Garantire un reddito a tutte/i non è una follia, è un dovere

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La proposta di #redditodicittadinanza del #M5S è criticabile ma non per i motivi che vengono ripetuti da opinionisti e avversari politici di centrodestra e centrosinistra. Il problema non è certo quello delle coperture e nemmeno che si tratti una misura assistenzialista (perchè non parlano di assistenzialismo quando si erogano decine di miliardi alle imprese o alle banche? o quando si foraggia lobby lavori pubblici con grandi opere o quella delle armi con l’aumento delle spese militari?).

La proposta di reddito pentastellata come hanno ben spiegato in un libro Giordano Sivini e Giuliana Commisso è semmai criticabile da sinistra come misura di work-fare http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=30543
Il reddito di cittadinanza in salsa grillina non è effettivamente tale (l’espressione indica un reddito universale e incondizionato erogato a tutti i cittadini) e non coincide neanche con le proposte di reddito minimo garantito che noi di #RifondazioneComunista o di Potere al Popoloproponiamo o con quella avanzata dalla Rete dei Numeri Parihttps://ilmanifesto.it/dieci-punti-per-un-vero-reddito-min…/.
In realtà nella sostanza M5S ripropone modello di Tony Blair che modificò in senso di disciplinamento della forza-lavoro il reddito per i disoccupati introdotto nel dopoguerra propugnando il passaggio dal welfare al workfare: http://ricerca.repubblica.it/…/welfare-addio-il-futuro-del-…
Le traversie di chi si ritrova senza lavoro dopo la cura blairiana sono al centro del film di Ken Loach I Daniel Blake.
Altra ispirazione possiamo trovarla nelle riforme Hartz IV imposte in Germania dal governo “socialdemocratico” di Schroeder.
La proposta grillina prevede che i poveri che beneficiano del reddito debbano – come Daniel Blake – iscriversi ai centri per l’impiego, obbligandosi a documentare una ricerca attiva individuale di lavoro per almeno due ore quotidiane. Se al secondo anno non hanno trovato lavoro debbono accettare qualsiasi lavoro che venga loro imposto per qualsiasi retribuzione (se dicono no perdono reddito).

Ma presentare come idea stramba e folle quella di erogare denaro a chi non ha lavoro come fanno opinionisti e politicanti è davvero incredibile.

In tutta Europa ci sono forme di reddito per chi è sotto la soglia di povertà o non ha lavoro (mancano all’appello solo Italia e Grecia) e lo stesso parlamento europeo ha più volte votato risoluzioni in cui il reddito minimo viene definito “come diritto sociale fondamentale”.

Ovviamente tra le fesserie contro l’idea di erogare un reddito a chi non riesce a campare c’è quella che la Costituzione parla all’articolo 4 di “diritto al lavoro” e quindi la repubblica dovrebbe favorire la creazioni di posti di lavoro invece che distribuire assistenza.
E’ pazzesco che certe argomentazioni vengano da un ceto politico che si dedica da anni a taroccare la Costituzione e che con le politiche neoliberiste ha portato la disoccupazione al di sopra del 10%. Ferruccio Gambino spiega molto bene come le politiche perseguite da UE e governi perseguano un alto tasso di disoccupazione per contenere aumento salari e favorire precarizzazione lavoro http://www.connessioniprecarie.org/…/il-regime-del-salario…/

In base alla #Costituzione non solo governi e parlamento dovrebbero attivare piani per il #lavoro volti a garantire una tendenziale piena occupazione ma anche garantire un reddito a chi non riesce a vedersi garantito il “diritto” sancito dall’articolo 4:
http://www.bin-italia.org/diritto-allesistenza-reddito-cit…/
Insomma il reddito minimo andrebbe introdotto proprio per rispettare la Costituzione: http://temi.repubblica.it/…/il-reddito-minimo-ce-lo-chiede…/

