Narrazioni volte a denunciare uno presunto spreco di risorse a favore dei migranti, con confronti improvvisati tra le condizioni dei pensionati più poveri, e comunque le condizioni di tutte le periferie sociali, rispetto a una presunta ‘posizione di vantaggio’ dei migranti stessi”. La denuncia di Mario Morcellini, ordinario di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi alla Sapienza di Roma è di qualche giorno fa ed è stata fatta nel corso di una convegno dedicato al modo in cui i media italiani si sono occupati di recente di immigrazione. Morcellini ha parlato di una “cinica campagna di marketing antisociale finalizzata a una sconvolgente guerra tra poveri”. In altre parole: informazioni false in tutto o in parte diffuse a scopo propagandistico. Come quella secondo cui gli immigrati reclusi nei centri di accoglienza percepirebbero 40 euro (cifra di venti volte superiore a quella reae).
Una ricerca della Fondazione Leone Moressa, realizzata col sostegno di Open society (il titolo è “Il valore dell’immigrazione”), smonta la costruzione propagandistica e, nel contempo, estende la responsabilità di questo racconto a senso unico ai principali quotidiani nazionali. Non perché diffondano informazioni inesatte, ma perché assecondano l’idea che l’immigrazione sia una perenne emergenza. Tacendo, o trattando in maniera episodica, i dati sull’enorme contributo che gli immigrati danno all’economia italiana.
Parte della ricerca è stata dedicata all’analisi degli articoli sul tema immigrazioneapparsi tra gennaio e giugno del 2014 su La Repubblica, il Corriere della Sera e il Sole 24 ore. Un’analisi, dunque, dell’informazione italiana di maggiore qualità e diffusione, su testate al di sopra di ogni sospetto di “cinico populismo”. Che, però, si occupano dell’immigrazione quasi sempre sull’onda della cronaca e raramente dedicano approfondimenti ai suoi aspetti positivi. L’immigrato continua a essere soprattutto il protagonista di fatti di criminalità o il disperato che sbarca a Lampedusa.
Che i quotidiani selezionino i temi a partire dalla cronaca è del tutto normale. E dunque non sorprende che nei primi mesi del 2014 – mentre era in pieno svolgimento l’operazione Mare Nostrum e la memoria della tragedia del 3 ottobre 2013 era ancora fresca – molti articoli siano stati dedicati al tema degli sbarchi. Il fatto è che questa attenzione alla cronaca appare assolutamente prevalente: alle tematiche economiche è stato dedicato appena il 12 per cento degli articoli. Anche il Sole 24 ore, cioè un quotidiano specializzato, quando si occupa di immigrazione dedica ai temi economici un articolo ogni cinque.
La ricerca colpisce al cuore lo stereotipo – che è alla base della campagna populista denunciata da Mario Morcellini – secondo cui per l’Italia “’immigrazione è solo un costo”. Al contrario – come ha spiegato Enrico Di Pasquale, uno degli autori dello studio – la differenza positiva tra le spese e le entrate è pari a 3,9 miliardi di euro. I dati parlano chiaro. E dicono tra l’altro che gli stranieri che vivono e lavorano in Italia producono l’8,8 per cento della ricchezza nazionale, una cifra che si aggira attorno ai 123 miliardi di euro. I contribuenti stranieri sono (dato 2013) 3,5 milioni e apportano un gettito complessivo di 6,7 miliardi di euro. Il saldo positivo di 3,9 miliardi è determinato dal fatto che, essendo mediamente più giovani degli italiani, incidono meno sia sul sistema sanitario, sia su quello pensionistico.
Non è un caso che la ricerca si concluda con “nove raccomandazioni” rivolte a giornalisti e operatori del settore per aiutarli a dare un’immagine dell’immigrazione più aderente alla realtà dei fatti. La prima è di trattare gli immigrati non più come “problema” ma come componente della società italiana.
31/1/2015
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