Anche in Toscana si muore di malasanità

Anche in Toscana si muore di malasanità

Nel paese di Saline, polo industriale del Comune di Volterra, una pensionata di 81 anni è deceduta per un grave malore, probabilmente un infarto. I familiari avevano richiesto l’intervento dei mezzi di soccorso, che sono giunti con grave ritardo perché l’ambulanza di Volterra con medico a bordo (dista 10 minuti d’auto dall’abitazione della signora) era impegnata altrove ed è stato necessario fare intervenire un’ambulanza dalla non proprio prossima Valdera. La mezz’ora di ritardo le è stata fatale.

Secondo i canoni consueti del giornalismo, questa sarebbe una non-notizia, visto che episodi di questo tipo sono quotidiani e vengono divulgati solo i casi di eclatanti negligenze (‘cane che morde, non fa notizia’ si dice comunemente) oppure quando le vittime sono bambini, che ovviamente inteneriscono di più il lettore. A noi non pare però inulte ragionare proprio sulla “normalità” di simili episodi.

La tragica vicenda, infatti, è solo la punta dell’iceberg di un sistema sanitario in cui i casi di malasanità, più o meno gravi, non sono più eventi così eccezionali ma rischiano di diventare un fattore strutturale anche in Toscana, una volta fiore all’occhiello del servizio sanitario nazionale. I tagli che si sono accumulati di anno in anno, le politiche progressivamente orientate verso l’aziendalizzazione e la privatizzazione stanno dando i suoi frutti velenosi, anche nella Regione che vanta per governatore (orrenda parola!) il DP (Democratico e Popolare), già PD, Enrico Rossi, il quale, prima di assurgere a tale ruolo, era proprio assessore regionale alla sanità. Così è fatta certa “sinistra”.

Un comparto così socialmente rilevante come la sanità non può essere gestito con criteri ragionieristici e privatistici, senza nessuna considerazione dei costi sociali, che alla fine vanno comunque a confluire, più o meno direttamente, nel bilancio pubblico. Per questo tali criteri sono miopi perfino dal punto di vista del controllo dei conti pubblici.

Nella zona in questione la politica delle foglie del carciofo, con cui ogni volta si toglie qualcosa dichiarando che lo si fa per salvare il salvabile, la rigida adesione alla logica dei numeri, determina mancanza di sicurezza per le partorienti, per i bambini e per i casi in cui sono fondamentali i tempi di risposta.

I cittadini che necessitano di cure e i loro familiari sono costretti a viaggi e soggiorni lontani dalle loro abitazioni, con costi di spostamento e pernottamento, perdita di giornate di lavoro, rischi di incidenti automobilistici, visto lo stato pietoso dei servizi pubblici di trasposto, congestione del traffico e inquinamento delle zone meglio servite. Se questi costi sociali fossero contabilizzati, come dovrebbe essere per un servizio pubblico, la convenienza ad accentrare anche i servizi essenziali e di base svanirebbe.

Sul piano del diritto alla salute, sancito dalla Costituzione, è inaccettabile che i cittadini della aree montane e disagiate, che pagano le tasse come tutti gli altri, debbano essere sottoposti a simili sacrifici.

Ma se Atene piange, Sparta non ride. Infatti sempre più anche i cittadini delle aree meglio servite vengono maltrattati con lunghe lista di attesa e ticket esosi, tanto che il ricorso al privato è sempre più frequente: per chi se lo può permettere, in quanto i dati statistici ci dicono che il 46 % delle famiglie rinunciano agli accertamenti e alle cure perché non possono permetterselo.

I medesimi dati statistici segnalano che dopo decenni di progresso in questo campo, la speranza di vita media sta crollando. A conferma di una situazione disastrosa, sono in crescita negli ultimi anni i morti negli ospedali in Toscana, del tutto in linea con l’andamento nazionale dei decessi complessivi, il cui numero è paragonabile solo a quello registrato nei periodi bellici !

Nei contratti di lavoro sta diventando sempre più frequente il ritorno alle vecchie mutue integrative su base aziendale o di categoria. Questo vuol dire che è in avanzata fase di realizzazione lo smantellamento della riforma sanitaria.

Così, di che stupirsi se a Nola e a Napoli la carenza di posti letto e di barelle costringe gli operatori ad assistere per terra i malati…e che il governatore della Campania se la sia presa con il personale ed i responsabili della struttura e non con se stesso e il suo partito che è al governo della nazione e della regione.

Tornando alla Toscana, sono responsabili di questi sfaceli, in primo luogo il governo centrale sia per i tagli di anno in anno imposti al fondo sanitario nazionale che per le restrizioni in materia di personale; subito dopo il governo regionale, sia per il progressivo orientamento verso la privatizzazione che per l’insensibilità verso le zone disagiate.

La cosa va benissimo dal punto di vista del capitale: si riducono i costi della sanità, quindi meno salario indiretto; viene meno il costo della pensione dei malcapitati che decedono, quindi meno salario differito; si allarga il mercato privato della salute. In sostanza è un bel ristoro per i profitti. Ma non altrettanto per le classi sfruttate, che certa “sinistra” ha dimenticato.

La Costituzione prevederebbe il diritto alla salute. Quindi un sistema sanitario pubblico, universale e gratuito, ma tant’è….

Nota

[1] Indice che mostra quanti anni una persona di una data età può con probabilità statistica vivere.

Ascanio Bernardeschi

11/3/2017 www.lacittafutura.it

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