Salvini, i rubli e il Partito democratico
Un vicepresidente del consiglio che si fa accompagnare all’estero e in incontri ufficiali da un personaggio come Savoini che chiede soldi a nome del partito dovrebbe dimettersi. Che dichiari che il suo uomo di fiducia c’era a sua insaputa è ridicolo. Senza particolare simpatia per il sito americano di un giornalista che invoca l’estradizione di Assange e che dovrebbe spiegare da dove viene la registrazione, quanto emerso è più che sufficiente per una campagna politica contro Salvini. Detto questo anche in questo caso il Pd riesce a attaccare Salvini con argomentazioni non condivisibili.
Zingaretti invoca la fedeltà a Stati uniti e Nato presentati, incredibilmente, come incarnazioni del «tessuto del multilateralismo internazionale».
Tralasciamo che gli Usa di Trump (e Bannon) con Salvini vanno d’accordo e sono ostili all’Ue più di Putin. Ma come si fa a presentare gli Stati Uniti e la Nato come incarnazioni del multilateralismo dopo decenni di guerre, aggressioni militari, destabilizzazioni, violazioni del diritto internazionale, boicottaggio e umiliazione dell’Onu e delle agenzie internazionali? Anche in politica estera Zingaretti non ha il coraggio della discontinuità. Nulla da spartire con Corbyn o Sanders che anche in politica estera con toni diversi danno voce al pacifismo, al vero multilateralismo e esprimono una netta rottura con la propensione occidentale a destabilizzare o radere al suolo interi paesi.
Purtroppo il Pd non pare rifarsi neanche alle migliori tradizioni socialdemocratiche europee o a quelle «autonome» italiane della «prima repubblica». Zingaretti dice in sostanza: cari americani siamo noi i sudditi più zelanti, non fidatevi di Salvini. L’accusa di Zingaretti a Salvini è di essere «traditore della Nato». Verrebbe da esclamare: magari! In realtà – come ha ben spiegato Alberto Negri su il manifesto – «obbedisce alle grandi strategie degli Stati Uniti». La Lega come il Pd ha difeso strenuamente l’acquisto degli F35 , l’aumento delle spese militari al 2% del Pil, è favorevole alle basi Usa e al riarmo nucleare atlantico, dice di essere contro le sanzioni alla Russia ma poi si accoda e manda i nostri caccia alle esercitazioni nei Paesi baltici. La Lega andrebbe attaccata per il suo sovranismo da operetta che si esercita solo verso i migranti mentre nei confronti della Casa Bianca, di Israele o delle monarchie fondamentaliste del Golfo fa l’inchino. L’articolo di Zingaretti è in continuità con la storia recente della ex-sinistra italiana che nell’involuzione Pds-Ds-Pd ha talmente cercato di legittimarsi a Washington o a Bruxelles e Berlino da far venire la nostalgia di Craxi e Andreotti. Con questa attitudine diessini e piddini portarono per la prima volta l’Italia repubblicana in guerra venti anni fa nella ex-Jugoslavia e han fatto quasi sempre a gara con il centrodestra nel mostrarsi fedeli agli Usa. Segnalo per le conseguenze nefaste, che fu il Pd a premere per la «guerra giusta» (titolo de l’Unità) alla Libia accodandosi a Sarkozy, Cameron e Hillary Clinton. Di recente il sostegno a Guaidò, il pupazzo golpista di Trump, è stato tragicomico. Per non parlare dell’Ucraina: proprio in questi giorni l’ambasciatore era in tribunale per esprimere solidarietà all’assassino di Andrea Rocchelli. Si riproduce la stessa modalità della lotta contro Berlusconi. Il centro-”sinistra” cerca di accreditarsi come più “serio”, responsabile, subalterno e obbediente.
Non pretendo dal Pd dichiarazioni di antimperialismo ma almeno che si schieri come Brandt, Palme, La Pira o Berlinguer (con un occhio a Comiso ’80) per la distensione e la cooperazione tra i popoli. Che chieda la fine delle sanzioni alla Russia e che la Nato la smetta di accumulare truppe e armi ai confini di un paese che comunque ha la memoria di avere subìto 27 milioni di morti per fermare Hitler. E che non sostenga l’aumento delle spese militari come chiedono Usa e Nato e come si sono impegnati a fare Gentiloni e Conte (ricordate Pertini: “svuotiamo gli arsenali”?). E che chieda che l’Italia aderisca al trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari (cosa che non hanno fatto i governi Gentiloni e Conte allineati con la Nato). Invece assistiamo alla patetica gara di fedeltà. Un regalo a Salvini che invece di essere inchiodato ai
gravi fatti finora emersi rischiamo che passi per «grande politico» che cerca di affermare un ruolo autonomo dell’Italia nel mondo.
Preso atto che questo continua a essere il Pd anche sul piano della politica estera emerge la necessità di una sinistra autonoma che non si faccia arruolare e che si batta per la pace, il disarmo, la solidarietà tra i popoli.
Maurizio Acerbo
segretario nazionale Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
16/7/2019 https://ilmanifesto.it
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