SSN, DAI DATI DEL CONTO ANNUALE AI NUOVI LIVELLI DI ASSISTENZA REPORT FP CGIL NAZIONALE – GENNAIO 2017

sanità sulle spalle

I dati del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato descrivono un Sistema sanitario che si impoverisce progressivamente, non solo nelle risorse economiche ma anche in quelle umane, e che rischia seriamente il tracollo, in termini di tenuta dei servizi ai cittadini e di garanzie per le lavoratrici e i lavoratori.

Lo stato, al netto delle risorse economiche, in cui versa il Servizio sanitario nazionale, e di conseguenza i servizi offerti ai cittadini, va letto con l’andamento dell’occupazione e in parallelo con il blocco del turn over. Emerge così come negli anni che vanno dal 2009 – dato preso come riferimento perché ultimo rinnovo contrattuale – al 2015 abbiamo perso 40.364 lavoratori, passando da un totale di impiegati nel servizio sanitario nazionale nel 2009 pari a 693.716 a 653.352 nel 2015. Si tratta di circa 8.000 medici, quasi 10.300 infermieri e 2.200 Operatori di assistenza (Oss, Ota e Ausiliari) e all’incirca 20.000 lavoratori tecnici, riabilitativi, della prevenzione e amministrativi, su un totale di quasi 40.000 lavoratori in meno e di questi oltre 10.000 nel solo 2015. Proiettando quest’ultimo dato sul 2016 si tratta di 50 mila lavoratori in meno dal 2009. Non solo: in ragione del blocco del turn over, è esplosa l’età media nel sistema sanitario, oltre quella registrata nell’intera Pa. Si sfonda quota 50,1 anni e le proiezioni del conto annuale la collocano a 54,3 nel 2020.

Mettendo insieme blocco del turn over, emorragia occupazionale e esplosione dell’età media, aumenta il ricorso a forme di lavoro precarie nel servizio sanitario nazionale. Dai dati emerge la crescita tra il 2014 e il 2015 della quota di personale non stabile (tempi determinati e formazione lavoro, interniali e co.co.co) di circa 3.500 unità per complessivi 43.763 lavoratori. Cala invece il ricorso a consulenze ma allo stesso tempo aumenta la spesa complessiva che arriva a 230 milioni di euro.

In questo quadro si inserisce lo stato dei servizi ai cittadini e del finanziamento al servizio sanitario nazionale. L’approvazione dei nuovi LEA, auspicata da lungo tempo, è un passo avanti per avere prestazioni in linea con i bisogni dei cittadini, ma, affinché questi obiettivi si concretizzino, è necessario rivedere le attuali organizzazioni del lavoro, in estrema sofferenza in molti territori, e fissare adeguati standard minimi di personale in maniera omogenea ed uniforme su tutto il territorio nazionale, sui quali programmare coerentemente le assunzioni di personale, a prescindere dalle inevitabili specificità territoriali.

Abbiamo già avuto occasione di esprimere forti preoccupazioni in merito all’entità del finanziamento dedicato al SSN, già oggi insufficiente e costantemente ridotto da vari provvedimenti legislativi; con la presente vogliamo ribadire aspetti peculiari per il buon funzionamento del Sistema Sanitario Nazionale.

Non è più possibile aspettare oltre, per scongiurare l’eventualità che l’aumento delle prestazioni da garantire ai cittadini, con l’attuale scarsità di risorse complessive, arrivi a creare una effettiva selezione delle prestazioni, con il rischio concreto di non poterle garantire e non solo nell’immediato.

Proviamo, per esempio, a pensare al trattamento delle ludopatie, introdotto dal nuovo DPCM: siamo sicuri che nei servizi ci sia un numero adeguato di personale formato? O è necessario pensare sin da subito ad assumere ed a programmare interventi formativi mirati? E’ necessario, fin da subito, procedere al superamento del blocco del turnover, da applicare anche nelle regioni soggette a piano di rientro.

I dati ci consegnano un SSN fortemente depauperato ed in costante calo di risorse e già prima non si navigava nell’abbondanza!

Garantire i servizi oggi, con la perdurante carenza di risorse umane, è un’impresa; se il governo vuole davvero assicurare i nuovi Lea, non si può più prescindere dalle assunzioni del personale sanitario necessario.

Lo spostamento di alcuni tipi di prestazioni dal regime di ricovero a quello di day surgery, day hospital o territoriale, se non si provvede ad adeguare coerentemente i modelli organizzativi, potrebbe ingenerare affollamento e gravi disservizi per i cittadini, che già oggi sono troppo spesso costretti a rinunciare alle cure per ragioni economiche (ticket salati e differenti da un territorio all’altro, liste d’attesa) o a cercare risposte lontano dal proprio territorio.

I dati di monitoraggio dei LEA disponibili sui siti istituzionali ci consegnano un SSN diviso in due, con meno della metà delle regioni che riescono a raggiungere gli obiettivi prefissati.

E anche nei territori migliori non mancano punti di sofferenza, meritevoli di ben altra attenzione da parte della politica e delle istituzioni.

Non è più rinviabile una riorganizzazione complessiva che guardi all’uniformità nazionale delle prestazioni per recuperare la marcata frantumazione del Servizio Sanitario Nazionale che ha prodotto enormi differenze fra sistemi regionali/territoriali, per costruire l’effettiva garanzia dei LEA, vecchi e nuovi.

Affinché tutte le nuove attività previste, o anche solo la parziale modifica di quelle già in essere, possano essere svolte con capacità e competenza, bisogna investire con l’attuazione di un adeguato piano di formazione rivolto a tutto il personale del Servizio Sanitario Nazionale.

Bisogna arrivare al più presto alla definizione dei corrispondenti livelli essenziali per l’assistenza sociale e sociosanitaria, per concretizzare quell’integrazione dei servizi di welfare alla persona prevista da quasi vent’anni e mai attuata, rendendo finalmente esigibile e uniforme quel diritto alla salute che è costituzionalmente garantito.

Per tutti questi motivi chiediamo che il Comitato LEA si confronti, in modo permanente, con le rappresentanze sindacali dei lavoratori, evitando così, a nostro avviso, di parlare di cose astratte.

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