Cancro e lavoro, se a pesare sono le diseguaglianze sociali

I tumori legati al lavoro costano tra 270 e 610 miliardi l’anno nei 28 Paesi dell’Unione europea. Lo rivela il libro appena pubblicato dall’Istituto sindacale europeo (Etui), “Cancro e lavoro-Capire i tumori professionali e adottare le misure per eliminarli” (https://www.etui.org/Publications2/Books/Cancer-and-work-understanding-occupational-cancers-and-taking-action-to-eliminate-them). I tumori occupazionali sono la principale causa di morte per i lavoratori nelle società industrializzate e, ogni anno, più di 100 mila persone vengono uccise da esposizione ad agenti cancerogeni nell’ambiente di lavoro. Secondo recenti stime, la quota di tumori di origine professionale rappresenta l’8% di tutti i nuovi casi di cancro (da 6 a 12% per gli uomini e dal 3 al 7% per le donne).

“Questi tumori sono moralmente inaccettabili, poiché potrebbero facilmente essere evitati attraverso misure di prevenzione adeguate”, afferma Laurent Vogel, ricercatore senior presso l’Etui e curatore del libro. “I tumori sono anche fonte di ingiustizie”, sostiene dal canto suo Tony Musu, cofirmatario dell’opera. “L’esposizione ad agenti cancerogeni durante il lavoro – prosegue – è causa di grandi disuguaglianze sociali di salute in Europa, ma anche nel resto del mondo. Gli operai o il personale infermieristico sono molto più esposti a tumori professionali degli ingegneri o dei bancari. Di fatto, la mappatura socio-professionale per i diversi tipi di tumore, mette in evidenza le disuguaglianze sociali”.

Il legame tra il cancro e le condizioni di lavoro è ampiamente riconosciuto e descritto nella letteratura scientifica da più di due secoli. Si è riscontrato che sono diverse centinaia le sostanze cancerogene presenti nei luoghi di lavoro. I livelli di esposizione a tali fattori nocivi sono una fonte importante di disuguaglianze sociali nella salute. In particolare, il rischio per una persona di aver diagnosticato un cancro professionale varia notevolmente a seconda della posizione che occupa nella scala sociale: tanto per esser chiari, per un addetto alla manutenzione o per un operaio edile è più alto di quello dei dirigenti della loro azienda.

Se si confrontano i fondi impiegati nella ricerca e nello studio, rispettivamente, dei fattori genetici e dei fattori professionali che causano il cancro, possiamo vedere che per i primi si spendono notevoli risorse, mentre per i secondi la cifra è ridotta alle briciole, fanno notare i ricercatori. In un articolo pubblicato nel 2018, Aaron Blair e Lin Fritschi sottolineano che nelle principali cinque riviste scientifiche dedicate al cancro, il numero di articoli relativi ai tumori professionali è sceso drasticamente, da circa 80 a 90 per anno dal 1991 al 2003 a circa 30 fino al 2009.

La pubblicazione del libro è il risultato di oltre vent’anni di collaborazione tra i ricercatori Etui di diverse discipline e le reti sindacali. Esso giunge in un momento particolarmente importante, in quanto il processo di revisione dell’acquis europeo nella prevenzione dei tumori legati al lavoro, dopo un lungo periodo di paralisi, è stato fatto rivivere nel maggio nel 2016 con nuove proposte normative per la limitazione del rischio.

L’opera non pretende di essere un’analisi esaustiva di tutti i fattori che vi vengono menzionati, ma esamina piuttosto la situazione attuale, gli esempi pratici di azioni preventive e legislative e il problema della visibilità dei tumori professionali, in particolare nell’ambito dei sistemi d’indennizzo delle malattie professionali. Il suo obiettivo è quello di alimentare il più possibile il dibattito in corso e promuovere la discussione di una strategia ambiziosa per eliminare i tumori legati al lavoro.

Diego Alhaique

11/1/2019 www.rassegna.it

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