Anche alla Magneti Marelli di Sulmona (636 addetti) si respira il clima di dispotismo aziendale dell’Italia del Jobs Act.
Un capo è troppo amico dei lavoratori? Licenziamolo con un pretesto. Due telai difettosi del cui controllo non era neanche responsabile e comunque individuati immediatamente non costituiscono ragione sufficiente per un provvedimento così pesante.
La realtà è che – come ci raccontano diversi operai – il caporeparto è da tempo nel mirino essendo considerato troppo aperto alle ragioni di lavoratori e sindacato. Insieme al caporeparto è stato licenziato il lavoratore interinale che aveva testimoniato la non responsabilità del capo nell’episodio contestato.
Si tratta di un licenziamento punitivo che giustamente la Fiom ha denunciato proclamando lo sciopero di 8 ore per lunedì 24 aprile.
Come scrivono nel volantino affisso in fabbrica: “quello che oggi è capitato a un capo domani a maggior ragione può capitare a un operaio”.
Infatti da un lato si fa pressione sui lavoratori per ottenere sempre più pezzi costringendoli a saltare la fase del controllo dall’altro poi si interviene con durezza in caso di produzione di scarti. Se il caporeparto non fa il kapò diventa anche lui bersaglio dello strapotere padronale.
Il licenziamento del caporeparto e del lavoratore interinale è emblematico del fatto che nessuno è al sicuro quando vengono meno diritti e garanzie. In queste ore è fortissima l’intimidazione dentro la fabbrica per disincentivare partecipazione allo sciopero indetto dalla Fiom.
La più totale solidarietà di Rifondazione Comunista ai lavoratori licenziati e massimo sostegno allo sciopero indetto dalla Fiom.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-Se
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