Come si avvita l’Italia
Parliamoci senza peli sulla lingua: il popolo, quello che ha poco o niente, si sente proprio esente da responsabilità per la pericolosa situazione in cui versa il nostro Paese e archivia una grossa percentuale di complicità, esternata con il silenzio sugli eventi sociali che ci hanno colpito in questi ultimi vent’anni almeno, con l’ipocrita spiegazione del ” e che ci posso fare”?
Beh, sarebbe il caso di darci da fare ora che siamo ai limiti della barbarie su ogni aspetto della nostra vita, dal lavoro ormai senza più diritti elementari fino alla morte (record europeo di quasi tre morti giornaliere); dal non lavoro di milioni giovani e meno giovani; dal lavoro schiavizzato dei precari; dall’imbarbarimento delle relazioni con i nostri simili, italiani e migranti.
Vogliamo darci una mossa prima che sia troppo tardi e ricadere nel baratro di un nuovo fascismo che ha facce e parole molto più viscide del passato? I fatti richiederebbero una reazione della società che ha nel DNA i principi della democrazia come governo del vivere civile.
Intanto non possiamo pensare di metterci a posto la coscienza pensando di stare ai margini delle cose e “dire la nostra” su face book o su Twitter per partecipare alla vita sociale e politica mentre ci stanno, con l’irrazionale consenso popolare, indietro di almeno cinquanta anni.
Dovremmo capire che ci troviamo in una situazione che sta generando pericoli per la vita civile che se portati a compimento da leghisti e grilli, dopo lo sporco lavoro di aratura fatto dai governi tecnici e da quelli PD/Forza Italia, ci vorranno altri trent’anni per ricostruite forme minime di democrazia, di convivenza civile e di diritti elementari, mentre invecchieranno le nuove generazioni sotto il capestro della disoccupazione e del non poter costruire un futuro lavorativo e familiare. Ora, smettiamola di farci occupare la mente dalle facezie che ci sono regalate e torniamo a pensare con spirito critico sulla realtà delle cose che succedono. Badiamo ai fatti che stanno crepando le nostre vite.
Badare ai fatti nostri non è facile certamente se non abbiamo la giusta informazione sui fatti. A deformarla completamente l’informazione è arrivata come uno tsunami la rivoluzione digitale.
I frequentatori della rete leggono titoli e didascalie, nutrendosi di notizie incomplete e che talvolta sono nient’altro che bufale. La comunicazione televisiva e stampata, coadiuvata da quella su internet che diventa sempre più invasiva se non la centelliniamo in partenza, influenza l’opinione pubblica ma ci sono ancora, e sono tanti, i giornalisti che provano a resistere e non dovremmo lasciarli soli contro l’occupazione militare da parte dei grandi gruppi editoriali e delle Agenzie Stampa che propagano notizie false, come quelle che hanno portato alle guerre in Irak, nella Jugoslavia, o che hanno creato allarmi inesistenti su malattie come la Sars. Sempre agli ordini delle multinazionali delle armi e dei farmaci.
Questa pratica comunicativa, specializzata nella costruzione di falsità da far bere al popolo che si è relegato a far spettatore pagante, è alla fonte del consenso a Lega e 5Stelle (il PD era meno populista ma sempre efficace nel suo massacro sociale) che hanno fatto fortuna elettorale, e di potere finanziario, sulla miserabile propaganda contro un’inesistente invasione di migranti (basta leggere i numeri); contro la casta politica (aggredendo singoli casi ma salvaguardando la vera casta, quella che comanda in politica e nell’economia fraudolenta degli imprenditori evasori fiscali); contro i lavoratori del Servizio Pubblico e lo stato sociale che assicurano nonostante i mostruosi tagli ai finanziamenti e all’occupazione; contro la presenza nel mondo del lavoro, sfruttato e sottopagato, dei migranti che sono schiavizzati fino alla morte nell’agricoltura e nelle piccole fabbriche, guarda caso, in particolare nel regno lombardo/veneto dei leghisti. Se mettessimo in funzione un minimo d’intelligenza, porterebbe a prendere a calci chi ci prende in giro, invece abbiamo introiettato la tragica favola della guerra tra poveri, mentre migranti e lavoratori sono sullo stesso barcone.
