Elezioni e mass media, senza piangersi addosso
Queste elezioni portano giocoforza, specialmente per una realtà come la nostra, a fare una riflessione seria del rapporto fra voto e mass media.
A. Proviamo quindi a farci una domanda che va oltre questo o quel partito specifico. Esempio: guardiamo quanto tempo in Tv viene dedicato a fatti di cronaca, sicurezza, immigrazione e aneddoti o questioni irrilevanti ad essi collegati. Poi pensiamo a quante volte uno come, ad esempio, Salvini viene chiamato, interpellato o ospitato a parlare di questi temi. Infine pensate a quanto tempo è dedicato a delocalizzazioni, licenziamenti illegittimi, tagli a stipendi, sanità e sociale, banche o tasse non pagate da multinazionali o nuovi giganti del web.
Ecco, pensate se avessero lo stesso spazio dei primi temi sopraelencati ed ogni volta chiamassero, interpellasero o ospitassero, ad esempio, Landini o Cremaschi o chi altri ritenete appropriati. Secondo voi l’approccio e la visione politica di molti italiani sarebbe la stessa? A nostro avviso no. Il voto di domenica è certamente anche figlio dell’imbarbarimento del prodotto televisivo e dei suoi protagonisti.
B. Ma perché, ad esempio, Salvini ha occupato per mesi, specialmente a cavallo fra il 2016 ed il 2017, ogni spazio Tv invitato in ogni trasmissione e intervistato dai Tg? Noi abbiamo la nostra teoria. Cioè che chi sta in alto, e chi controlla l’informazione in alto ci sta davvero, voleva pompare Salvini sia per deviare l’attenzione dalle cause e dai risvolti della crisi e dell’austerità, ma soprattutto con la speranza che aspirasse un po’ di voti al Movimento 5 Stelle.
Perché la Lega ai piani alti è vista come un partito più vicino ai “palazzi” e più corruttibile oltre che contiguo al sistema Mediaset. Gli italiani però domenica invece di “spostare” i propri voti, li hanno sommati facendo saltare i conti di una progressiva erosione del M5S.
C. E qui si apre un gigantesco buco a sinistra, cioè il fatto che in tutti questi anni di erosione di visibilità e di uscita da Parlamento e mainstream, non sia stata prodotta una duplice strategia: quella per costruire una piattaforma mediatica online che conti davvero e quella per rapportarsi ed incidere sul mainstream (cioè sulla Tv nelle fasce che contano).
Il M5S, ad esempio senza il blog di Grillo e la nascita de Il Fatto Quotidiano non avrebbero mai fatto questa cavalcata elettorale. A sinistra quando accadono fatti importanti, si fa fatica a trovare un riferimento nazionale chiaro, aggiornato e di massa. Ma per sviluppare questo punto non mancheranno approfondimenti. Non può certo bastare un post di Facebook.
8/3/2018 www.senzasoste.it
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