Perché il rifugio solidale di Briançon continui a vivere!
Negli ultimi cinque anni più di 11.000 uomini, donne e bambini costretti all’esilio hanno attraversato, a rischio della loro vita, la frontiera alpina franco-italiana, di notte, al freddo dell’inverno, in mezzo a montagne di cui ignoravano i pericoli. Tutti sono transitati, per una o due notti, a Briançon, breve tappa nel loro viaggio migratorio.
Uno slancio di solidarietà, svolto da migliaia di volontari e organizzato da alcune associazioni, con il sostegno della città e della Comunità dei comuni del Briançonnais, ha permesso di ospitare e accogliere degnamente queste persone. Il rifugio solidale, installato in un edificio messo a disposizione dalla Comunità dei comuni e gestito dall’associazione Refuges Solidaires, mette al sicuro per qualche giorno, da tre anni, gli esuli di passaggio. Qui, grazie all’azione dei volontari, le persone ricevono cure, cibo, vestiti, consulenze legali sul diritto d’asilo e calore umano. Si tratta di un’iniziativa di accoglienza esemplare riconosciuta dai media del mondo intero e riconosciuta con l’attribuzione all’associazione Tous Migrants della menzione speciale del premio dei Diritti umani del 2019 da parte della Commissione Consultiva francese dei Diritti umani.
Tutto questo è oggi messo a repentaglio dalla decisione del nuovo sindaco di Briançon e presidente della Comunità dei comuni, Arnaud Murgia, di chiudere il rifugio solidale e il locale tecnico delle maraudes [pattuglie di soccorso]. Infatti la convenzione sull’occupazione del luogo, scaduta il 30 giugno scorso, non sarà rinnovata dalla nuova giunta comunale, che ha inviato al rifugio solidale un’ingiunzione a lasciare i locali entro il 30 ottobre. Il sindaco ha ribadito questa ingiunzione senza lasciare alternative in occasione di un incontro con i responsabili del rifugio che ha avuto luogo, su loro richiesta, lunedì 14 settembre. Il rifugio solidale e il locale tecnico delle maraudes sono così pressantemente minacciati di chiusura. Si tratta quindi di un intralcio grave alle operazioni di salvataggio e di accoglienza degli esuli.
Questa decisione mette in pericolo, all’evidenza, la vita degli esuli che attraversano la frontiera franco-italiana. In effetti è grazie alle maraudes, sostenute da Medici del Mondo, che centinaia di esuli persi, estenuati, in ipotermia, hanno potuto sfuggire alla morte. Senza le maraudes, il bilancio di cinque esuli morti e tre disabili a vita, che la regione ha conosciuto negli ultimi tre anni, sarebbe stato ancora più terribile. La decisione del sindaco costituisce un grave intralcio alle operazioni di salvataggio e di soccorso in montagna. Altra conseguenza sarà quella di mettere gli esuli sulla strada, non lasciando loro altra soluzione che dormire all’aperto, benché le temperature di notte a Briançon siano già intorno allo zero e sia fisicamente impossibile passare la notte all’aperto in pieno inverno.
In questo modo il sindaco di Briançon crea le condizioni di un vero e proprio dramma umanitario, con nuovi morti in montagna, alle porte del nostro paese. E la responsabilità morale sarà interamente sua.
Aldilà di questo, si tratta di una grave violazione del diritto di associazioni e volontari di organizzarsi per portare soccorso. Esigendo la chiusura di questi due luoghi complementari e indispensabili al buon funzionamento delle operazioni umanitarie, il nuovo sindaco vuole indebolire l’ecosistema associativo e di volontariato locale, e volta le spalle, per ragioni ideologiche, alla più elementare solidarietà montanara. Questo atteggiamento fa da eco ai recenti divieti di distribuzioni alimentari nel territorio di Calais, alle multe a volontari umanitari durante il lockdown e, in modo più ampia, agli ostacoli sempre più imponenti contro le azioni associative e collettive, come documentano diverse ricerche.
Il dovere di assistenza a persone in pericolo è un dovere morale e giuridico: si impone a tutti i cittadini, alle associazioni ma anche e soprattutto alle collettività territoriali e allo Stato. Il fatto che i Governi europei non rispettino i loro obblighi di accoglienza e soccorso alle persone e che chiudano volontariamente gli occhi sui drammi umani che l’attualità propone quotidianamente, dal Mediterraneo alle montagne, non può giustificare nessuno.
Noi, volontari e associazioni attive in loco, tra cui Refuges Solidaires, Tous Migrants, Secours Catholique, Médecins du Monde, siamo scandalizzati dalla decisione unilaterale del nuovo sindaco e lanciamo un appello affinché il Briançonnais non diventi un cimitero. Non ci siamo rassegnati. Per evitare nuovi drammi, continueremo ad accogliere, a soccorrere e a esigere il rispetto dei diritti degli esuli.
Perché rifiutiamo che le nostre montagne diventino un cimitero, al pari del Mediterraneo, perché rifiutiamo che una persona, chiunque sia, si ritrovi per strada, chiamiamo i cittadini, le associazioni, le istituzioni, i rappresentanti municipali, le collettività a sostenere la nostra battaglia per mettere a disposizione locali indispensabili all’accoglienza di persone esiliate e in situazione di difficoltà, per far rispettare i loro diritti fondamentali e per arrestare i procedimenti contro i volontari, i difensori dei diritti e le associazioni.
Primi firmatari dell’appello: Herrou Cédric, Xavier Malle (vescovo), Edgar Morin, Etienne Balibar, Lilaian Thuram, Pinar Selek.
Qui è possibile firmare l’appello e leggere il testo in francese.
28/9/2020 https://volerelaluna.it/
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