La Grillo parla tanto…..

copertinales5settembre2018

Sappiamo che il fondo sanità ammonterà a 112,6 miliardi di euro, con un irrisorio incremento dello 0,83 % rispetto al 2017, e chi chiediamo se la ministra si rende conto dell’insufficienza di questo finanziamento. La nostra è una domanda retorica perchè siamo certi che non sono sufficienti a fronteggiare l’emergenza nella quale vive il Servizio Sanitario Pubblico, emergenza tutta affrontata dagli operatori ancora una volta schiaffeggiati (non dai parenti dei malati ipocritamente e impunemente indicati dalla cronaca come violenti mentre decine di migliaia restano senza cura, un numero maggiore attendono mesi prima di un esame specialistico, ovviamente se non pagano in intramoenia e nelle strutture private) ma dalle scelte di questo governo, in odiosa continuità con i precedenti, dall’elemosina di 150 milioni destinati a stabilizzazioni e assunzioni.

Forse la ministra si fida dell’abitudine ormai consolidata degli italiani alle gravi disfunzioni della Sanità Pubblica ma dovrebbe anche non fidarsi, in primo luogo, dei suoi alleati leghisti al governo per dare corpo alle sue dichiarazioni pubbliche fatte in varie occasioni negli oltre ormai cento giorni che ricopre quel delicato ruolo.

Intanto vorremmo sperare che la Grillo non pensi che la spesa sanitaria italiana sia eccessiva o che la sanità pubblica risulti più costosa di quella in convenzione, sapendo anche lei che in Italia cresce sempre più la spesa sanitaria privata, in conseguenza delle politiche di austerità, delle varie spending review che hanno saccheggiato la sanità pubblica rendendola sempre meno efficiente e competitiva. Crediamo utile ricordare alla ministra che per 100 mila abitanti, esistono nel nostro paese solo 331 posti letto in ospedale rispetto agli 883 della Germania (dati Eurostat). Meglio di noi stanno paesi come Bulgaria, Romania e Lituania

Così come crediamo utile informare la ministra, nel caso non li conoscesse, dei dati choc che emergono da una recente ricerca della Funzione pubblica/Cgil sui sempre più lunghi i tempi di attesa. Per effettuare visite mediche nella sanità pubblica, si riscontra una media di 65 giorni, a fronte di un’offerta privata ben più rapida, circa 7 giorni di attesa per una visita, e costi sempre meno distanti tra pubblico e privato.

È quanto emerge dallo studio ‘Osservatorio sui tempi di attesa e sui costi delle prestazioni sanitarie nei Sistemi Sanitari Regionali’, condotto da Crea, commissionato dalla Funzione Pubblica Cgil e dalla Fondazione Luoghi Comuni, che prende a riferimento un arco temporale che va dal 2014 al 2017. Un’indagine effettuata su un campione di oltre 26 milioni di utenti, pari al 44% della popolazione totale, perché condotta sulla popolazione residente di 4 regioni: Lombardia, Veneto, Lazio e Campania; prendendo in considerazione esclusivamente le prestazioni mediche (11) senza esplicita indicazione di urgenza.

Andando per priorità, come primo atto concreto di dimostrazione della sua buona volontà la nuova ministra della Salute dovrebbe affrontare il dramma delle strutture al sud che a prescindere dai fatti di cronaca, soffre da decenni di un’assistenza sanitaria che costringe troppi cittadini o ad andare al Centro-Nord oppure a bussare alla porta d’oro delle strutture private. A esempio, per chiarire di che stato delle cose parliamo pubblichiamo a pagina 5 la lettera alla ministra del Coordinamento Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica.

Oltre dieci anni di gravi carenze organiche che hanno contribuito a diminuire i servizi sanitari erogati al cittadino sono stati appesantiti dalla legge Fornero che ha posticipato l’età della pensione per migliaia di lavoratrici e lavoratori anche della sanità, facendo sì che le capacità di risposta ai bisogni di cura si riducessero drammaticamente con una forza lavoro nei pubblici servizi diventata da anni la più vecchia d’Europa nella Pubblica amministrazione.

Allora ci chiediamo, questa volta senza retorica, perchè la Grillo non pone all’ordine del giorno il superamento della “Fornero” come supporto delle sue intenzioni di riparare, per quanto le sarà possibile, le crepe sempre più dolorose per i cittadini e gli operatori. Non potrebbe iniziare dalla cancellazione di ogni blocco al turn over, le assunzioni in 12 mesi di tutti i precari aprendo le porte ad un decreto per nuove stabilizzazioni, sospensione dei tetti di spesa almeno per un triennio, riscrittura delle norme contrattuali che limitano il salario accessorio?

Questa domanda se ne tira dietro un’altra: cosa pensa la Grillo delle dichiarazioni repressive della ministra Buongiorno che pensa, come il tragico Brunetta, che il problema siano l’infimo numero dei “furbetti del cartellino” (guarda caso spesso dirigenti) e l’ancor più infimo numero di assenteisti ingiustificabili.

Forse, anzi certamente, dovrebbe prima fare una propria indagine sui massacranti carichi di lavoro, sulla debilitazione della professionalità e sui miseri stipendi di tutte le professioni non dirigenti, (noi potremmo fornirgliela ma sarebbe letta come faziosa, però potrebbe informarsi dalla pluralità dei sindacati).

Sia la Grillo che la Buongiorno avranno tra pochi mesi una grande occasione per erudirsi sullo stato reale delle cose quando scadrà il contratto, dopo 9 anni di blocco, da poco siglato. Sarà, meglio il condizionale”sarebbe”, anche l’occasione per fermare l’emigrazione dei nostri infermieri, in particolare, verso il nord Europa e finirla di ricorrere alle pezze, spesso inadeguate, delle agenzie interinali dove regna lo schiavismo legalizzato di persone sottopagate e tenute prive di aggiornamento professionale. un suo riscontro sarà accolto.

Redazione Lavoro e Salute

Nota pubblicata sul nuovo numero del periodico, settembre 2018

www.lavoroesalute.org

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *