Omicidio di Abd Elsalam, condannato chi protesta

Omicidio di Abd Elsalam Ahmed Eldanf. Le condanne arrivano ma colpiscono chi s’è mobilitato a fianco dei compagni di lavoro del facchino egiziano ucciso da un camionista italiano mentre prendeva parte ad uno sciopero per la regolarizzazione dei posti di lavoro dei suoi colleghi. Nove decreti di condanna sono stati notificati in queste ore ad altrettanti militanti bolognesi per aver partecipato alla determinata manifestazione di protesta per l’omicidio del delegato USB della logistica avvenuto a Piacenza nella notte tra il 14 e il 15 settembre scorso.

A Bologna come in molte altre città italiane alla notizia dell’assassinio del nostro compagno la USB aveva chiamato i lavoratori a scendere in piazza. Ovunque la risposta era stata immediata e determinata.

Ora il gip di Bologna condanna nove giovani militanti al pagamento di cifre esorbitanti, mediamente 25 mila euro cadauno, al posto di mesi e mesi di reclusione alcuni “in qualità di promotori della riunione pubblica di protesta organizzata dall’associazione sindacale USB a seguito della morte del lavoratore egiziano Abd Elsalam Ahmed Eldanf, investito e del conseguente corteo di protesta omettevano di darne preventivo avviso, almeno tre giorni prima, al Questore” (sic!); altri per aver acceso una torcia fumogena “senza licenza dell’autorità”; tutti per aver forzato i cordoni della polizia per entrare in stazione e diffondere il comunicato di protesta alla cittadinanza.

“E’ evidente la volontà di colpire l’USB e chi esercita il diritto al conflitto – dichiara Pierpaolo Leonardi dell’Esecutivo nazionale USB – L’assassinio di Abd El Salam è avvenuto nel corso di una battaglia sindacale molto dura e determinata contro i licenziamenti alla GLS e per garantire diritti agli operai di quella azienda. Abd El era un nostro delegato di stabilimento ed era sul piazzale a svolgere la sua funzione di militante dell’USB. Oggi la magistratura colpisce duramente chi si è unito a migliaia di altri uomini e donne nel dolore per l’assassinio di un proprio compagno”.

La stretta repressiva definitivamente legittimata in questi ultimi giorni con il via libera al decreto Minniti si preannuncia molto dura soprattutto nei confronti delle lotte sociali e sindacali, altri episodi di “prevenzione” delle lotte si erano avuti nei giorni scorsi. La USB annuncia non solo ogni iniziativa legale necessaria a tutela dei propri militanti ma anche l’apertura di un vasto confronto politico con tutti coloro che si diranno disponibili a contrastare la deriva autoritaria nel Paese.

L’Emilia Romagna, da tempo non più modello di stato sociale, sta diventando un laboratorio per lo stato di polizia, per la costruzione di teoremi contro il diritto al conflitto sociale, contro il sindacalismo di base. La procura di Modena ha aperto 10 fascicoli di indagine contro le mobilitazioni organizzate dai lavoratori del Si Cobas all’ALCAR UNO. Inchieste su dieci cortei “non autorizzati” che si aggiungono alla montatura mediatica costruita attorno ad Aldo Milani, coordinatore nazionale del Si Cobas, arrestato il 26 gennaio con l’incredibile accusa di estorsione respinta al mittente senza esitazione. Queste inchieste sono state aperte per reati che vanno dalla resistenza a pubblico ufficiale alla violenza privata fino all’interruzione di pubblico servizio. La Procura risponde così a questi cortei non autorizzati per di più organizzati per protestare contro un’indagine, quella contro Milani, che anche il riesame ha confermato. Come sintetizza un comunicato de Il Sindacato è un’altra cosa-Opposizione in Cgil, di Modena: «La tesi che la magistratura vuole far passare è che chi lotta in maniera dura e con picchetti è un estorsore perché impedisce al padrone di estorcere liberamente lo sfruttamento dei lavoratori».

Checchino Antonini

26/4/2017 http://popoffquotidiano.it

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