Informatica nel 2020

Avrete sentito parlare della “bestia” di Salvini. Non parlo di lui ma della sua organizzazione informatica, smascherata dal mitico e ormai celebre Alex Orlowski che, intervistato più di una volta da Report in merito alle organizzazioni neofasciste nel web, si è dato da fare procurando prove utili a fare denunce penali.

Mentre Salvini usa uno staff all’avanguardia per saturare di fake news i social italiani, mentre i nazisti dell’Illinois si scambiano memi di omicidi, pedofilia e torture e si organizzano sui social per spargere il CoVid, mentre il mondo corre veloce su un cavo in fibra ottica, molti italiani non sanno nemmeno in cosa consista la fibra ottica e ti guardano come fossi un alieno se ti azzardi a nominare il semplice tasto shift.

È una colpa non sapere tutto? Certo che no, ed è anche una questione di attitudine. Ma quando c’è un rifiuto a priori anche delle nozioni più ovvie allora non si parla più di attitudine, e se questo influenza la situazione politica e sociale allora c’è di che riflettere.

Tanti, anche giovanissimi, hanno il rifiuto dell’informatica, che equivale ad un rifiuto dell’informazione, ovvero della cultura. Cioè si rifiutano di ascoltare nozioni, anche le più basilari, di una determinata materia. Chi della politica e chi invece dell’informatica.

Talvolta persino coloro che si adoperano per la cultura e citano nozioni antiche (importantissime), viceversa ripudiano lo sforzo di studiare una materia nuova che ormai tanto nuova non è. E siccome accade anche a persone che culturalmente stimo molto, questo mi fa parecchio angosciare.

Perché non vogliono saperne di tecnologia ma hanno lo smartphone. Che è come guidare la macchina ma rifiutarsi di distinguere il serbatoio dal radiatore. E così restano sommersi dai miasmi tecnologici e si fanno facilmente manipolate ed usare senza accorgersene.

E poi esistono quelli del versante diametralmente opposto, i fighetti neo-bauscia, cioè il tipo di tecnici di cui si è avvalsa la lega, che si atteggiano a superiori perché sedicenti esperti di marketing, quando invece spesso si limitano per lavoro a nozioni tecniche di installazione ed uso di sistemi operativi, programmi e strumenti vari, confondendo il marketing con la comunicazione e sottovalutando del marketing la materia principale: la sociologia.

Devo ammettere però che questo errore, lo staff de “la bestia” non l’ha fatto, anzi, ha schifosamente cavalcato l’ignoranza gettando benzina sul fuoco della rabbia sociale. La loro ottusità piuttosto risiede nelle conoscenze di storia e di diritto, ma questo è un altro discorso.

Del bauscia tecnologico, che prendendo come idolo Briatore preferisce comprarsi un Suv piuttosto che garantirsi la salute, e lavora per l’oscurantismo leghista anziché ambire ad un mondo migliore, mi riprometto di parlare in un altro contesto. Qui nel primo articolo della serie mi concentro sul problema che ci affligge da dentro: La netta inferiorità tecnologica della (vera) sinistra rispetto alla destra. E non è un problema economico né tecnico, è solo una questione di attitudine.

La mia generazione, che non è pensionata ma neanche, come si suol dire, “bimbaminchia” o “gggiovane” che dir si voglia (giovane a vent’anni? Solo un bimbominchia non si offende, a trenta poi vien la nausea) si distingue anch’essa per, nella maggioranza dei casi, la più totale ignoranza in materia che spesso nasce dal rifiuto dello studio in generale, in altri casi dal rifiuto della tecnologia in quanto tale.

Mentre in una percentuale inferiore ci sono molti conoscitori del lato tecnico ma completamente ingenui e spesso semplicisti e presuntuosi sul piano politico. Quelli, per capirsi, che ritengono il comunismo una fissa da boomer (chiedetevi cosa intende la generazione z quando usa il termine boomer) e pensano che il loro benessere derivi dal capitalismo europeo contemporaneo.

Per tutti coloro che rifiutano la tecnologia ci tengo a spendere alcune parole: Anzitutto sappiate che vi capisco. Io che nasco nell’era di MSdos, dei cartoni animati, la Playstation, il Tamagotchi e tutte queste boiate che piacevano solo perché da bambino (e pure da adulto) sei dipendente dai colori vivaci, oggi pur usando un computer ho la nausea dopo due misere ore di desktop.

Si, perché io uso per lo più un pc desktop e quando ho finito lo spengo e non voglio sentir nemmeno parlare di Android, monitor e radiazioni luminose se non strettamente necessario. Meglio un buon libro. Magari però almeno qualche volta apro un libro di nozioni informatiche e cerco di capire che cosa sto usando da trent’anni, così da usarlo al meglio ottimizzando i tempi. Android compreso perché comunque, seppur lo usi poco, ce l’ho e mi segue ovunque.

