Milano, il presidio dei lavoratori al processo per le atrocità dell’amianto alla Breda di viale Sarca. I manager sono accusati di omicidio colposo perche’ avrebbero omesso “di adottare nella direzione e nell’esercizio dell’impresa, le misure necessarie a tutelare l’integrita’ fisica dei lavoratori operanti all’interno dei capannoni nei reparti produttivi Convenzionale e Nucleare”. > Dal 1973 al 1985 non si sarebbero accorti delle lavorazioni insalubri che comportavano esposizione sia diretta che indiretta all’inalazione di polveri e fibre di amianto. Mah!
Tanti ormai sono i processi in corso a Milano che vedono ex manager di importanti aziende accusati di omicidio colposo per morti causate dall’amianto: dalla Franco Tosi alla Fiat-Alfa Romeo, dalla Pirelli fino all’Enel. La Procura milanese, infine, ha aperto anche un’inchiesta, per omicidio colposo e lesioni colpose in relazione ad alcuni casi di operai morti a causa dell’amianto, dopo aver lavorato tra gli anni ’70 e gli anni ’80 al Teatro alla Scala di Milano.
“Per ricordare tutti i lavoratori uccisi in nome del profitto e chiedere giustizia”. Era la scritta che campeggiava ieri mattina su uno striscione mostrato davanti al Tribunale di Milano da una cinquantina di ex compagni di lavoro di undici operai morti per aver respirato, secondo l’accusa, tra gli anni ’70 e ’80 fibre di amianto nello stabilimento milanese della Breda Termomeccanica di viale Sarca.
Un presidio organizzato in concomitanza con la prima udienza del processo che vede imputati nove ex dirigenti dell’azienda con le accuse di omicidio colposo per gli undici decessi e di lesioni gravissime in relazione alla malattia che ha colpito un altro operaio.
“Denunciamo le atrocita’ a cui siamo stati sottoposti, atrocita’ che hanno portato a menomazioni o alla morte per forme tumorali”, ha spiegato Silvestro Capelli, uno degli ex lavoratori che ha manifestato a fianco di tanti altri ex operai, dei parenti delle vittime e dei responsabili, tra cui Michele Michelino, del Comitato per la difesa della Salute nei luoghi di lavoro e nel territorio di Sesto San Giovanni (Milano). Tra le parti civili ammesse nel processo c’e’ proprio il Comitato per la difesa della Salute, oltre a Medicina Democratica e all’Aiea (Associazione italiana esposti amianto), tutti rappresentati dall’avvocato Laura Mara, che assiste anche le famiglie di quattro operai morti. Parti civili anche la Fiom-Cigl, l’Inail e Regione Lombardia.
Il giudice della nona sezione penale Anna Introini, su istanza del legale Mara e dell’Inail, ha disposto la citazione come responsabili civili per l’eventuale risarcimento dei danni di Finmeccanica e Ansaldo Energia spa, societa’ sotto la cui ‘orbita’ e’ passata negli anni la Breda Termomeccanica. Proprio per notificare le citazioni e’ stato disposto un rinvio del processo al 3 dicembre. Gli ex manager, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Nicola Cerrato e dal pm Nicola Balice, sono accusati di omicidio colposo perche’ avrebbero omesso “di adottare nella direzione e nell’esercizio dell’impresa, le misure necessarie a tutelare l’integrita’ fisica dei lavoratori operanti all’interno dei capannoni nei reparti produttivi Convenzionale e Nucleare”.
Sono accusati, in particolare, di omissioni “in presenza di lavorazioni insalubri che comportavano esposizione sia diretta che indiretta all’inalazione di polveri e fibre di amianto, usato in tutte le fasi delle lavorazioni” e di non aver informato i lavoratori ”circa i rischi esistenti gia’ conosciuti dalla direzione” e di non aver fornito ai lavoratori mezzi di protezione individuali e collettivi. Le morti, sempre secondo l’accusa, sono riconducibili a inalazione di fibre di amianto subite nel periodo che va dal 1973 al 1985. Il legale di Aiea oggi ha depositato numerosi documenti su tutta l’attivita’ svolta dall’associazione a partire dagli anni ’80 e che ha portato anche alla creazione di un fondo per le vittime di amianto.
Fabrizio Salvatori
28/9/2014 www.controlacrisi.org
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