Mi preme ancora porre l’accento che per quanto riguarda noi lavoratori pubblici è inconfutabili che da Brunetta in poi i vari tagliatori di spesa pubblica e di teste come Cottarelli, Alesina, Padoan, Tria e Salvini, operino per far sì che l’amministrazione pubblica sia inadeguata alle necessità del paese e smetta la sua funzione positiva nell’economia e nell’occupazione. Il loro scopo è riempire la vita sociale di poliziotti piuttosto che di infermieri. L’ultima boiata contro i dipendenti pubblici della ministra Bongiorno sulle impronte digitali per i cartellini dimostra quanto questi individui siano lontani dalla vita reale delle persone.
Come ci sono riusciti questi tribuni, sulla falsariga di Berlusconi ad accecare milioni di italiani? Hanno creato facilmente, con tutto il retroterra di sconfitte sociali causate dalle politiche dei governi precedenti, una spessa cortina di fumo nascondendo le loro intenzioni sfacciatamente dalla parte di una piccolissima minoranza di ricchi e privilegiati.
Senza ritornare a parlare della loro adesione alle politiche del centrodestra che governa in Europa e sta massacrando i popoli e arricchendo le banche, possiamo prendere l’esempio attuale del “contratto di governo” e parlare della celebre flat tax. che, al netto delle mistificazioni fatte dal governo, rappresenta la cancellazione di ogni pretesa di giustizia fiscale. In pratica un generoso condono fiscale per i ricchi abbinato a tagli alle spese per i Servizi Pubblici di oltre venti miliardi.
Nel frattempo hanno già aumentato i finanziamenti per le spese militari, compreso l’acquisto dei famigerati F35 che fino a ieri osteggiavano sulla scia delle proteste di milioni di pacifisti. Altrettanto possiamo dire, senza ombra di smentita propagandista, del “Decreto Dignità”.
Intanto, le misure sul lavoro contenute nel decreto non smantellano il Jobs Act perché quelle mensilità in più che un lavoratore ingiustamente licenziato può ricevere come indennizzo è un come regalare un cioccolatino a chi resta disoccupato, invece del diritto a essere reintegrato nel proprio posto di lavoro come prevedeva l’articolo 18. Inoltre, l’accordo Lega-M5S potenzia l’elemosina dei voucher e indebolisce, fino a eliminarlo nei fatti, il contrasto all’evasione fiscale. Mentre quella del contrasto alle delocalizzazioni delle aziende ci pare una bufala, v’immaginate padroni di grandi e medie aziende, sostenitori di Lega e 5Stelle, come se la stiano ridendo mentre continuano a chiudere in Italia e per aprire all’estero pagando come schiavi i lavoratori?
Ora, al netto delle parole irradiate spudoratamente, il” Decreto Dignità” non crepa la schiavitù del precariato e non smonta il famigerato Jobs act di Renzi e soci. Per colpire la precarietà bisogna eliminare la possibilità di licenziamento illegittimo, cancellare integralmente la Legge Fornero e determinare per legge il diritto al reintegro per licenziamento senza giusta. Mentre così com’è stato concepito questo decreto, le aziende continueranno a fare licenziamenti di massa per motivi sindacali e politici, mentre quei lavoratori assunti dopo il 2012 dovranno continuare a convivere con la paura perenne del licenziamento.
In poche parole questa è l’Italia che si sta avvitando su se stessa fino al soffocamento di ogni forma di civiltà. E che nessuno si senta innocente!
Franco Cilenti
editoriale del numero di luglio del periodico cartaceo Lavoro e Salute www.lavoroesalute.org
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!