Sanità, i raggiri di Renzi per far fuori la salute pubblica

Sanità

Quello che Renzi intende fare per la sanità del futuro si può leggere nel suo documento per le primarie (Avanti, insieme) e precisamente al punto 6: “Prendersi cura delle persone”. Vi avverto non è una lettura semplice perché ambigua, paludata, ingannevole cioè è altra cosa da quello che si dice “parlar toscano” pane al pane e vino al vino. Si definisce “raggiro” il ricorso a artifici retorici per raggiungere uno scopo e “raggiratore” chi imbroglia mettendo in atto raggiri. I raggiri di Renzi sulla sanità… ma di che si tratta?

A parte dichiarare che, a proposito di welfare, si tratta di continuare quello che il governo ha fatto fino ad ora quindi di “completare il suo disegno”, il che, se si pensa ai tagli lineari, al de-finanziamento, alla defiscalizzazione degli oneri per le mutue ecc fa venire i brividi. Completare il disegno significa far fuori la sanità pubblica.

A parte promettere piani decennali per la non autosufficienza e i disabili, per il personale, per la formazione dei quali non è chiaro il meccanismo di finanziamento soprattutto se in ragione della continuità dell’azione di governo dovesse sussistere il criterio del “costo zero”.

A parte queste cose, il nodo centrale, quasi la parola chiave, della mozione di Renzi, è “protezione”. Con questo termine ci viene proposto di superare il diritto alla salute previsto dall’art 32 sostituendolo con una idea di tutela, cioè di difesa dai rischi della malattia, di chiaro stampo mutualistico. Esattamente come 100 anni fa.

Quindi il “diritto alla salute” viene sostituito testualmente con il “diritto alla protezione”. La sanità ritorna a essere mera difesa dalla malattia e la salute mera assenza di malattie. Tutto il 900 sanitario è praticamente liquidato. Salute addio.

Il meccanismo che la mozione descrive è semplice addirittura scontato:

  • 1) Si definisce un “pavimento di diritti accessibili a tutti”;
  • 2) Si prevede la possibilità di integrare questi diritti con altri diritti ma questa volta tutti reddito dipendenti;
  • 3) I diritti, quelli minimi a parte, si comprano;
  • 4) dal valore d’uso si passa al valore di scambio.

Il risultato nella mozione è sintetizzato in un slogan “prendersi cura di ciascuno in base all’effettivo bisogno di protezione” e aggiungiamo noi “in base all’effettivo reddito disponibile”.

Renzi il “mutualista” alla fine ha le idee chiare:

  • 1) l’universalismo dei diritti deve essere ridotto al minimo;
  • 2) in questo minimo devono rientrare i più deboli (disabili e non autosufficienti);
  • 3) tutto il resto va a mutue a fondi integrative e a assicurazioni cioè è welfare aziendale o al terzo settore.

Una visione liberista che scientemente abbandona al proprio destino pezzi importanti della domanda sociale per esempio gli anziani, i pensionati, i malati cronici, i disoccupati, i precari, ma anche i lavoratori delle piccole aziende e che ignora, cosa non da poco, i grandi squilibri tra nord e sud, (quale welfare aziendale al sud?).

Per Renzi quindi di tratta semplicemente di restituire la sanità al mercato per questa ragione potremmo annoverarlo tra i “Chigago boys” cioè tra quei giovani economisti cileni formatisi presso l’Università di Chicago, assunti da Pinochet e che abolirono in favore della privatizzazione e della liberalizzazione, le riforme del governo di Allende e che riguardavano guarda caso la sanità e la previdenza.

Ivan Cavicchi

21/3/2017  FattoQuotidiano.it

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