Violenza e vocabolari

occhi fiscali

Io non credo di essere un puritano, nella mia storia di uomo rimangono impresse le relazioni tumultuose, dove prendevo e restituivo sberle e spinte, solo per gelosia (ne ho prese tante).
Sono state storie vere e forse tra le più importanti e stravolgenti della mia esistenza. Ma domare una donna come fosse un animale da circo, massacrarla di botte, strappare l’amore con la violenza e perseverare nel tempo non è solo da condannare.
Gli amori burrascosi esistono da sempre, la violenza a senso unico per prevaricare è un’infamia spregevole, da cui ogni uomo sano ha il dovere di prendere le distanze. Amare e pensare di non soffrire è la filosofia del malato di mente, la sofferenza non si placa picchiando, semmai aumenta il disagio. La donna non è una terra da conquistare, neanche un essere creato per servire l’uomo: la donna va amata. Non ho mai capito come si possa affermare di amare una donna con la sopraffazione, disprezzandola e schiavizzandola.
Ogni coppia attraversa momenti bui, la famiglia del mulino bianco non esiste, la vita non è sempre primavera e, spesso, non basta inventarsi un dio; così come estorcere il consenso  non è molto diverso dall’ammazzare.

In quest’epoca la violenza ha trovato il suo trono, spesso è intrecciato nelle briglie di una subcultura non molto distante dal progresso immorale.

La violenza sul più debole, qualunque sia il sesso, è un crimine che commettono gli incapaci, i disadattati e tanto per citare Vigneault, è la mancanza di vocabolario.

Spesso si discute sulle pene, pene severe per gli stupratori, ormai lo dicono anche i preti. Non ho mai creduto al ridimensionamento dei reati con l’inasprimento delle pene, seppur questa via sia così trafficata, che evitarla sarebbe già un’avventura.
La vedo diversamente, anzi credo che sia necessario inserire a scuola una nuova materia: Amore.
Di certo, sarebbero in tanti a chiedere l’esonero, eppure una materia come questa dovrebbe essere obbligatoria, così come è obbligatorio avere la patente per guidare e diciotto anni per vedere i film hard (quasi mai).
Una civiltà animata da messaggi sexy, da porno attori e attrici porno, bambole gonfiabili al portatore e da una mascolinità repressa, crea sia streghe che fantasmi bastardi.
L’uomo non è consapevole delle possibilità che l’amore offre, di quanto riempia entrare in empatia, sprofondare nel suo sguardo e morire di gioia quando i corpi si uniscono.
L’amore è un sentimento possibile, ognuno ha i suoi motivi per non crederci troppo, ognuno ha i suoi motivi per crederci. Si può condividere tutto, tranne la violenza, la crudeltà, la vigliaccheria, il furto dell’intimità.
Educare all’amore dovrebbe essere priorità, in questa baraonda di messaggi subliminali ed extrasensoriali.
L’amore andrebbe insegnato, discusso, studiato come una materia, come la matematica, l’italiano, le scienze, le lingue, altrimenti parleremo sempre della pena da applicare, di come render pan per focaccia, di come vendicarci.
Lo stupro è un atto infame, come il mondo corrotto che lo avalla.
Bisogna educare all’amore, non a un mondo dove la donna ha un costo, la dolcezza rimane in frigo e l’amore è sempre sotto tono.
Nell’amore predomina il rispetto, nello stupro la vigliaccheria:
E ahimè, credo che intorno a noi sia più presente la vigliaccheria, che il rispetto.

La violenza rimane sul trono, nonostante le parole oliate della politica e i messaggi distensivi dei capitani delle squadre dopo la partita, nonostante la stretta di mano dei pugili dopo la scazzottata.

Aumentano i feriti della notte, aumenta il disagio, aumenta la disonestà con i propri sentimenti, aumenta l’aggressività.

Infine,  quel che dovrebbe destare i sensi, raccogliere l’emotività non sprona più, il pensiero illuminante,  corteggiamento e il conseguente timore di non piacere. Sprona la furbizia, la cattiveria, la violenza, azione sempre più citate dalla cronaca e  viste come naturali scorciatoie per arrivare alla meta, in ogni caso.

Antonio Recanatini

Poeta, scrittore. La sua poesia è atta a risollevare il sentimento della periferia, all’orgoglio di essere proletari e anticonformisti.

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

www.lavoroesalute.org

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