A cosa serve l’informatica
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Prima di capire come usarla bisogna rimettere in discussione le cattive abitudini e capire a cosa può servirci l’informatica oggi, in pratica.
A cosa serve tutta questa vagonata di tecnologia che ci ha riempito la vita? Solo a pubblicare sui social qualcosa che viene letto da chi la pensa già come noi? Siamo sicuri che il nostro interesse sia fare mera opera di convinzione?
Mi spiego meglio:
Partiamo dal rimettere in discussione le nostre convinzioni e abitudini al di là della tecnologia.
Come molti di voi ho sempre ritenuto importante la politica, nello specifico la difesa ed il miglioramento delle condizioni di vita cosiddette democratiche. Da qui devo partire.
Permettetemi quindi un esperimento concettuale forse un po’ eccessivo ma necessario a chiarire il concetto successivo.
É possibile considerarci una società democratica? Democrazia significa in sostanza governo di popolo.
Ma il popolo non solo non governa, secondo me per adesso non ne é neanche in grado altrimenti non avremo neanche più bisogno di un parlamento.
Perciò ad oggi, anche per non ergermi sopra il resto della specie, mi ritengo io stesso colpevole o quantomeno complice.
Ho criticato politici, preteso dei diritti, propagandato idee incazzandomi nel notare che queste non venissero prese nemmeno in esame dai più.
E intanto ho confuso la propaganda, cioè l’informazione, con la vera politica.
La politica sottende la pratica di governo, inteso come gestione delle cose collettive. E per governare bisogna avere presenti tutti i settori che riguardano lo stato:
Quanta acqua abbiamo, quanta energia consumiamo, eccetera.
Vorrei sapere quanti di noi, politici compresi, sono in grado di sapere la cifra approssimativa di Kilowatt/ora cui necessitiamo nel mondo, o anche solo in Italia, nella propria regione o nel proprio comune, e quanto vale in termini di PIL.
Insomma in questa famiglia umana, quale percentuale dello “stipendio” collettivo se ne va in energia piuttosto che in altro? Per quanto riguarda l’energia ve lo dico io:
l’Italia consuma 300 Terawatt, ovvero più di 300 miliardi di kw/ora all’anno. Tenete presente che la maggior parte di voi in casa ha un contratto da 3,5kw/h e fate due conti.
Ad ogni modo prima dell’era informatica non potevamo sapere certe cifre, o almeno immagino che solo pochi esperti potevano godere dell’accesso a tali nozioni.
Oggi però non abbiamo scuse. E così come possiamo usare un computer con Excel per fare i conti familiari, così potremmo usarlo per avere una idea della contabilità pubblica. Almeno quella di base, educando le nuove generazioni a saper fare altrettanto con maggior semplicità.
Ma non lo facciamo ed è, secondo me, il principale motivo per cui fatichiamo a dare vita ad una vera democrazia e rendiamo ancora possibile l’attecchimento della propaganda di certi “coglioncelli” autoritari.
Da qui ne estrapolo due dati di fondo:
Il primo é che stavolta é evidente che non sono solo i governi a non essere democratici. Stavolta la colpa è anche nostra, del popolo. E forse lo è sempre stata nel senso che siamo sempre stati co-responsabili per intrinseca immaturità, giovinezza culturale, della specie umana.
Lo aveva intuito Hegel nella sua analisi della rivoluzione francese, che di fatto ha generato Napoleone, lasciando a Marx il compito di ragionarci sopra. E lo si intuisce dalla fine che abbiamo fatto fare al, pur bastardo, Mussolini. Lo si ritrova ancora oggi nell’angosciante filmato della cattura di Gheddafi. Siamo ancora una specie barbara e raramente portatrice di quella sensibilità ed empatia che invece ho sempre trovato e stimato in Gramsci. Uomo raro.
Il secondo dato è che confondiamo la politica con la comunicazione ma spesso non ci assumiamo in proprio le responsabilità da sovrani che ci competono, “costringendo” (passatemi l’eccessiva semplificazione) i politici, i sovrani, ad essere autoritari. Tal volta immagino anche loro malgrado.
Eviterò qui esempi di personaggi specifici che potrebbero fuorviare il senso di ciò che intendo. Basti pensare a quante volte nella storia si è decantata la necessità di un leader carismatico, non solo a destra ma anche a sinistra. Quante volte si è dovuto prendere atto dell’incapacità di un popolo di governarsi da solo. La stessa democrazia rappresentativa è stata pensata per arginare questo problema che di fatto è reale. Almeno finché non impareremo a tenere d’occhio i conti di uno stato così come facciamo con quelli delle nostre mura domestiche, imparando anche a contenere la foga ed allenarsi a maggiore empatia. Allenarsi è una parola che voglio sottolineare.
Per tornare al punto focale dell’argomento in questione, è da questi due assunti che rimetto in discussione l’intero uso casereccio dell’informatica.
Oggi usiamo il computer solo per lavoro, per informarci o comunicare e/o peggio, per cazzeggiare. Forse non siamo ancora pronti ad usare uno strumento cosí potente per diventare tutti governanti dal basso. Tutti sovrani. Per assumerci cioé la responsabilità collettiva della società superando la necessità di rappresentanti o quantomeno per saperli scegliere meglio. Ma possiamo sicuramente cominciare ad avvicinarci a questo obiettivo respinsabilizzandoci. E la tecnologia che per quanto odiabile stiamo usando! Può sicuraente facilitarci il compito se cambiamo il paradigma di utilizzo.
