Il paese dove regna l’ipocrisia: a proposito del precariato

L’opinione pubblica viene ogni giorno bombardata da notizie, molte delle quali infondate. I fake dominano incontrastati, la grande fabbrica della menzogna gioca un ruolo nevralgico nella disinformazione .

Da anni si parla di stabilizzazione dei precari nella Pubblica amministrazione, non è mai stata analizzata la composizione di questo precariato dividendolo per comparto, per età, per qualifica professionale e titolo di studio, per tipologia del contratto di lavoro, o collaborazione che sia, insomma il precario pubblico è un soggetto sconosciuto non solo ai media ma anche al Governo.
Nelle settimane scorse abbiamo assistito ad un paio di manifestazioni nell’Università e nel Cnr. iniziative locali partecipate e promosse da lavoratori che fino ad oggi non si erano mai visti in piazza e dubitiamo di vederceli in futuro.
Siamo ovviamente felici che lavoratori e lavoratrici manifestino anche senza il sindacato, un segnale di maturità e radicalità. Ma girando tra i partecipanti ci siamo fatti un’altra idea, ossia che queste iniziative fossero indotte per spingere il Governo ad allargare le maglie della stabilizzazioni includendo non solo contratti a tempo determinato ma anche le collaborazioni.

In questi mesi il sindacato è stato del tutto assente (del resto non è una novità), non una parola è stata spesa sulla urgenza di una anagrafe del precariato i cui numeri sono decisamente maggiori di quelli annunciati dalla Madia. Le stesse risorse destinate alla cosiddetta stabilizzazione sono del tutto insufficienti.

Anni fa la stabilizzazione aveva preso in esame alcuni requisiti quali i 3 anni di anzianità a tempo determinato e il superamento di una prova selettiva (nella Pa, si sa, si entra per concorso)

Noi siamo decisamente contrari a restringere le maglie della stabilizzazione ma prima vorremmo capire l’entità e la composizione del precariato, al contrario il Governo si è mosso per soddisfare questa o quella lobby, sa bene che numerosi enti di ricerca chiuderebbero senza la conferma delle innumerevoli collaborazioni cresciute come margherite in un prato primaverile.

Il precariato ha molte facce, nella pubblica amministrazione esistono varie tipologie da inquadrare nel contesto generale e particolare. Molte figure precarie sono anche figlie delle chiamate dirette, dei rapporti fiduciari con i Sindaci che hanno riempito i loro uffici stampa di figure professionali a chiamata diretta e che per legge sono comunque escluse dalla stabilizzazione.

Mentre ai precari della ricerca si concedevano contrattini da fame, all’estero i nostri ricercatori erano chiamati e pagati secondo contratto, di questo dovremmo parlare per il rilancio della ricerca e dell’università.

Da anni la ricerca avviene con figure ultra precarie cooptate attraverso assegni di ricerca e collaborazioni con importi da fame. Allo stesso tempo, abbiamo stagionali e contratti a tempo determinato negli enti locali e nella sanità.

Le stabilizzazioni saranno a carico dei bilanci di Comuni e Regioni, è evidente che da parte del Governo sia stato costruito ad arte un pastrocchio per mettere in conflitto eventuali assunzioni con gli aumenti contrattuali per il personale che da quasi 9 anni attende il rinnovo.

Ma a leggere le normative si capisce che le leggi sono spesso costruite per confondere le idee e scatenare la giungla delle interpretazioni
Associando la disposizione normativa con la disciplina attuativa e derogativa dei rapporti di lavoro a termine, disciplina che sarà recepita nei prossimi contratti nazionali , la prospettiva è di una Pubblica Amministrazione che selezionerà il personale in funzione di contratti precari abbattendo innumerevoli tutele. Con la fine delle dotazioni organiche poi la pubblica amministrazione cambierà radicalmente e decisamente in peggio
La strada da percorrere per la stabilizzazione avrebbe dovuto essere un’altra, ossia definire prima una anagrafe dei precari, ente per ente, e, in base alla loro composizione, ai loro contratti, stilare i contenuti del decreto legge prevedere la copertura finanziaria.
Alla fine dell’ennesimo percorso di pseudo stabilizzazione resteranno fuori molti degli aventi diritto, la normativa sarà soggetta a interpretazioni di varia natura e alla fine mancheranno i soldi per cui si ricorrerà alle future leggi di Bilancio.
Il Governo dei furbetti ha costruito una legge piena di contraddizioni, non esiste la volontà politica di affrontare e risolvere il nodo della precarietà che ormai dilaga e diventa parte integrante della condizione esistenziale. Non esiste la volontà di capire quali siano i reali fabbisogni di ogni comparto della pubblica amministrazione, farlo sarebbe un costo e metterebbe in discussione anche i decreti Madia appena approvati con il silenzio assenso della Cgil..

E sullo stesso fronte occupazionale, dai dati Inps si capisce bene come il modello italiano sia basato o sulle delocalizzazioni industriali o sul ricorso ai contratti precari : i numeri parlano da soli, basta consultare i dati Inps.

Federico Giusti

2576/2017 www.controlacrisi.org/

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