Ilva, Lavoro e Ambiente praticamente azzerati

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Il piano industriale presentato dal colosso ArcelorMittal per l’acquisizione di Ilva è condizionato al licenziamento di circa 5000 lavoratori del gruppo. Il magnate dell’acciaio prevede l’assunzione nel 2018, all’atto del subentro nella proprietà, di 9400 lavoratori dei circa 14.200 attualmente in organico. Per poi licenziarne altri 1000 nei due anni successivi.
Il ministro Calenda ha esposto nel dettaglio il piano industriale, ambientale.
“Un altro atto di violenza contro i lavoratori e la città di taranto” “escludendo un intervento diretto dello stato in un segmento così rilevante del patrimonio industriale, il governo si rende responsabile della svendita dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa”
Per USB, ha dichiarato inoltre Sergio Bellavita, il piano industriale è inaccettabile. Ci prepariamo a lottare per difendere il lavoro, la salute e la dignità stessa.

Il Governo vorrebbe quindi concludere in questo modo una vicenda difficilissima dopo il disastro della gestione Riva. L’acciaio, diversamente da come sostenuto da più parti, è tutt’ora il materiale da costruzione più importante al mondo assieme al cemento. La sua industria è quindi strategica. La cessione dell’ILVA alle multinazionali significa quindi svendere un pezzo fondamentale del patrimonio industriale e privare lo Stato Italiano di un settore fondamentale. Inoltre solo l’intervento dello Stato può garantire le necessarie bonifiche, la revisione degli impianti e dei cicli, la salvaguardia dell’occupazione.

Le multinazionali sono interessate, in questa fase in maniera esclusiva, ad acquistare marchi e impianti per garantirsi fette di mercato e produrre altrove dove le norme ambientali e di salute sono meno rigide e i salari più bassi.

In questo momento è opportuno invertire una politica che dura da più di 30 anni. L’Unione Europea ha imposto il ritiro dello Stato dall’industria e dai servizi per favorire le multinazionali. Tutto questo ha impoverito i lavoratori costretti a salari e diritti sempre più bassi con la scusa delle delocalizzazioni.

Gli esuberi previsti in ILVA si sommano a una situazione in cui la disoccupazione è altissima e i giovani non trovano lavoro. Ma non è possibile difendere i lavoratori senza la discriminante dell’uscita dalla UE e dall’euro che sono i principali strumenti con i quali i capitalisti e i banchieri attaccano i lavoratori.

Redazione

31/5/2017

 

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