Le tre Leggi d’Iniziativa Popolare
In queste ore si intende bene come possa non sembrare una azione politica efficace una raccolta di firme per delle Leggi d’Iniziativa Popolare. Ma non è così. Nel momento in cui dei fondamentali valori costituzionali vengono prepotentemente e anti democraticamente messi in discussione, è proprio attraverso la richiesta di una firma che si può non solo intercettare un’opinione popolare stremata, confusa e rapita dalle false promesse di un populismo che rimane frutto avvelenato del capitale, ma anche creare un giudizio politico più vicino alla realtà.
L’antieuropeismo proclamato da Lega e M5S è falso e soprattutto autoritario, antipopolare e del peggiore quanto inutile nazionalismo. Ciò che invece chiede la Lip per la modifica dell’Art.81 della Costituzione svela come il cosiddetto “pareggio di bilancio” (meglio “equilibrio di bilancio”) che fu introdotto in quell’articolo nel 2012 sotto il governo “tecnico” di Mario Monti sia parte integrante di un pessimo progetto politico di assalto alla Costituzione nata dalla Resistenza che aveva le sue lontane radici nel 1993 quando fu introdotto il sistema maggioritario e la conseguente, antidemocratica, verticalizzazione della politica. Progetto che, nelle sue linee di smantellamento costituzionale, era proseguito con la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001, aggravata nel 2014 con la cosiddetta “Legge Del Rio”, un ulteriore, violento abbattimento della rappresentanza politica.
La modifica del Art. 81 è non solo una modifica costituzionale infausta, frutto del peggior revisionismo costituzionale, ma ha prodotto effetti nefasti anzitutto sul nostro sistema economico, già fortemente danneggiato, puntando direttamente alla distruzione dei diritti sociali. Le responsabilità di quell’orribile modifica sono senz’altro da rinvenire dentro lettere, trattati, regolamenti europei e negli accordi intercorsi tra stati membri e Banca Centrale Europea tutti indirizzati a perseguire la politica del “rigore”, ma enormi e imperdonabili sono le responsabilità dei governi italiani di questi ultimi anni e di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, nessuno escluso.
Vale la pena di ricordare che nell’ultima votazione per approvare la modifica, vi furono solo 11 astenuti. È così che nella Costituzione si è inserito il peggior liberismo espresso tramite quelle sollecitazioni agli Stati affinché adottassero normative restrittive della spesa pubblica, contro ogni possibilità da parte delle istituzioni pubbliche di intervenire a salvaguardia per bilanciare gli effetti delle crisi cicliche e di praticare una politica economica anche solo blandamente redistributiva. Ma, come aggravante ulteriore, quella modifica è violentemente limitativa dei diritti sociali delle cittadine e dei cittadini. Sono recenti delle sentenze della Corte Costituzionale in cui si è ribadito che i diritti incomprimibili e garantiti dalla Costituzione non possono essere danneggiati dall’equilibrio di bilancio. Nella formula della nostra revisione si è scelto di scrivere “diritti fondamentali” perché tra i diritti inviolabili o incomprimibili ci sono quelli economici, legati all’interesse dei singoli, che all’estensore della proposta, Gaetano Azzariti, e al gruppo di lavoro creatosi intorno a questa LIP sono parsi, negli ultimi decenni, fin troppo garantiti. Raccogliere le firme per questa Legge di Iniziativa Popolare è importante per far conoscere esattamente il danno introdotto nella Costituzione, le responsabilità certamente dell’Europa, ma anche di quelle forze politiche che oggi si ergono a paladine del popolo e che quella modifica votarono in Parlamento. Significa fare nostra una battaglia di democrazia e di difesa della Costituzione che ci appartiene dai giorni della Resistenza e poi della Costituente.
Ma non c’è solo questa LIP; esiste un quadro legislativo straordinariamente danneggiato che deve essere valutato nel suo insieme. La LIP della Scuola della Costituzione che coraggiosamente e con straordinaria ponderazione, vuole cancellare gli effetti nefasti di molte terribili mani che si sono accanite a oltraggiare l’idea stessa di libero sapere per tutte e tutti (solo da ultimo la intollerabile 107, definita “Buona Scuola”) prevede, ad esempio, il 6% di PIL destinato alla formazione; ebbene questo giusto stanziamento non sarà mai possibile finché sopravvivrà l’Art. 81 così deturpato.
Da ultimo la LIP relativa a una legge elettorale effettivamente proporzionale che cerchi di ricondurre in Parlamento la vera idea di democratica rappresentanza, idea cancellata dal lontano 1993. Insomma uno sforzo, certo, di avvicinare nel modo più difficile, meno immediato interlocutori, uomini, donne nella maggior parte dei casi esasperati dalla costante riduzione delle libertà, dalla mancanza di diritti, di lavoro, di garanzie, eppure una possibilità di riappropriarci del nostro dovere di non concedere che nella quotidianità si senta il bisogno di “un avvocato”, ma di uno Stato giusto.
Michela Becchis
Vice Presidente Comitato art. 81
30/5/2018
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