L’Istat alza di cinque mesi l’aspettativa di vita. Rinvio della pensione per ottantamila.
Per l’Istat la speranza di vita alla nascita si attesta a 82,8 anni (+0,4 sul 2015, +0,2 sul 2014) e nei confronti del 2013 risulta essersi allungata di oltre sette mesi. La speranza di vita alla nascita risulta come di consueto piu’ elevata per le donne – 85 anni – ma il vantaggio nei confronti degli uomini – 80,6 anni – si limita a 4,5 anni di vita in piu’. La speranza di vita aumenta in ogni classe di eta’. A 65 anni arriva a 20,7 anni per il totale dei residenti, allungandosi di cinque mesi rispetto a quella registrata nel 2013. A tale eta’ la prospettiva di vita ulteriore presenta una differenza meno marcata tra uomini e donne (rispettivamente 19,1 e 22,3 anni) che alla nascita.
Su questa base, si calcola che almeno 80 mila persone dovranno rinviare l’uscita dal lavoro, mentre gli effetti dell’allungamento dell’età pensionabile si sentiranno anche sui rendimenti delle pensioni future in base ai nuovi coefficienti. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, parla di vera e propria “follia”. Quasi tutti i partiti o singoli esponenti si sono dichiarati contro.
“È indispensabile fermare la follia di un automatismo perverso che porta, senza che se ne conosca il metodo di calcolo, a peggiorare periodicamente l’eta’ pensionabile dei lavoratori”, dice Camusso.
“I dati diffusi dall’Istat che attesterebbero, dopo un periodo di calo dell’aspettativa di vita, un aumento di cinque mesi-
aggiunge il leader della Cgil- confermano l’urgenza di fermarsi e riconsiderare un meccanismo scorretto e penalizzante”. “Il governo- conclude Camusso- aveva assunto l’impegno a discuterne un anno fa. Prima che un automatismo sbagliato e fuori
controllo continui a produrre effetti discutibili il governo lo blocchi e apra una discussione sulle modifiche necessarie”.
Roberta Fantozzi, responsabile Politiche economiche di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, dichiara: “Aumentare di altri 5 mesi l’età pensionabile portandola dal 2019 a 67 anni, e poi in prospettiva a 70, è follia pura. E poiché il governo ha annunciato che non intende bloccare l’aumento con la legge di bilancio, è necessario che si determini una mobilitazione ed un conflitto vero nel paese: non solo contro il nuovo aumento ma contro un sistema pensionistico che a seguito della controriforma Fornero è diventato socialmente insostenibile”.
“Come si fa a non vedere che già oggi, prima di ulteriori incrementi, si è prodotta una situazione inaccettabile? – continua Fantozzi -. Negli ultimi 2 anni e mezzo i lavoratori ultracinquantenni siano aumentati di quasi 1 milione, mentre l’occupazione diminuisce nelle fasce centrali di età e i giovani sono inchiodati al massimo a lavoretti precari. Infatti scappano dall’Italia! E che dire delle donne che alla pensione anticipata non ci arriveranno mai, per il doppio peso del lavoro produttivo e di cura, che ancora ingiustamente pesa su di loro?”.
Per il Prc, inoltre, è del tutto falso inoltre che non ci siano le risorse per cambiare radicalmente il sistema pensionistico. Il rapporto tra contributi versati e pensioni erogate, al netto dell’assistenza e delle tasse, è in attivo ormai da molti anni. Un attivo che nel 2015 è stato pari all’1,6% del Pil, cioè a oltre 25 miliardi!
“La verità è che i soldi ci sono sempre per i ricchi e per le imprese. Non ci sono mai per il lavoro e diritti sociali. Ci vuole lo sciopero generale”, conclude Fantozzi.
Redazione
25/10/2017 www.controlacrisi.org
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