Ventimiglia. L’avamposto dell’umanità, da Delia
Ventimiglia: tutto è iniziato nell’estate del 2015 quando Delia vede delle donne con dei bambini che piangevano e dormivano sul marciapiede di fronte al suo bar tra la Stazione e gli uffici comunali di Ventimiglia. Li raggiunge e li invita a entrare per riposarsi un po’, mangiare qualcosa e cambiarsi.
Nel bagno del bar nasce uno spazio per cambiare bambini e bambine con pannolini, assorbenti per le donne, spazzolini e dentifrici da viaggio. Delia raccoglie giocattoli usati e dentro il suo bar ha una sala giochi dedicata proprio all’infanzia.
Non se la sente di chiedere soldi a chi a stento ha le scarpe per camminare. Si sparge la voce che il suo bar è un posto dove donne e bambini in stato di bisogno possono mangiare senza pagare e le persone migranti possono caricare i telefonini gratis.
In questo bar si incrociano lingue, storie di violenza, racconti e ferite, vere e dell’anima. Racconti di donne, con la testa spaccata con le pietre e i tagli sul braccio per il rifiuto a prostituirsi per passare la frontiera.
Il suo bar è stato marchiato come ” bar dei migranti”, boicottato dalla gente di Ventimiglia, ignorato dai rappresentanti delle Istituzioni e della Chiesa. Anche gli sputi in faccia, le ordinanze anti-cibo, le battute violentemente sessiste nei confronti di Delia – “mi faccio i negroni e faccio i negroni” – non l’hanno fermata. Quello che la muove è il desiderio di restare una persona umana.
L’unico sostegno che riceve Delia é quello dei volontari no borders, del progetto 20 k, dell’associazione Penelope, del Sister Group di NonUnaDiMeno che a Ventimiglia si occupano di donne.
Una storia di Resistenza contro la barbarie della disumanità che Delia sta pagando con un prezzo altissimo, visto che rischia un vero e proprio fallimento. Sosteniamo Delia, andiamo a prendere il caffè nel suo bar, creiamo una rete solidale intorno a lei.
Il suo bar si chiama Hobbit e si trova a Ventimiglia, in via Sir Hanbury 14. In questa occasione ha accolto il nostro invito a sostenere la campagna #LuchaySiestanonsivende con la foto della casetta e continuava a dire grazie a noi per il lavoro che stiamo facendo come movimento NUDM contro la violenza sulle donne e la violenza di genere.
Grazie a te Delia e grazie a chi ancora in mezzo alla barbarie crede ancora nell’umanitá
#unaltromondoèpossibile #20K #SisterGroup #NUDM #NoBorder #associazionePenelope
Dafne Anastasi
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