Vaccino Pfizer, in Germania dubbi sulla temperatura di conservazione e ancora poca trasparenza
Iniziano i primi problemi nella distribuzione del vaccino Pfizer in Germania. Le autorità incaricate hanno sollevato dubbi sulla temperatura registrata, e quindi hanno bloccato alcune operazioni di somministrazioni nel Vax-day. Diverse città hanno rimandato o cancellato le spedizioni di vaccino Pfizer/BioNTech a causa di dubbi sulla temperatura alla quale erano conservate le dosi. La temperatura registrata in alcuni carichi di dosi del vaccino sviluppato da Pfizer e BioNTech non era quella indicata dalle aziende, e quindi le spedizioni sono state bloccate o rispedite al mittente. Diversi media locali riportano che l’iter è stato rimandato o cancellato in Baviera, in particolare nel distretto di Lichtenfels. I programmi sono stati modificati anche nelle città di Coburg, Kronach, Kulmbach, Hof, Bayreuth e Wunsiedel, riporta l’Adnkronos citando media locali. Nel distretto di Dillingen è stato rimandato tutto a lunedì 28 dicembre.
Le amministrazioni locali ora aspettano di ricevere chiarimenti dalle case farmaceutiche produttrici. La settimana scorsa quattro carichi di vaccini, ognuno contenente quasi 1.000 dosi di vaccino Pfizer/BioNTech, erano state rispedite al mittente negli Stati Uniti per via di dubbi sulla temperatura. In tutti e quattro i casi la temperatura registrata era di molto superiore a quella prevista.
Come comunicato dalla stessa società , la temperatura è un aspetto fondamentale nella conservazione delle dosi. Il vaccino prodotto da Pfizer e dalla tedesca BioNTech va conservato a una temperatura intorno ai 70 gradi sotto zero. Una volta scongelato, operazione che deve essere eseguita seguendo una determinata procedura, il vaccino è utilizzabile ancora per 5 giorni.
Questo rivela ancora ciò che il mese scorso, come Lavoro&Salute Blog, avevamo segnalato: la poca trasparenza sulla produzione dei vaccini. La Pfizer a novembre aveva dichiarato: “I dati (sul vaccino) saranno messi a disposizione (dei ricercatori che li chiederanno) 24 mesi dopo la conclusione dello studio” a certe condizioni: tra i ricercatori ci deve essere uno statistico, i dati non potranno essere usati in tribunale.
Secondo i documenti di registrazione, il completamento del trial è previsto per l’11 dicembre 2022. Quindi, i dati grezzi saranno disponibili a partire dall’11 dicembre 2024. In quella data il vaccino sarà già stato somministrato a miliardi di persone.
Quindi, quando Crisanti chiede prima di vaccinarsi di vedere i dati grezzi, sta parlando non dei dati medi o aggregati, bensì di quelli appunto grezzi, quelli che servono ai ricercatori per calcolare l’efficacia del vaccino e che saranno disponibili solo nel 2025.
Questo episodio ricorda ciò che successe durante l’influenza suina H1N1, per rispondere all’emergenza: i governi accumularono scorte di Tamiflu, un farmaco anti-influenzale della Roche. Funzionava? Era quello che volevano verificare Tom Jefferson e Peter Doshi nel 2009. OMS e Agenzia Europea del Farmaco lo avevano approvato senza vedere i dati grezzi sul Tamiflu. I ricercatori li chiesero alla Roche, la quale aspettò 4 anni prima di renderli pubblici. Nel 2013 spedì 150 mila pagine di dati a Jefferson e Doshi, che scoprirono che il Tamiflu non era efficace come sembrava e aveva tanti effetti collaterali. L’Oms declassò il farmaco, ma ormai era tardi e i governi avevano ormai fatto scorta di Tamiflu. L’Italia ne comprò 6 milioni di confezioni. Il farmaco ha portato introiti alla Roche per 18 miliardi di dollari. Si calcola che la metà derivarono dalle vendite legate alla pandemia di H1N1.
Lorenzo Poli
Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute
29 dicembre 2020
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