“Noi non abbiamo paura”. Le donne occupano una miniera in Sardegna per il lavoro.
Le donne dipendenti dell’ex Igea con un blitz notturno hanno occupato la galleria ‘Villa Marina’ della ex miniera piombo zincifera di Monteponi e il ‘Pozzo T’ di quella di Capo Pisano (Carbonia Iglesias) in Sardegna. Con una azione senza precedenti, anche perché l’accesso in miniera è stato tradizionalmente precluso alle donne, questa notte si sono calate nel sottosuolo. Nel contempo una decina di operai comprese altre donne hanno raggiunto e preso possesso del ‘Pozzo T’ della miniera di Campo Pisano dove si trovano le pompe che sollevano l’acqua con la quale viene fornita la città di Iglesias.
”L’operazione è stata decisa durante la notte – racconta Mauro Pili,di Unidos – dopo che la Regione aveva ancora una volta disatteso qualsiasi tipo di impegno non solo al pagamento degli stipendi arretrati dei lavoratori ma anche la presentazione di un serio piano di rilancio. L’occupazione della Galleria di Villa Marini a Monteponi non ha precedenti nella storia mineraria. Non era mai capitato che sole donne occupassero una miniera. Si tratta di un’azione di protesta senza precedenti”.
I dipendenti dell’ex Igea, società in house della Regione Sardegna, ora in liquidazione, rivendicano stipendi arretrati e certezza per il loro futuro. L’Igea è una società nata per provvedere alle bonifiche delle numerose aree minerarie dismesse della Sardegna. Proprio poche settimane fa era stato raggiunto un accordo (l’ultima protesta con una occupazione delle gallerie risale all’inizio del mese) in base al quale la Regione si era impegnata a garantire risorse adeguate nel bilancio 2015 che consentano di sostenere la procedura concordataria e la futura riorganizzazione societaria di Igea.
“Dopo l’ennesimo venir meno agli impegni assunti da parte della Regione Sardegna, azionista unico dell’azienda – scrivono in un documento le donne – di risolvere la grave crisi economica-finanziaria e strutturale che da oltre un anno affligge la società, abbiamo deciso di manifestare la nostra rabbia, disagio e disappunto con l’occupazione della Galleria. Tale azione apparentemente simbolica ha lo scopo di pretendere che l’azionista, quanto prima, assuma le proprie responsabilità con atti finalmente concreti finalizzati al rilancio aziendale. L’iniziativa da parte delle donne – conclude la nota – nasce dalla volontà di volere far emergere le difficoltà che quotidianamente si trovano ad affrontare come madri, compagne mogli e lavoratrici sfatando il luogo comune secondo cui alle donne tradizionalmente era precluso l’accesso al sottosuolo”.
Fabrizio Salvatori
28/11/2014 www.controlacrisi.org
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