Europa alla deriva. Una via d’uscita fra establishment e sovranismi

Europa alla deriva

Il nuovo libro di Marco Bersani, Attac Italia

Introduzione

Non vi è dubbio che l’Unione Europea stia attraversando la crisi più profonda dalla sua nascita, per diverse ragioni. La Brexit, qualunque ne sarà l’esito, rappresenta il primo passo indietro nel processo d’integrazione europea. La disuguaglianza in Europa è in aumento, tra ricchi e poveri, nonché tra regioni e paesi. La prosperità, che un tempo l’Unione europea aveva promesso come base stessa della propria esistenza, è accessibile a un numero sempre minore di persone. Due decenni di politiche di austerità hanno profondamente eroso lo stato sociale che costituiva l’originalità del processo di sviluppo europeo, intaccando diritti del lavoro, diritti sociali e beni comuni. Mentre basta una nave con non più di qualche decina di migranti a bordo per provocare l’impasse dell’intero continente.
Invece che fattore di integrazione, l’Unione europea è oggi soprattutto un motore di divisione.

Oggi, più che un processo capace di guardare al futuro, si presenta come un coacervo di frustrazione sociale, che mette assieme la delegittimazione delle élite, che sinora l’hanno governata, e un bisogno di appartenenza spesso declinato su elementi identitari, xenofobi e razzisti.

Chiusa per ora, con la drammatica sconfitta dell’esperienza greca, ogni ipotesi di ribellione che metta in discussione la struttura delle politiche liberiste e la trappola del debito sulle quali l’Ue si fonda, oggi lo spazio politico europeo sembra interamente conteso tra gli oligarchi di Bruxelles, custodi dell’ortodossia del pareggio di bilancio, da una parte, e forze politiche variamente populiste, sovraniste e nazionaliste dall’altra.

Uno scontro tanto acceso dal punto di vista mediatico quanto privo di conflitto politico reale. Nessuno dei contendenti mette, infatti, in discussione la struttura delle politiche liberiste; la competizione avviene solo sui luoghi del comando da cui realizzarle.
Una contesa sullo spazio -Europa/nazione- che lascia immutato il tempo delle scelte, sempre dettate dagli indici di Borsa del giorno successivo.

Di fronte al peggioramento delle condizioni di vita di gran parte della popolazione e alla perdita di appartenenza sociale provocate da decenni di politiche di austerità, la risposta sovranista appare a molti – anche a sinistra- un percorso possibile.

Anche perché occupa uno spazio lasciato vuoto per decenni da una sinistra, variamente articolata, che, grazie alla completa interiorizzazione della narrazione liberista, ha minato alle fondamenta il proprio blocco sociale, fino a determinare la propria irrilevanza dentro le istituzioni e la propria ininfluenza dentro la società.

Ma davvero il campo è interamente occupato da questi due contendenti e a noi non resta che sederci sugli spalti, dividendoci fra tifoserie? O è giunto il momento di scavalcare le transenne e invadere il terreno di gioco? E’ possibile un’altra strada fuori dalla falsa dicotomia tra sostenitori dell’Unione Europea di Maastricht e fautori di un ritiro dentro i confini nazionali?

Questo saggio prova ad indicare le tracce di un percorso che riapra l’orizzonte delle possibilità.

Partendo da due consapevolezze.
La prima è che finché un nuovo orizzonte politico e culturale di principi, di governo della società, di creazione della ricchezza, di concezione dei rapporti sociali, di trasformazione delle relazioni uomo/donna e uomo/natura, di riappropriazione della democrazia rimarrà inarticolato e non riuscirà a generare una mobilitazione di massa, l”imprinting’ di questi decenni continuerà a far sembrare le idee neoliberali come unica saggezza convenzionale che l’opinione pubblica ha più facilità a percepire e a cui finisce per aggrapparsi.

La seconda è che occorra un processo di radicale inversione di rotta: stracciare il trattato di Maastricht e uscire dalla trappola del debito, non per rinchiudersi nei confini nazionali, ma per costruire una nuova casa europea basata sull’uguaglianza, sul diritto al reddito per tutti, sulla riappropriazione dei beni comuni e della ricchezza sociale prodotta, sulla riconversione ecologica della società, sulla democrazia partecipativa.

Buona lettura e un’unica avvertenza, rivolta alle donne e agli uomini che non hanno rinunciato a voler cambiare il mondo: in ogni caso, la trasformazione non sarà un pranzo di gala.

3/5/2019 www.italia.attac.org

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 39 di Marzo – Aprile 2019. “Si scrive acqua, si legge democrazia

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