Quel che dev’essere la Giornata del 3 Dicembre
Quest’anno la ricorrenza del 3 Dicembre, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, avrà per l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) un sapore particolare. La nostra Associazione, infatti, sta per compiere cent’anni e nel prepararci a questo importante anniversario, che celebreremo nel 2020, viene naturale rivolgere lo sguardo alla strada fin qui compiuta e, contemporaneamente, spingersi col pensiero verso nuovi, ambiziosi orizzonti.
Il 3 Dicembre la comunità umana è chiamata a riflettere sulla condizione delle persone con disabilità. Si tratta certamente di un prezioso momento di incontro e di dialogo. Guai, però, se tutto si riducesse a qualche discorso celebrativo e a un paio di interventi di facciata. Una giornata come questa ha davvero valore solo se riesce a lasciare un segno, contribuendo ad abbattere le barriere di ogni tipo che ancora ostacolano il pieno inserimento delle persone con disabilità nel tessuto sociale.
Negli ultimi anni, sarebbe ingiusto negarlo, molto è cambiato. E le differenze si misurano, prima di tutto, in termini culturali. Siamo passati dal pietismo alla partecipazione e le idee stereotipate del passato stanno, seppur lentamente, cedendo il posto a rappresentazioni della disabilità più rispettose e realistiche.
Non solo. Quasi ogni settimana veniamo contattati da istituzioni, aziende, associazioni, studenti universitari e imprese culturali che intendono occuparsi di accessibilità e che chiedono la nostra collaborazione. Sono segni preziosi, che fanno ben sperare e che ci spingono a guardare al futuro con fiducia. Bisogna però essere attenti, perché questa sensibilità verso la condizione delle persone con disabilità non si disperda in mille rivoli e soprattutto non rimanga confinata al piano delle buone intenzioni. Servono progetti coraggiosi e concreti. E servono risorse, anche economiche.
Se indubbiamente le nuove tecnologie hanno dischiuso possibilità impensabili anche solo un decennio fa, va pur detto che permangono settori di grande criticità.
Tra questi, le difficoltà nello studio e nell’inserimento lavorativo (con strutture scolastiche spesso inadeguate e aziende che faticano a puntare sull’innovazione), le fatiche quotidiane legate alla mobilità (specie in una città grande e complessa come Torino), il timore che alcune conquiste sociali ottenute a fatica e dopo anni di dure battaglie possano venir messe in discussione dalla crisi economica e da una politica spesso poco attenta, malgrado gli annunci, alla reale condizione di chi è più fragile.
Questi nodi, di estrema complessità, richiedono risposte sistemiche. Dobbiamo uscire dal nostro guscio, superare le diffidenze e lavorare insieme: tra Associazioni e al fianco delle Istituzioni.
Come Unione Ciechi siamo pronti a dare il nostro contributo e invitiamo chi ancora non ci conosce a venirci a trovare: scoprirà un mondo fatto di limiti oggettivi, ma anche di insospettabili risorse.
Giovanni Laiolo
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