L’Ordine dei medici chiede di chiudere.
Il governo da maggio non è stato in grado di far attuare quelle poche misure che aveva previsto per fermare la pandemia.
Ha inseguito il virus senza impostare un piano di prevenzione di salute pubblica per non inimicarsi Confindustria e poteri regionali. Ora viene travolto.
Se non si vuole che vengano travolte anche le vite dei cittadini e il loro futuro, devono essere prese misure più efficaci per evitare una ulteriore impennata della curva epidemica.
Condividiamo le preoccupazioni dell’Ordine dei medici espresse dal suo presidente. Crediamo che considerare gran parte del Paese (le regioni in giallo) come a rischio moderato di contagio, non dipinga in modo veritiero le criticità che si accumulano e pesano su un’organizzazione sanitaria già stressata dalla prima ondata di febbraio/marzo. Sono inaccettabili le immagini dell’ospedale Cotugno di Napoli (zona gialla) con i malati curati in strada, nelle proprie auto o nelle ambulanze in fila.
È il risultato di decenni di tagli lineari e di definanziamento del SSN, di privatizzazione e di assenza di programmazione anche in questi mesi, quando l’arrivo della cosiddetta “seconda ondata” era cosa certa. Si è annunciato un potenziamento dei servizi nei territori ma si assiste ad un’inqualificabile scaricabarile delle responsabilità fra Governo centrale e Regioni.
Per questo crediamo sia urgente:
1) Una chiusura generalizzata, calibrata nel tempo, cui si associno in contemporanea provvedimenti di estrema emergenza
2) Potenziamento dei posti letto ospedalieri pubblici, dei servizi del territorio, di prevenzione e di medicina di base, della presa in carico domiciliare (ieri erano 419 mila le persone in isolamento), delle cure intermedie, dei percorsi diagnostici e terapeutici territoriali, sia Covid che non
3) Che si affronti immediatamente il tema della carenza del personale sanitario pubblico (medici, infermieri, OSS e tecnici) e garantendo la loro stabilizzazione realizzando, in deroga alle norme vigenti, un grande piano di assunzioni a tempo indeterminato nel SSN.
4) A queste misure vanno accompagnate una serie di risposte concrete all’emergenza sociale partendo dal reddito universale per chi sta pagando a caro prezzo la crisi sanitaria. I soldi ci sono e vanno presi, utilizzando una imposta patrimoniale. Chi, tanto con la crisi economica degli anni passati quanto con l’attuale, ha visto crescere a dismisura le proprie ricchezze deve contribuire alla salute di tutte/i.
Maurizio Acerbo Segretario nazionale PRC-S.E.
Rosa Rinaldi segreteria nazionale PRC-S.E.
9/1172020 http://www.rifondazione.it
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