La “bella Rifondazione” in piazza con gli Indivisibili
Una piazza bellissima e una manifestazione molto partecipata quella del 10 Novembre a Roma contro il razzismo di Stato, contro il famigerato decreto Salvini, contro un governo nato da un accordicchio che ha messo posticciamente insieme una forza razzista con una populista. In 50 mila, o forse più, sotto l’hastag Indivisibili, proprio per evidenziare che non c’è alcuna volontà di separare i diritti di ogni persona, a prescindere dalla nazionalità e dal genere. Sono scese in piazza oltre 200 sigle fra associazioni, comitati, movimenti e partiti, ma anche esponenti della cultura, dello spettacolo e della politica, quella schierata contro il governo e il decreto del titolare degli Interni.
Una manifestazione che acquisisce un maggior significato politico e intende lanciare un messaggio ancora più forte di diniego alle leggi razziste che stanno radicandosi nel paese, considerando che in contemporanea, a Torino, si è svolta la manifestazione Sì alla Tav e alle grandi opere, promossa dal centro sinistra e dalle destre del paese, fra cui Forza Italia, Lega e Casapound. Un evento da cui tutte le forze della sinistra prendono le distanze e a cui i media mainstream hanno voluto dare visibilità, oscurando, invece, la manifestazione romana degli Indivisibili
A dare forza alla manifestazione e ad avallarne il significato, dietro lo striscione di testa c’è lui, Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace, contestatissimo dal titolare degli Interni e da alcune soggettività della destra del Paese. Mimmo oggi è l’emblema della disobbedienza civile a chi vuole la deriva del nostro paese verso la più bieca forma di razzismo. Sospeso dalle sue funzioni, cacciato dalla sua Riace, spedito in esilio per aver disubbidito a leggi, che ormai si possono definire e a buon motivo razziali. Il modello Riace doveva essere abbattuto, perché, secondo i nuovi diktat governativi chi attua la costituzione secondo il principio di uguaglianza deve essere punito. Chi aiuta i migranti ad integrarsi e a ritrovare dignità e una vita basata sui diritti sociali ed umani deve essere allontanato, sanzionato ed emarginato. Questo è il cinico e balordo progetto che l’uomo solo al comando ha messo in atto con il suo decreto razzista.
Ma il popolo degli Indivisibili sceso in piazza a Roma non ci sta ed è un popolo che urla la sua rabbia. Ѐ un popolo numerosissimo, energico, che a testa alta chiede diritti e dignità uguali per tutti, chiede che quel decreto anticostituzionale e razzista venga annullato. Nella stessa giornata si è manifestato contro il ddl Pillon sulla genitorialità. Altra macchia nera che incombe sui diritti di genere e che relega i diritti di famiglia in un oscurantismo medievale basato sul potere economico e sulla supremazia sociale ed economica del maschio padrone, colpendo così soprattutto le donne, ancora vittime non solo della violenza e del sessismo, ma anche sui diritti di pari opportunità nelle mansioni lavorative. Nel decreto si sono ravvisate molte illegittimità costituzionali nel voler riformare il diritto di famiglia e nel voler costruire una gabbia intorno al diritto delle donne di poter esternare le violenze subite.
Nel corteo contro il decreto Salvini, posizionato quasi in coda, lo spezzone di Rifondazione comunista. Uno spezzone finalmente corposo che si è ritrovato unito in quel principio di solidarietà nelle lotte contro il potere neoliberista, capitalista e fascista. Chi credeva o voleva Rifondazione defunta non ha davvero avuto soddisfazione. Chi invece ha creduto nella forza della sua linea politica di ispirazione marxista leninista e nella passione dei suoi militanti ha esultato. Rifondazione sa risollevarsi sempre da tutte le sconfitte e rinasce dalle sue ceneri come l’araba fenice. Per i compagni e le compagne di Rifondazione il ritrovarsi in tanti ha creato un forte entusiasmo ed ha generato un clima festaiolo e un po’ goliardico. Anche la rossa bandiera con la falce e il martello sembrava essere più alta e svettante. Un clima gioioso ha accompagnato i manifestanti nel serpentone del corteo che si snodava sul percorso da piazza della Repubblica fino alla mitica piazza San Giovanni
Ѐ apparso l’inizio di una nuova Rifondazione, della rinascita di un partito che ha visto molte sconfitte sul piano del consenso politico e sociale, diverse dolorose correnti e frammentazioni interne, pur restando un partito generoso e sempre incline ad accogliere nuove forme di lotte, riconoscendo anche nel movimentismo giovanile grandi possibilità. Un partito che riconosce la sua non autosufficienza e che, in previsione delle elezioni europee del maggio 2019 sta vagliando nuove alleanze per costruire una forte opposizione alle destre emergenti in tutta Europa. Si guarda al Dema di De Magistris, come al Diem25 di Varoufakis, ma anche alla contestata L’altra Europa, non dimenticando che l’unica europarlamentare di Rifondazione, Eleonora Forenza, è a Bruxelles dal 2014 con il simbolo L’altra Europa per Tsipras. Mai con il Pd e con il centro sinistra è il niet categorico, più volte espresso da Maurizio Acerbo, il segretario nazionale del partito.
Fra le centinaia di bandiere rosse di Rifondazione si è avvertito finalmente un nuovo orgoglio di appartenenza al partito.. I militanti del Prc provenienti da molte delle Federazioni sparse per il Paese si sono uniti nella vivace piazza romana alle altre sigle per contrastare chi, ottenuto lo scettro degli Interni, vuole annientare la democrazia in questo Paese, dividere le persone, puntando a colpevolizzare il diverso, il povero, lo sfruttato, il migrante. Puntando a smantellare diritti e Stato sociale per trasformare lo Stato di diritto in uno Stato di polizia.
Come una mannaia sta per piombare sui diritti umani e sulla popolazione più disagiata, dove i migranti sono nel mirino, già prostrata dalla precedente stretta del ministro Minniti, un infame decreto razzista, già passato al Senato, che trasuda leggi razziali da tutti i pori. Ѐ il problema dei problemi a cui solo con l’unità nella lotta di tutte le forze della sinistra, in affiancamento totale al popolo degli sfruttati, degli emarginati, degli offesi, ci si può opporre. Ma è di queste ore il No al decreto da parte di Dunja Mijatovic, commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa. “Rappresenta un passo indietro in termini di accesso alla protezione per le persone su cui incombono gravi minacce, o che le hanno già subite”.
Il popolo degli Indivisibili ha saputo dare un forte segnale volato in breve oltralpe. Intanto qui si torna alle lotte, partendo da quella piazza bella e da quel popolo che non è più invisibile… e si ricomincia anche da e con Rifondazione !
Alba Vastano
Giornalista
Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute
16/11/2018
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