Pfas: La Miteni inquina, licenzia, se ne va e adesso ritorna, cambiando maschera, con la complicità della Lega Nord e di Zaia

Pfas: La Miteni inquina, licenzia, se ne va e adesso ritorna, cambiando maschera, con la complicità della Lega Nord e di Zaia

Le sostanze perfluoroalchiliche, cancerogene di tipo B, usate come impermeabilizzanti per tessuti e pentole, che in Veneto hanno contaminato le acque fra le province di Vicenza, Padova e Verona, creando un’emergenza ambientale che riguarda più di 350mila persone, sono una famiglia di composti chimici usati prevalentemente dall’industria.

I fiumi e l’acqua potabile di molti comuni sono inquinati da questi composti che possono causare danni al sistema riproduttivo e ormonale.
Sono acidi molto forti usati in forma liquida, con una struttura chimica che conferisce loro una particolare stabilità termica e li rende resistenti ai principali processi naturali di degradazione.
Dagli anni Cinquanta i PFAS sono usati nella filiera di concia delle pelli, nel trattamento dei tappeti, nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, per rivestire le padelle antiaderenti e nella produzione di abbigliamento tecnico, in particolare per le loro caratteristiche oleo e idrorepellenti, ossia di impermeabilizzazione.
Gli effetti sulla salute di queste sostanze sono sotto indagine, indagine che al momento li pone tra i fattori di rischio per un’ampia serie di patologie.
Si ritiene che i PFAS intervengano sul sistema endocrino, compromettendo crescita e fertilità, e che siano sostanze cancerogene.
Non si tratta di sostanze dagli effetti immediati ma la lunga esposizione è da mettere in relazione con l’insorgenza di tumori a reni e testicoli, lo sviluppo di malattie tiroidee, ipertensione gravidica e coliti ulcerose. Alcuni studi hanno ipotizzato una relazione tra le patologie fetali e gestazionali e la contaminazione da queste sostanze.
L’incidenza del tumore del testicolo aumenta del 2% all’anno nel nostro Paese e in Veneto si registra un incremento più che supera sia la media nazionale che quella dei Paesi scandinavi, fino ad oggi quelli a più alta incidenza per questo tipo di tumore.
Il dato inquietante emerge dall’incrocio dei dati dell’ Associazione italiana registri tumori, con quelli provenienti dai centri di raccolta del Nord Europa, incrocio operato dal professore dell’università di Padova, Carlo Foresta e diffuso da Il Messaggero e dal Quotidiano Salute.
Innegabile una relazione tra le alterazioni della funzione testicolare e il forte i inquinamento ambientale.
In Veneto l’incidenza di questa patologia è di 8,3 casi/centomila su tutti i residenti di ogni età, con incidenza ancora più evidente se si considera la popolazione sotto i 50 anni.
Se smaltiti illegalmente o non correttamente nell’ambiente, i PFAS penetrano facilmente nelle falde acquifere e, attraverso l’acqua, raggiungono i campi e i prodotti agricoli, e perciò gli alimenti.
Ad alte concentrazioni sono tossici non solo per l’uomo, ma per tutti gli organismi viventi: queste sostanze tendono infatti ad accumularsi nell’organismo attraverso processi di bioamplificazione.
Nel Marzo 2018, dopo anni di inascoltate denunce e, in seguito ai risultati dell’indagine commissionata dal CNR, il Consiglio dei Ministri ha infine dichiarato lo stato di emergenza per i PFAS in Veneto e nominato un commissario.
Dal 2010 l’Europa mette in guardia l’Italia rispetto al rischio Pfas nei cibi, anche perché, come é stato riportato in molti pareri di veterinari, dall’industria all’ambiente e dall’ambiente alla catena alimentare, il passo è breve.
Ad accendere i fari sulla presenza dei cosiddetti Pfas, in diversi settori del ciclo industriale della Valchiampo e della Valle dell’Agno, era stata la stessa Regione Veneto con il “Progetto Arzignano Salute 2010”.
A pagina 204 di quel documento si leggeva: “tra le sostanze usate nella industria conciaria (oltre che in molte altre lavorazioni) vi sono i composti organici fluorinati”.
Ben dodici tipi di Pfas erano monitorati da Arpav già dal 2013 e prima del 2013, e a livello internazionale, veniva studiata la loro tossicità. Ovvero i Pfas venivano riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale quali sostanze interferenti con gli ormoni e quali sostanze neurotossiche con bioaccumulo negli organismi viventi.
L’azienda chimica Miteni di Trissino è ritenuta dalle autorità locali la fonte principale dell’inquinamento da Pfas.
Dal 2009, Miteni fa parte del gruppo ICIG,un investitore opportunista che acquista pezzi di grandi conglomerati farmaceutici o chimici che non sono più ritenuti interessanti dai gruppi di origine e che, nel 2009, ha comprato Miteni dal Gruppo Mitsubishi al prezzo simbolico di 1 euro.
Negli ultimi dieci anni Miteni SpA ha sempre chiuso il bilancio in perdita riducendo la forza lavoro del 28%, da 176 a 126 dipendenti.
Il gruppo ICIG è sua volta controllato dalla holding lussemburghese ICI SE (International Chemical Investors) che, alla fine 2016, contava un capitale di 238 milioni di euro.
Alla fine del 2016 invece, le risorse finanziarie con cui Miteni dovrebbe far fronte ad eventuali risarcimenti, erano pari ad appena 6,5 milioni di euro.
Una cifra modesta se paragonata con i soli costi per il rifacimento degli acquedotti che la Regione Veneto stima in 200 milioni di euro.
Ma la Miteni risolve il problema alla radice: dichiara fallimento e procede ai licenziamenti collettivi di 121 lavoratori.
Per i dipendenti dell’azienda, rei di aver aderito ad uno sciopero, indetto dalla RSU in denuncia della situazione di difficoltà in cui versano, incluso il mancato pagamento del residuo degli stipendi da maggio 2018, si prospettano giorni di contrattazione sindacale con l’aggravante che essi devono presidiare gli impianti perché, trattandosi di un’azienda soggetta a legge Seveso, l’alto rischio di incidenti rende necessario un costante monitoraggio e mesi prima della definitiva chiusura.
La notizia viene dopo quella dell’avvio della procedura di fallimento, iniziata il 26 ottobre del 2018, perfetta conclusione di una politica aziendale che è stata sempre quella di tutelare il capitale di fronte al lavoro, alla salute e all’ambiente.
La proprietà non ha mai investito ne sulla fabbrica, ne sui lavoratori, costantemente esposti a rischio contaminazione da Pfas, con le logiche ricadute sulla salute, ed ora vuole sottrarsi alle responsabilità, responsabilità che investono anche la Regione Veneto che mai ha fatto pressioni per impegnare, nella trattativa e nella bonifica del sito, la multinazionale proprietaria di Miteni, la holding lussemburghese Icig.
Dietro questa terribile vicenda ci sono le responsabilità della Lega Nord, che amministra la regione da più di 20 anni e la speculazione della Icig, che si è sempre tenuta lontana dalla questione, pur essendo a conoscenza delle problematiche, ed ora ritorna alla carica, pronta ad acquisire l’azienda in fallimento.
La Regione Veneto, dopo anni in cui ha permesso alla Miteni di agire indisturbata, oggi è parte attiva nelle trattative in corso con la ICIG, che “sta acquisendo dal fallimento la gestione degli stabilimenti con un atto in corso di perfezionamento”.
La Lega si rende complice di operazioni di speculazione economica ai danni di tutta la popolazione della regione, si inchina ancora una volta ad un colosso che prima inquina, poi fallisce, non bonifica, licenzia, se ne va, e poi ritorna cambiando “maschera”, riprende la proprietà garantendo un investimento irrisorio di 1,5 milioni per una caratterizzazione che non serve a nulla.
L’area va bonificata ed i danni sono superiori ai 140 milioni di euro.
Se la ICIG non garantisce tutte le condizioni indicate nella lettera indirizzata alla procura della Repubblica, al prefetto di Vicenza e al Giudice delegato per il fallimento della Miteni Spa, la trattativa non deve neppure iniziare.