Ora: Indipendentemente dal fatto che il mio ragionamento sia giusto o sbagliato (e non lo escludo) concedetemi di farvi fare un piccolo esperimento:
provate ad osservare il vostro smartphone, insomma il telefono, o il vostro computer se preferite. Le prime cose che avete a disposizione sono Google, Facebook, programmi o app eccetera. Questi nomi non richiamano nessuna delle cose concrete della vita, spostando la vostra attenzione quotidiana in un mondo alienante che solitamente porta molti ad affermare “non me ne intendo”.
Provate invece adesso ad immaginare di avere uno strumento organizzato
secondo le vere necessità della vita: Lavoro, salute, contabilità, cultura eccetera. È l’impressione mia o questo approccio, questa impostazione, sarebbe più intuitiva e comprensibile persino da mio bisnonno che di informatica non sapeva un beneamato? Se ancora non vi è chiaro, per aiutarvi a capire meglio il concetto, fate una prova pratica seguendo questi passaggi:
Cominciate andando sul sito dell’INPS, quello della gazzetta ufficiale, e in generale tutti quegli argomenti di interesse pratico che vi vengono in mente. Copiatene i loro link ed inseriteli direttamente sul vostro desktop (se usate un computer fate tasto destro e selezionate “crea collegamento” se invece avete un telefono cliccate sulle impostazioni del browser e selezionate “aggiungi a schermata home”. Se avete problemi una breve ricerca su Google o Youtube vi chiarirà le idee).
Fatelo con tutto quello che riguarda il vostro lavoro. Poi riunite tutto sotto una sola cartella e chiamatela, appunto, “Lavoro”. Fate la stessa cosa con le cose che riguardano la vostra salute e chiamate la cartella “Salute” e così via. Vedete voi quale ordine logico preferite ma cercate di modificare il contesto informatico sotto l’ottica descritta in precedenza.
Una volta che avrete riorganizzato il vostro desktop, sia esso del computer o dello smartphone, vedrete che le icone chiamate Google, Facebook etc vi daranno solo fastidio e vi verrà istintivo non dico eliminarle ma inserirle all’interno di un contesto, cioè dentro la cartella di riferimento in base a come usate questi strumenti. Potrebbero rientrare nella cartella “Ricerche”, “Propaganda” o qualcosa di simile.
Ora immaginate di abituarvi a questo contesto, impugnando i principali temi della vostra vita, ed inserite un’altra cartella: “Governo”. Verrà istintivo inserire in quel settore non piú le mille chiacchiere inutili dei vari “coglioncelli” famosi, ma gli strumenti organizzativi, pratici, che vi permettano di occuparvi in prima persona delle vicende politiche. Contabilità, logistica, legiferazione e così via.
Se capite cosa intendo vi rendete conto che si é ben oltre la banale piattaforma Rousseau del m5s che ha ridotto il tutto ad una effimera votazione online di legittimazione politica.
Sto parlando di logistica volta alla pratica di governo e conseguente coesione o quantomeno di un metodo di istruzione e allenamento che potrebbe cambiare di molto la cognizione politica delle nuove generazioni. Penso all’utilità che se ne può tratte a livello scolastico, ad esempio.
Tramandare questo approccio ai più piccoli significherebbe anche salvaguardarli dalla propaganda delle fake news senza bisogno di censura e provare così a stimolare una migliore evoluzione culturale della specie umana, superando finalmente quell’imbarbarimento che é ciclicamente causa della fascistizzazione della società.
Ma evitando di infognarci in ragionamenti complessi sui massimi sistemi, provate a immaginare un livello più vicino e gestibile come quello dei piccoli municipi: risanamento del territorio, collocamento, costo degli appalti, “cancelleria-varie” che copre metà della spesa municipale (?!) eccetera.
Sarebbe più difficile prendere per il culo una popolazione abituata ad avere la contabilità a portata di mano. Se cambiamo il nostro approccio all’informatica cambiamo anche la nostra capacità di responsabilizzarsi nella concretezza politica. Di farla anziché parlarne soltanto e subendola per lo più.
Ne sono certo? No, ed il mio è solo uno spunto di riflessione. Ma penso valga la pena provare a prenderlo in considerazione.
E, per chiudere, questo tipo di approccio potrebbe evitare un sacco di mal di testa ai tanti che di informatica non si intendono e notoriamente odiano Whatsapp, Facebook e le mille santonerie confusionarie che hanno saturato i tempi della nostra vita oltre che il nostro scroto, costringendoci a saltare a destra e a manca per seguire i temi che ci interessano e che si ripropongono ciclicamente senza soluzione di continuità, distruggendo la vera socialità.
Insomma, provate questo esperimento e vediamo come va. Riordinare un desktop é una cosa tecnicamente elementare, semplice e veloce. E non costa niente.
Mi scuso se questo articolo è apparso più semplicista di quel che è, ma valeva la pena provare almeno ad accennare una prospettiva differente prima di addentrarsi, nei prossimi articoli della rubrica, in tematiche sempre più complesse.
Delfo Burroni
Collaboratore di Lavoro e Salute
Articolo pubblicato sul numero di ottobre del mesile cartaceo
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