Cinque femminicidi in tre giorni. E il calo percentuale non c’è
La più giovane aveva appena 26 anni, Manuela si chiamava, è stata ammazzata di botte dal convivente che aveva appena lasciato e che prima che spirasse all’ospedale di Cagliari si è tolto la vita.
La più anziana avrebbe potuto essere sua nonna ma non si sa neanche il nome: aveva 76 anni, è stata soffocata con una busta di plastica dal marito 81enne. Anche lui si è suicidato, lanciandosi da una finestra dell’appartamento al quinto piano di una palazzina romana. Sono solo due delle cinque donne morte negli ultimi due giorni per mano degli uomini che dicevano di amarle.
Femminicidi efferati dove non si vede pietà o amore ma solo possesso, spesso al termine di lunghe storie di quotidiane violenze.
Emblematico il caso di Maria Tino, 49enne di Dragoni, nel Casertano. Maria era sopravvissuta un anno fa a venticinque coltellate dell’ex marito, ora detenuto per tentato omicidio. Dopo quel fatto aveva aderito alla campagna di Action Aid contro la violenza sulle donne. È stata freddata a colpi di pistola nei pressi del Comune, giovedì scorso, uccisa «per gelosia» dal nuovo compagno con cui aveva cercato di rifarsi una vita e con cui alla fine aveva deciso di troncare dopo innumerevoli e violente liti anche per strada.
Lui, Massimo Bianchi, operaio di 61 anni, aveva preteso un ultimo appuntamento chiarificatore. E lei aveva accettato, pur sapendo che si trattava di un rischio, forse sperando che il luogo pubblico, nel pomeriggio, con i negozi e i bar ancora aperti, in pieno centro del paese, l’avrebbe in qualche modo protetta. Così lo aspettava seduta su una panchina nella piazzetta davanti casa. È sceso dall’auto e le ha scaricato contro un caricatore colpendola al torace, quindi ha atteso vicino al corpo insanguinato l’arrivo dei carabinieri.
A Bari Donata De Bello, 48enne, è stata invece uccisa a coltellate. Il corpo senza vita è stato trovato nella sua camera da letto. Presentava profonde ferite all’addome e al torace, anche se il fendente letale è stato quello alla gola, che le ha reciso di netto la giugulare. L’uomo che l’ha ridotta in questo modo è il suo compagno, Marco Basile di 32 anni. Arrestato, prima ha cercato di scagionarsi sostenendo che si era ferita così da sola mentre lui cercava di calmarla e disarmarla, infine ha confessato ed è ora accusato do omicidio volontario.
La quinta vittima della strage di metà luglio è una donna di origini rumene residente a Montepulciano, provincia di Siena. Il nome non è stato reso pubblico nel tentativo di proteggere il figlio di nove anni che ha assistito alla scena: quello che avrebbe dovuto fargli da padre che faceva irruzione in casa in piena notte, spaccava tutto, buttava in terra una delle due anziane a cui l’ex compagna faceva da badante, rincorreva lei con un coltello preso in cucina e scappava dalla finestra lasciandola esangue. Operaio di origini catanese si è alla fine consegnato ai carabinieri che lo avevano rintracciato grazie alle cellule telefoniche. Insieme alla vittima avrebbe dovuto presentarsi in mattinata davanti a un giudice per dirimere una vicenda di affitti non pagati.
Soltanto dieci giorni fa il capo della Polizia in una audizione al Senato aveva parlato di una diminuzione del 40 per cento dei femminicidi nei primi cinque mesi dell’anno. Ma secondo Emanuela Valente dell’osservatorio femminista della rete del centri antiviolenza DiRe «dalle nostre ricerche sulla stampa locale quotidiana questa diminuzione in effetti non risulta, i casi di femminicidio acclarati ad oggi sono 38 e si mantengono sostanzialmente stabili attorno ai cento casi l’anno da anni, concentrati a volte nella prima parte dell’anno , a volte nella seconda».
DiRe segnala in forte aumento i tentativi di omicidio di donne per mano dei loro ex o mariti: sarebbero in media 3 al giorno quelli denunciati.
Rachele Gonnelli
15/7/2017 https://ilmanifesto.it
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