Rifondazione Comunista ha chiesto bonifica, riconversione, equa redistribuzione del capitale perché chi inquina deve pagare, non possiamo accettare che, nella logica del profitto, a rimetterci siano sempre i lavoratori ed i cittadini, di fronte a multinazionali che si rifiutano di investire in impianti, migliorie e sicurezza e ad istituzioni che gli permettono di agire indisturbate.
Se la contaminazione sia dovuta ai soli scarti di lavorazione della Miteni finiti nel ciclo dell’acqua, o se sotto lo stabilimento siano state per qualche motivo sversate anni addietro peci di Pfas, che verrebbero di volta in volta risucchiate dall’acqua ogni volta che la falda sotterranea cresce, resta l’interrogativo più grande ed inquietante da risolvere e su cui continueremo a rimanere vigili.
Il 23 ottobre 2018 il Parlamento europeo, riunito a Strasburgo in seduta plenaria, è stato chiamato a votare il report Dantin per la modifica della Direttiva sulle acque potabili.
Il Parlamento ha fallito nel bandire l’uso delle sostanze PFAS, settando un limite di tolleranza troppo alto, contrario allo 0% che proponevano gli emendamenti presentati dal GUE.
I limiti fissati, solo per i Pfas a catena lunga, sono: 100 ng/L per ogni singolo Pfas e 500 ng/L per la somma di tutti i Pfas.
Purtroppo non sono stati fissati limiti per i Pfas a catena corta, quelli tuttora in produzione e più difficili da bloccare con i filtri utilizzati dagli acquedotti.
È stata però accolta la proposta presentata dal gruppo GUE/NGL, che esprime la necessità di aggiornare regolarmente l’analisi del “rischio” man mano che vengono scoperte nuove sostanze contaminanti nell’acqua.
Rifondazione Comunista è in prima linea nella battaglia contro i Pfas e per la difesa di un territorio che, decenni di un’ idea di progresso insensata e catastrofica, hanno massacrato.
Il lavoro fatto da Eleonora Forenza al Parlamento europeo, iniziato con la presentazione dell’interrogazione che denunciava l’inquinamento da sostanze PFAS nelle acque del Veneto occidentale, proseguito con il sostegno agli emendamenti sulle direttiva acqua potabile, relativi al limite 0% e che continuerà, nella difesa di ambiente, salute e per un modo diverso di produrre, è legato a doppio filo al percorso iniziato nei primi anni novanta, con il lavoro di indagine, studio e denuncia, su tutte le attività industriali inquinanti, di Luciano Ceretta, segretario all’epoca della federazione vicentina del Partito.
Luciano Ceretta fu un attivista ambientale e un Compagno di altissimo valore; nel 1995, quando era consigliere provinciale, presentò un’interrogazione su quella che oggi si chiama Miteni, preoccupato della storia che questa azienda portava con sé dagli anni 70, quando si chiamava Rimar ed era già stata ritenuta responsabile di un gravissimo inquinamento; chiese e ottenne, dalla giunta di allora, un serio protocollo di controllo sull’intero ciclo produttivo dell’azienda, preoccupato che una fabbrica sotto direttiva Seveso fosse lasciata libera di gestire in proprio, a fondo perduto, sostanze tossiche, mediante nuova concessione prorogata per altri 5 anni.
Non si parlava esplicitamente di Pfas, ma, se lo stesso zelo lo si fosse mantenuto negli anni, da parte di altri amministratori, si sarebbe potuti intervenire quanto meno con una parziale bonifica del sito.
Se oggi, sicuramente troppo tardi, la battaglia NoPfas arriva sui media e al Parlamento europeo, è merito del lavoro importante di controllo fatto dai nostri consiglieri provinciali e regionali, quando il PRC era presente nelle aule consiliari; dai nostri segretari di circoli e di federazione, nei comitati e nella associazioni ambientaliste, perché da sempre il PRC ha cercato di contrastare politiche distruttive e ha denunciato connivenze e silenzi, primo fra tutti quello della a Regione Veneto.

