Olivetti, chiesto il processo per Passera De Benedetti e Colaninno.
Trentatré richieste di rinvio a giudizio per le morti d’amianto all’Olivetti di Ivrea. Un’inchiesta lunga e complessa, sono ventimila le pagine nel fascicolo d’indagine della Procura eporediese. Tra i destinatari del provvedimento, firmato dai pm Laura Longo e Lorenzo Boscagli, ci sono nomi eccellenti, ex massimi dirigenti dell’azienda: Carlo De Benedetti, Corrado Passera e Roberto Colaninno.
I reati contestati sono lesioni e omicidio colposo in riferimento a quattordici morti accertate e alla gravissima malattia di una quindicesima persona. Si tratta di lavoratori che, tra gli anni ’70 e ’90, avevano operato in vari stabilimenti del Canavese: San Bernardo, Scarmagno, Ivrea (compresa la palazzina degli uffici), Agliè. Ad ammalarsi, sono stati soprattutto gli operai che usavano talco industriale di tremolite o gli ex dipendenti che respiravano l’amianto degli intonaci, dei controsoffitti e dei rivestimenti.
Secondo i magistrati, l’azienda sapeva dei rischi ma non fece nulla. C’è uno scambio di lettere, avvenuto nel febbraio 1981, che dimostrerebbe questa conoscenza. Alla richiesta d’analisi di due campioni di «talco» formulata dall’Olivetti, il Politecnico di Torino rispose con i risultati: «La concentrazione di tremolite supera le 500 mila unità per milligrammo, ben oltre, quindi, il limite tollerato di 1000 unità per milligrammo». Il rinvio a giudizio è stato chiesto anche nei confronti del fratello di Carlo, Franco De Benedetti, e dei figli dell’ingegnere, gli unici che hanno presentato memorie difensive alla Procura. Carlo De Benedetti, amministratore delegato e presidente dell’Olivetti dal 1978 al 1996, ha ribadito «la propria estraneità ai fatti contestati» e si è detto fiducioso di chiarire davanti «al giudice per l’udienza preliminare i singoli ruoli e le specifiche funzioni svolte all’interno dell’articolato assetto aziendale», confermando di aver «sempre prestato la massima attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori». Per altri cinque indagati (in totale erano 39) è stata inoltrata al gip la richiesta di archiviazione. Al proposito, il procuratore capo di Ivrea, Giuseppe Ferrando, che ha coordinato l’indagine, ha commentato: «Il vaglio fatto dalla Procura, anche alla luce delle memorie difensive presentate, non ha consentito di effettuare una richiesta di archiviazione se non per posizioni marginali». Dalle pagine del fascicolo emerge come a essere colpiti dalle patologie di sospetta origine professionale (mesotelioma pleurico, mesotelioma peritoneale) siano stati lavoratori addetti a varie mansioni: montaggio delle macchine per scrivere, manutenzione delle macchine utensili, verniciatura e altro. Le fibre di amianto erano presenti nel talco utilizzato per alcune operazioni. Secondo le indagini, però, si disperdevano negli ambienti anche per le condizioni dei locali, compresa la mensa di via Jervis.
L’ex ministro Corrado Passera è interessato dall’inchiesta in quanto consigliere di amministrazione dal 1990 al 1996 e amministratore delegato dal 1992 al 1996. Colaninno è stato amministratore delegato a partire dal 1996. Franco De Benedetti, amministratore delegato dal 1978 al 1989, vicepresidente dal 1989 al 1992 e membro del cda fino al 1993. Il figlio di Carlo, Rodolfo, invece, in quanto consigliere di amministrazione dal 1990 al 1997. Parlare di Olivetti a Ivrea è sempre delicato, perché è una questione che coinvolge i sentimenti profondi di una città che si è specchiata, fino a identificarsi, nella fabbrica di Adriano. Un’azienda all’avanguardia tecnologica e nel rapporto con i lavoratori. Così, si spiega la cautela delle reazioni cittadine. Ma c’è anche chi, come la Fiom, ha aperto uno sportello per raccogliere testimonianze e realizzare un lavoro di ricostruzione della memoria, visti i lunghi tempi di latenza della malattia. «È una pagina tragica di una storia industriale importante – spiega il segretario provinciale Fiom, Federico Bellono –, proprio per questo è necessario che vengano accertare le responsabilità personali di chi ha diretto l’azienda». La Fiom, in un eventuale processo, saranno parte civile.
Mauro Ravarino
19/12/2014 www.ilmanifesto.info
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