IL CORPO … E LA TESTA DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI
Il testo “aumentato” di un mio intervento svolto a Calenzano nell’ambito di un Incontro organizzato dal Circolo Sinistra Unita il 19 giugno u.s. sul tema della salute e sicurezza nel lavoro in quest’epoca.
Ringrazio Mauro Valiani per l’invito.
Dopo una vita di lavoro al sindacato come responsabile del Dipartimento Salute e Sicurezza della Cgil Emilia Romagna, ho voluto come pensionato, come volontariato culturale e sociale, continuare l’esperienza di curare il sito Diario per la Prevenzione. Diario per la Prevenzione è un sito che ha come mission la socializzazione delle conoscenze e delle esperienze in materia di prevenzione e promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro. Questo impegno mi porta a ricercare e a leggere molti rapporti di ricerca, documenti dei sindacati e delle organizzazioni imprenditoriali, di enti di ricerca pubblici e privati, delle istituzioni.
Quello che emerge su scala europea e nazionale è il vistoso calo quantitativo dei report di ricerca sulle condizioni di lavoro e sugli impatti che le trasformazioni del lavoro hanno comportato per le persone in carne e ossa che vivono del loro lavoro. Sarebbe molto utile interrogarsi sul perché vi sia un volume minore di ricerche sul lavoro proprio in una fase nella quale le trasformazioni e i processi di frammentazione stanno producendo profonde mutazioni sul modo di considerare il lavoro e i lavoratori, e sulle rappresentazioni che hanno di sé i lavoratori e le lavoratrici, su come immaginano il proprio futuro.
Sono in atto , verosimilmente , mutazioni antropologiche rilevanti rispetto al vissuto dei lavoratori delle generazioni precedenti. Nelle generazioni precedenti il lavoro era il perno fondamentale sul quale la maggioranza delle persone fondava la consapevolezza del proprio essere sociale, identità e autostima e appartenenza ad una comunità identificabile dal punto di vista sociale e culturale. Tutto ciò costituiva un riferimento solido e alimentava una capacità diffusa d’immaginare il proprio futuro inscritto in percorsi di crescita e di conquista di un miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita e di quelle dei propri figli.
Ora siamo di fronte a scenari molto differenti: l’immagine prevalente, in molte realtà, è quella del lavoratore spaventato, un lavoratore che sa cento cose più del lavoratore degli anni 70, ma molto più fragile e insicuro rispetto al proprio futuro, molto spesso non in grado, per ragioni oggettive, di sviluppare un progetto di vita di medio periodo. Per una maggioranza delle persone i progetti di vita sono scanditi o tranciati dalla durata dei contratti di lavoro a termine e/o dal loro rinnovo. In queste condizioni di precarietà strutturale non vi è , assai spesso, la possibilità di ritrovare la solidarietà dei compagni di lavoro sempre più vissuti come concorrenti disponibili ad accettare condizioni di lavoro disagiate. Le vicende dei fattorini ( riders ) che lavorano per piattaforme che tramite app gestiscono le chiamate è sulle cronache dei quotidiani.
La ribellione rispetto alle modalità con le quali è organizzato il lavoro, tramite algoritmi , è il primo segnale positivo della non accettazione sociale del comando digitale come dato oggettivo insindacabile: la contrattazione dei sistemi di valutazione del lavoro che avviene ora tramite parametri occulti diverrà il passo successivo.
Il corpo dei lavoratori soffre, si consuma e qualche volta si spezza: il vissuto di questi lavoratori solo ora viene raccontato da inchieste giornalistiche , dopo che si è sviluppato un movimento di protesta con richieste di riconoscimento di diritti di base finora ignorati e disconosciuti da queste nuove aziende che operano virtualmente con algoritmi sconosciuti ai lavoratori.
Bisogna superare il paradosso per cui assistiamo ad un rapporto inversamente proporzionale: tanto più il lavoro, i lavori, si trasformano con criticità crescenti per le condizioni di lavoro tanto meno si fa ricerca su queste nuove condizioni di lavoro e sugli impatti che queste avranno sulle persone, sulla loro salute.