Ovviamente ci sono obiezioni più serie al “reddito di base” (cioè al vero reddito di cittadinanza) come quelle di Giovanna Vertova che raccomanda di inserire la rivendicazione in una piattaforma “di classe” più articolata:
https://www.che-fare.com/fare-chiarezza-attorno-al-reddito…/
Vertova scrive: “Il RdB non va ad intaccare le cause della disuguaglianza di reddito e ricchezza, della precarietà del lavoro, della povertà e delle condizioni di vita insostenibili. Vorrebbe, semplicemente, mitigarne gli effetti nefasti. Misure come il Rdb possono, forse, rendere più sopportabile precarietà e disoccupazione nel breve periodo, ma non le eliminano. Semmai le cristallizzano e le congelano, soprattutto quando pensate isolatamente, come la panacea di tutti i mali, al di fuori di una pacchetto di proposte più onnicomprensivo, teso ad intaccare non solo gli effetti ma anche le cause di precarietà e disoccupazione. Presentata singolarmente, sganciata da altre rivendicazioni, si trasforma in un riformismo dal volto umano: si accetta il capitalismo così come è, generatore di disoccupazione e precarietà, cercando di miglioralo. Ecco perché questo tipo di proposta può trovare sostenitori appartenenti a diversi schieramenti politici”.

In Italia però non corriamo neanche questo rischio visto che tutti i commentatori presentano come una follia anche solo l’enunciazione generica di una proposta di reddito minimo garantito.

Certo c’è poi chi gioca sul senso comune e le banalità e prevede come la Fornero che “con un reddito base la gente si adagerebbe, si siederebbe e mangerebbe pasta al pomodoro”.

Io direi che non ci sarebbe niente di male. E’ assai preferibile al dover mendicare o accettare lavoretti sottopagati. A questi ricchi nemici dell’ozio popolare ma al servizio dei parassiti che fanno quattrini con la speculazione finanziaria preferisco il buon vecchio Erich Fromm che sosteneva già decenni fa il reddito minimo garantito:

“Si tratta di un’idea che apparirà senza dubbio inattuabile o pericolosa a coloro i quali ritengono che «gli uomini sono sostanzialmente pigri per natura». Ma è questo un “cliché” che non si basa sui fatti: è un semplice slogan che funge da razionalizzazione della riluttanza a rinunciare al sentimento di potere nei confronti di coloro che non ne hanno affatto. (…) Il nocciolo di quest’idea è che tutte le persone, che lavorino o meno, devono godere dell’incondizionato diritto a non morire di fame e ad avere un ricovero. Non dovranno ricevere più di quanto sia indispensabile per mantenersi, ma non dovranno neppure ricevere di meno. E’ un diritto che risponde a una concezione nuova oggi, benché si tratti di una antichissima norma di cui si è fatto paladino il cristianesimo, e che era messa in pratica in molte tribù «primitive», quello secondo cui gli esseri umani hanno un “incondizionato diritto a vivere, indipendentemente dal fatto che compiano o meno il loro «dovere verso la società»”. E’ un diritto che concediamo ai nostri animali domestici, non però ai nostri simili.
(…) Un reddito minimo garantito, che diviene possibile nell’era dell’abbondanza economica, permetterebbe finalmente di liberare l’uomo dalla minaccia della morte per fame, rendendolo così davvero libero e indipendente dal ricatto economico. Nessuno si troverebbe costretto ad accettare condizioni di lavoro soltanto perché altrimenti correrebbe il rischio di essere ridotto alla fame, e un uomo o una donna di talento o ambiziosi potrebbero imparare nuove discipline, preparandosi a una professione di tipo nuovo. Una donna potrebbe lasciare il marito, un adolescente la famiglia. La gente potrebbe imparare a non avere più paura, dal momento che non deve più temere la fame”
http://www.maurizioacerbo.it/blogs/?p=872

Dispiace che persino Marco Travaglio ritenga che introdurre un reddito minimo o abolire riforma Fornero sia “impraticabile” perchè mancherebbe copertura finanziaria.

Ma è davvero così?

(continua)

Maurizio Acerbo

Segretario nazionale di Rifondazione Comunista

8/3/2018 https://www.facebook.com/maurizio.acerbo.5?hc_ref=ARTp5e9FpoPPHUct9Mr941woBMB3b7RR8aq8_v3-wEVo5j5VVbbuGBcQyXHGKLIUc70

https://www.facebook.com/maurizio.acerbo.5/posts/1286733491470409

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