8 AGOSTO 1956. STRAGE OPERAIA A MARCINELLE
“Pietro, sai cosa c’è che non va in questo lavoro?E’ un lavoro di merda perché quando arriviamo in miniera al mattino è ancora buio…e quando finiamo e usciamo dal buco , è già notte. E’ questa la vera miseria , non vedere la luce”
Tratto da Marcinelle 1956, Sergio Salma, Diabolo edizioni
Il 4 maggio del 2020 in occasione dell’anniversario della strage operaia di Ribolla (1954) abbiamo proposto l’avvio di un coordinamento, dal basso, delle città vittime di stragi operaie o di cittadini legate al “modo di produzione” ; l’elenco è drammaticamente lungo (Ravenna-Mecnavi,Torino – Tyssenkrupp, Bologna OGR/Casaralta , Casale Monferrato –Eternit, Monfalcone-cantieri navali , Viareggio-strage ferrovaria, Napoli-Pozzuoli Sofer, Taranto/ ex-Ilva, Molfetta-serbatoi-trasporti, Mineo-depuratori , Arena Po-azienda zootecnica, Modugno-fuochi artificiali …) e potrebbe non finire più…
Quello che critichiamo della scadenza istituzionale dell’8 agosto (la giornata dell’italiano all’estero) è la cecità delle istituzioni che fanno finta di “commuoversi” per i morti “italiani” di Marcinelle;
La realtà è la condizione del lavoratore immigrato (italiano o no) e la sua condizione spesso di sfruttamento al limite o oltre la condizione schiavistica; certo la grande maggioranza dei morti a Marcinelle fu di italiani ,come lo fu di immigrati da regioni del sud a Ribolla inToscana ; tuttavia solo la cecità politica della destra italiana potrebbe narrare che Marcinelle abbia rappresentato una contraddizione del passato; la stessa contraddizione ora si ripresenta nelle campagne italiane, nella logistica, nel lavoro nero dell’edilizia e del turismo; anche alcuni organi di informazione hanno denunciato lo schiavismo dei nostri giorni con le sue drammatiche conseguenze (si pensi alla morte del giovane ventenne ghanese Alì Saibu nelle campagne di Aragona-Agrigento), si pensi ai tanti morti sul lavoro come Reuf Islami al quale il comune di Bologna, da quasi venti anni,ancora “non riesce” ad intitolare una strada ; ma si pensi anche al lavoratore polacco Antoni Rokita Grzegorz , ultimo di una serie di quattro morti a Bologna nel luglio di questo anno ); morti che spesso non entrano nelle “statistiche Inail” perché sfruttati senza neanche essere assicurati;
fatto sta che alla cecità politica della destra ha fatto da supporto la “assenza” del ceto politico di “sinistra” incapace di vedere nella giornata dell’italiano all’estero quello che è: una mistificazione operata da chi, in verità, sostenendo le forme più disumane della organizzazione capitalistica del lavoro, non ha a cuore la salute e la vita dei lavoratori né italiani immigrati all’estero né autoctoni né immigrati dal meridione, né immigrati non italiani; perché infatti tra i lavoratori sfruttati non c’è nessuna barriera ma solo, a volte, un differente gradiente di rischio , ma di un rischio incombente su tutti;
In Italia è infatti strage continua di lavoratori (autoctoni o immigrati) ; a Bologna , in soli 11 giorni , ci sono stati quattro morti sul lavoro e non pare scattato nessun campanello di allarme da parte delle istituzioni come si trattasse di eventi “normali” nonostante, anche, la frequenza; né si può rimuovere la strage covidcorrelata che ha visto nella esposizione indebita di migliaia di lavoratori il veicolo della strage “paralavorativa” allargata ; anzi: in tutto il pianeta: dalla sanità, alla logistica , al comparto carni, al comparto estrattivista, al settore raccolta rifiuti, il covid ha fatto strage di lavoratori.
Dunque basta con le ipocrisie e le rimozioni, l’8 agosto diventi in tutto il pianeta la giornata del rilancio della attenzione e delle iniziative di difesa del lavoratore (e della persona in cerca di reddito per sopravvivere) costretto/a a migrare nel mondo .
Tutti i cittadini democratici favorevoli alla equità sociale e alla eguaglianza tra gli uomini concordano con questo obiettivo.
Vito Totire
medico del lavoro, rete nazionale per l’ecologia sociale
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