Un altro aspetto su cui occorre lavorare riguarda le nuove metodologie di management aziendale tese a manipolare le persone : la capacità di decifrare le manipolazioni del management aziendale diviene fondamentale perché è con queste metodologie che vengono plasmate le relazioni tra lavoratori, ponendoli spesso gli uni contro gli altri in forme di concorrenza senza la necessaria trasparenza sugli obiettivi dichiarati e di quelli realmente perseguiti…
Le aziende strutturate, in quest’epoca tendono a sviluppare potere e controllo sulle soggettività dei lavoratori richiedendo un’adesione ai sistemi di valore aziendali ove la competitività tra lavoratori prevale sulla solidarietà. Le aziende richiedono che i lavoratori si identifichino con l’azienda. Oltre al corpo sempre di più le aziende richiedono ai lavoratori la “testa”. Tutto ciò non è indolore. (1)
E’ palese che parlare di prevenzione, di promozione della salute in questi nuovi contesti vuol dire spogliarsi di molte credenze e certezze che ci venivano dall’esperienza del passato. Il primo aspetto sul quale interrogarsi riguarda il fatto che verosimilmente la promozione del patrimonio di salute della popolazione, l’obiettivo di ridurre le differenze di salute non sono più tra le priorità della classe dirigente di questo paese. Per alcuni decenni dagli anni ’70 in poi un forte movimento per il miglioramento delle condizioni di lavoro e le lotte contro le nocività nei luoghi di lavoro riuscì ad essere di supporto alla costruzione del SSN a vocazione universalista. Questo movimento, a onde lunghe, che ha animato la ricerca sul campo era inscritto nell’obiettivo di promuovere il patrimonio di salute della popolazione, le questioni salute e sicurezza nel lavoro e lotte contro la psichiatria tradizionale erano simmetriche e costitutive di quello straordinario laboratorio di esperienze che accompagnò , a livello istituzionale, la costruzione del SSN. Un SSN che si dotò nelle regioni più dinamiche del centro nord di Dipartimenti di Prevenzione, Servizi territoriali di Medicina del Lavoro ( uso la definizione generica In ragione dei numerosi acronimi diversi da regione a regione), Consultori, al fine di sviluppare attività di Prevenzione sconosciute al precedente sistema mutualistico. Questa stagione è terminata.
Siamo in una fase diversa con approcci che vanno decifrati: la decostruzione del SSN tramite il sottofinanziamento delle strutture pubbliche, non è solo un problema di scarsità delle risorse. Vi è una scelta politica molto chiara che riguarda la riappropriazione da parte della sanità privata su base mutualistico – assicurativa del business privato in campo sanitario. In questo ambito il patrimonio collettivo della salute della popolazione non interessa più come obiettivo prioritario, il diritto alla salute viene trasformato in un bisogno di prestazioni sanitarie che il cittadino potrà “soddisfare” con pacchetti assicurativi a pagamento, differenziati nella qualità delle prestazioni per capacità di pagamento.
Questa scomposizione e decostruzione della cultura del diritto alla salute colpisce al cuore lo stesso sistema dei servizi di prevenzione. Se si accetta che la tutela e la promozione del patrimonio di salute collettiva non sia più una priorità è palese che anche i servizi dedicati alla prevenzione subiranno un declassamento. E’ quello che sta avvenendo Come contrastare questa pericolosa e non sempre percepita deriva verso un sistema sanitario pubblico con prestazioni sanitarie povere, per la popolazione povera, fino alla classe medio bassa, e un sistema assicurativo basato su polizze a premi crescenti per le classi abbienti ?
E’ palese che non è facile rispondere a questa domanda legittima.
Cerchiamo di tracciare in sintesi i fondamentali sui quali fondare un movimento per la salute di questa epoca
– In primo luogo è necessario ribadire che è obiettivo del SSN la cura e la promozione del patrimonio di salute collettiva; in tal senso vanno definite le soglie di finanziamento del sistema sotto il quale non bisogna andare per evitare il collasso delle strutture del SSN.
– Utilizzo in profondità della ricerca sui profili di rischio delle nuove professioni o lavori, dalla logistica allo sviluppo di software senza dimenticare i lavori tradizionali pericolosi che permangono e sono causa dei tanti incidenti gravi e mortali;
– Per fare fronte alle innovazioni nella intermediazioni di lavoro basate su algoritmi occorrono nuove norme di salvaguardia dei diritti fondamentali che consentano ai lavoratori di interagire con gli algoritmi che presiedono l’organizzazione del lavoro.
– Rafforzamento dei servizi di prevenzione con professionalità adeguate alla complessità degli interventi;
Infine occorre ripartire da dove si verificano incidenti mortali e disastri, riprendere in mano con umiltà quel semplice e straordinario strumento di lavoro che è l’ascolto delle esperienze e delle soggettività di chi opera sul campo ogni giorno.E’ dalle loro narrazioni che si può trarre energia per comprendere gli obiettivi di miglioramento che comportano spesso una pluralità di strumenti d’intervento che non possiamo richiudere solo in quelli previsti per la vigilanza e le ispezioni.
Per quanto riguarda i nuovi lavori abbiamo di fronte un territorio inesplorato d’interazioni tra umani e macchine che richiederà tempo e denaro per costruire una mappa dei rischi che rappresenti questi nuovi mondi. In ogni caso bisogna tenere ben salda la vision che fa perno per ora e per il futuro sull’obiettivo della cura e della promozione del patrimonio di salute pubblico combattendo le crescenti differenze di salute tra i cittadini derivanti dalle differenze economiche sociali culturali.
Gino Rubini
editor di Diario Prevenzione
18/7/2018 www.diario-prevenzione.it
(1) Olivier Gras, « Daniel Mercure et Marie-Pierre Bourdages-Sylvain, Travail et subjectivité. Perspectives critiques », Lectures [En ligne], Les comptes rendus, 2018, mis en ligne le 03 juillet 2018, consulté le 09 juillet 2018. URL : http://journals.openedition.org/lectures/25332
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