https://left.it/2018/08/28/lacqua-e-vita-ma-non-in-veneto-le-mamme-nopfas-contro-linquinamento/

http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=33322

http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=35399

https://www.facebook.com/rifondazione.comunista/posts/10155390178902019/

http://nopfas.it/category/rifondazione-comunista-sui-pfas/

http://www.rifondazione.padova.it/2016/04/comunicato-stampa-prc-vicenzaveronapadova-inquinamento-da-pfas-la-risposta-necessaria/

https://www.vicenzapiu.com/leggi/alberto-peruffo-gianpaolo-bottacin-roberto-fogagnoli-prc-vicenza/?fbclid=IwAR06uR9mA45QsTgXLQfHkbaikFaf_ZYq2K3kKuEE65JsrlqgQmn3dLgY_c4

https://www.vicenzapiu.com/leggi/pfas-elena-mazzoni-prc-la-miteni-ritorna-cambiando-maschera/?fbclid=IwAR09IaoyE2pxmK3kwoOQs6iEa-e_Zua2L_b0gs_PLjxbDHRpaWu-98p-2v0

Questo lavoro, e la battaglia NoPfas del Partito della Rifondazione Comunista, sono dedicati al Compagno Luciano Ceretta, che per anni è stato voce critica, coraggiosa e tristemente inascoltata.
Ringrazio il compagno Roberto Fogagnoli che mi ha fatto scoprire chi fosse.

Elena Mazzoni

Responsabile nazionale ambiente PRC

candidata alle elezioni europee nella lista LA SINISTRA, circoscrizione nord est

30/4/2019 www.rifondazione.it

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