E anche perché bisogna, per coerenza politica se la si vuole avere, capire cosa si sta usando se lo si usa anche solo per lavoro, e quantomeno come evitare di fare danno, visto che le cose costano ed il consumismo di tecnologie lo facciamo pagare sul lavoro a dei minorenni: dei minatori che spesso, nella maggioranza di casi, non superano i 15 anni di vita grazie a noi. E se già mi vien difficile accettare l’idea quando uso Wikipedia, pensate quanto possa sentirmi stronzo nell’immaginare che tanti ragazzini crepino per permettere a me di cazzeggiare.

Senza contare che è inutile affannarsi a lottare contro Salvini e la destra se quelli gareggiano con un AK47 e noi non ci esercitiamo nemmeno con la fionda. O, per fare un esempio meno bellico, se ci illudiamo di battere una Ducati pedalando.

Ma non è mia intenzione demonizzare nessuno, anzi, immedesimandomi in chi fatica a destreggiarsi, vorrei trasmettere almeno le nozioni più semplici e qualche malizia, a chi avrà la pazienza di leggere, cercando di dare una prima infarinatura di tecnologia per facilitare la vita a chi non ha quest’attitudine. È con questo scopo che, pur essendo solitamente dedito alla narrativa, mi accingo, fuori dalla mia attitudine, a curare questa piccola rubrica nella speranza di diffondere, proprio in qualità non di tecnico ma piuttosto di utente avanzato, maggiore chiarezza.

La prima nozione, introduttiva, passa per un ragionamento poco informatico e molto sociale:

La tecnologia non è solo informatica. Anche il trattore o la catena di montaggio sono tecnologie. Innovative per la loro epoca. Sconvolsero il mondo, il lavoro e persino la salute della società.

Gli scompensi causati dalla tecnologia hanno prodotto conflitti profondi. E gli operai, così come i braccianti, sul posto di lavoro lottavano per impadronirsi dei mezzi di produzione.

E oggi? Li rifiutiamo e li lasciamo al padrone? Per me non ha senso. Come non ha senso fare il bauscia del marketing non ha senso nemmeno, viceversa, avere il rifiuto delle nozioni e tornare all’età del bronzo per ripicca, magari rinunciando alla salute per ripudiare i grandi produttori di farmaci, come va di moda tra i noVacs.

Questa peraltro è la prima volta in cui la tecnologia è a portata di tutti. Il trattore e la catena di montaggio non erano per tutti. Forse l’unica scoperta altrettanto socialmente orizzontale fu il fuoco. Oggi noi non rifiutiamo certo il fuoco. Anzi, come si dice, facciamo a chi ce l’ha più lungo.

Perciò, tornando all’informatica, una breve infarinatura può certamente passare dal metodo di utilizzo degli strumenti informatici ovvero per dirla in musica dal correggere il “metodo” di utilizzo e “l’intenzione”, per poi addentrarsi nel web senza il quale oggi non si fa politica, e magari temi più specifici come la SEO, che non spiegherò adesso. Vi basti sapere che non è un lavoro complesso da capire, che l’ho praticato anche in questo post, e che molti di voi potrebbero non essersene accorti. 😉

Perciò, sperando di avervi quantomeno incuriosito, mi preparo a scrivere le prossime puntate in cui, con la medesima semplicità, cercherò di spiegare in maniera un po’ differente e più sessantottina, cosa abbiamo tra le mani e come possiamo usarlo, ad esempio per gestire meglio un blog o un social ma anche per lavoro e persino a favore della propria salute. Fino a toccare temi importanti come il 5G ed i motivi del conflitto mondiale che, anche su questo tema, si sta scatenando.

A tal proposito: qualcuno si domanderà perché mi ostini a spiegare certe cose a dei boomer disinteressati quando potrei cavalcarne il vantaggio. Anzitutto perché gli dobbiamo qualcosa: senza di loro oggi non saremmo qui, e non mi sembra giusto lasciare nessuno indietro. E poi perché non parlo solo ai boomer. Ma soprattutto: perché sono convinto che né vada della nostra sopravvivenza. Di tutti noi. Perbcapire meglio questo concetto vi invito a leggere i prossimi articoli.

Un saluto e alla prossima dal vostro Delfino virtuale.

Delfo Burroni

Collaboratore di Lavoro e Salute
26/8/2020

Pubblicato sul numero 8/9 settembre 2020 www.lavoroesalute.org

Puoi leggerlo anche in versione interattiva: http://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-settembre-2020/

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