovane operaio della TekSid, in versione J. Travolta, che ballava sotto la siviera di acciao fuso.
La tua arte resterà nella nostra mente e la tua generosità nei nostri cuori. Formidabili quegli anni.
Franco Cilenti
6/3/2023
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Gilardi nacque a Torino nel 1942, figlio della pittrice e modella Cecilia Lavelli e del pittore e restauratore Mario Gilardi. Nel 1963 debuttò con un’esposizione neodadaista di Macchine per il futuro[1] presso la Galleria L’Immagine di Torino.
Ottenne grande fama con i Tappeti natura nel 1965: si tratta di opere realizzate in poliuretano (poliuteranismo), che riproducono in modo estremamente realistico frammenti di ambiente naturale, a scopo ludico ma anche di denuncia verso uno stile di vita ritenuto sempre più artificiale (Greto di torrente, Galleria d’arte moderna, Cagliari). Tali Tappeti vennero esposti ad Amburgo, Amsterdam, Bruxelles, Colonia, Milano, New York e Parigi.[senza fonte]
A partire dal 1968 Gilardi interruppe la produzione di opere per partecipare all’elaborazione teorica delle nuove tendenze artistiche: arte povera, land art e Antiform art. Partecipò negli anni 1969 come collaboratore alla realizzazione delle prime due rassegne internazionali delle nuove tendenze internazionali Op Losses Schroeven allo Stedelijk Museum di Amsterdam e When Attitudes Become Form alla Kunsthalle di Berna (Svizzera)[2][3]. Lo Stedelijk Museum espone tutt’oggi, nella parte dedicata alla storia stessa del museo, parte della corrispondenza intercorsa tra Gilardi e Wim Beeren, tra i curatori del museo.[senza fonte]
Dal 1968 e per tutti gli anni settanta alla sua attività artistica si affiancó la militanza politica in formazioni della cosiddetta “nuova sinistra” (sinistra extraparlamentare o estrema sinistra), abbracciando i movimenti artistici della creatività collettiva e spontanea, e operando in vari ambiti sociali, dove offrí il suo contributo nell’animazione culturale di base. Visse esperienze creative non solo in Italia, ma anche in Nicaragua, in vari Paesi dell’Africa e nei territori dei nativi – americani negli USA.
Fece ritorno alla piena produzione artistica dal 1981, raccontando il proprio percorso artistico-ideologico in un testo intitolato Dall’arte alla vita, dalla vita all’arte, pubblicato nel 1981. Seguí nel 2000 Not for sale per Mazzotta editore.
A partire dal 1985 iniziò una ricerca artistica con le nuove tecnologie attraverso l’elaborazione del Progetto IXIANA che, presentato al Parc de la Villette di Parigi, prefigura un parco tecnologico nel quale il grande pubblico poteva sperimentare in senso artistico le tecnologie digitali.
Nel corso degli ultimi anni sviluppò una serie di installazioni interattive multimediali con una intensa attività internazionale. Insieme a Claude Faure e Piotr Kowalski, costituì l’associazione internazionale “Ars Technica”. In qualità di responsabile della sezione italiana di Ars Technica promosse a Torino le mostre internazionali “Arslab. Metodi ed Emozioni” (1992), “Arslab. I Sensi del Virtuale” (1995), Arslab. I labirinti del corpo in gioco (1999) e numerosi convegni di studio sull’arte dei nuovi media.[2]
La maggior parte dei recenti lavori di Gilardi è accomunata da un tema, ovvero l’interazione tra opera e spettatore. Tra le diverse creazioni, si ricordano l’installazione Pulsazioni, nella quale il battito cardiaco dell’osservatore dell’opera – registrato mediante un sensore – determina cambiamenti dell’insieme; Absolut, foresta di materiali sintetici, traslucidi e freddi, Shared emotion, che coinvolge due persone in una esibizione interattiva informatica, riferendosi alle nuove modalità di approccio e di scambio nella società virtuale e globalizzata.
Lavorò al progetto del Parco Arte Vivente della Città di Torino dal 2002, di cui fu presidente. Fu membro del Comitato di Direzione Artistica del progetto.[4]
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