L’arrampicatore sociale
Gino, fino a qualche giorno fa, era un disoccupato, inveiva contro il regime e si teneva stretto la sua essenza di proletario.
Gino è stato assunto, finalmente ha trovato lavoro, finalmente potrà comprare tutto ciò che, tempo fa, riteneva privilegio dei ricchi, privilegio degli odiosi. Ora Gino frequenta i suoi colleghi, ha una macchina nuova, si rade tutti i giorni e veste decisamente meglio.
Va a cena fuori, venerdì e sabato, domenica allo stadio e si gode quella tipa, che, sempre tempo fa, definiva borghese, con tutto il disprezzo dovuto. “Una tipa simile mi fa schifo”, “non ci uscirei mai”, “veste come una zoccola”.
Il mondo attorno a Gino non è più lo stesso, è diventato anche un po’ razzista, uno di quei soggetti con la frase tipo “io non sono razzista, ma…”.
Non solo, Gino è profondamente cambiato, ha dimenticato d’essere stato un disoccupato, infatti dice “il lavoro manca, ma c’è troppa gente che non vuole fare un cazzo”.
Adesso ha un conto in banca, il telefonino nuovo, un nuovo orologio, dice che tutto sommato Renzi non sta sbagliando nulla, ma… Si, ora nella sua vita il “ma” avversativo è una costante, non afferma più le opinioni, c’è sempre un ma nei suoi discorsi.
La lotta di classe è alle spalle, lui è qualche gradino sopra, fa parte di un altro strato sociale. Gli amici di prima sono resti di un tempo andato, lui ha un’altra visione della vita, oggi si sente un uomo destinato a salire, ad arrampicarsi per arrivare, a essere quel che odiava.
Ha cambiato casa, non vive più in periferia, è diventato quasi bello, se non fosse per quella gobba che porta dietro da una vita. Al posto della risata sguaiata, si è insediato un sorriso fasullo, è quasi sempre troppo serio. L’arrampicatore sociale è egoista, lui anche.
L’arrampicatore sociale, quando è a bordo dei propri privilegi, difficilmente abbassa il finestrino per guardare in basso, lui anche. L’arrampicatore sociale è solo, lui anche; l’arrampicatore sociale disconosce il bianco e il nero, vede tutto un po’ sul grigio.
L’arrampicatore sociale si sposa in chiesa, l’arrampicatore sociale viene licenziato. L’azienda, la sua casa, il suo impero hanno deciso di tagliare mille posti di lavoro, partendo dall’alto. Lui sarà il primo. Che tristezza la caduta, che tristezza il capitalismo!
Antonio Recanatini
Poeta, scrittore. La sua poesia è atta a risollevare il sentimento della periferia, all’orgoglio di essere proletari e anticonformisti.
Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute
13/4/2017
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