Dal governo oro ai privati e monetine al pubblico
Un’occasione sprecata! È quanto viene da dire leggendo la legge di bilancio per il 2021.
Poteva rappresentare, dopo anni di tagli dettati dall’austerità, l’occasione per avviare un’inversione di rotta rispetto alle politiche neoliberiste che hanno prodotto il ridimensionamento del Pubblico e del comune a vantaggio del privato, la perdita di diritti, il declino dell’economia, la precarizzazione , l’impoverimento del lavoro, il degrado ambientale e la distruzione del territorio.
Invece vediamo che le risorse che il covid ha obbligato a render disponibili, vengono sprecate da una classe dirigente indegna di questo nome, interessata soprattutto a coltivare, con un’ inedito profluvio di bonus, i propri orti elettorali. E ad elargire la gran parte delle risorse, sia quelle legate all’emergenza covid sia quelle di natura espansiva, alle imprese, senza vincoli di sorta, né occupazionali, né salariali, né ambientali.
Oltre all’assenza di un serio progetto di politiche industriali, nel DDL approvato manca totalmente e in modo assolutamente irresponsabile, anche un piano per il lavoro in grado di affrontare seriamente il grave problema occupazionale attuale che diventerà drammatico con la fine del blocco dei licenziamenti che sembra data per certa al 31 marzo 2021.
Le risorse per investimenti, che sono il pacchetto più cospicuo della manovra, sono date per di più a pioggia senza nessun indirizzo che prefiguri un futuro economico e produttivo diverso e migliore dì quello attuale risultato di anni di politiche orientate alla libertà discrezionale dei mercati.
Una parte consistente delle risorse continua a essere erogata alle imprese come incentivi alle assunzioni che non solo come si è già visto, non risolvono il problema, ma perpetuano il vizio di gran parte delle imprese italiane di puntare sulla competizione sul basso costo del lavoro, invece che su innovazioni di processo, di prodotto e gestionali, favorendo quella spirale spinge il nostro sistema produttivo sempre più in basso nella gerarchia delle catene del valore europee e mondiali.
Ma la considerazione più negativa su questa manovra, che induce forti preoccupazioni sulle intenzioni del governo per quanto riguarda la struttura del recovery plan, attiene alla totale assenza di investimenti strutturali sul Pubblico a cominciare da sanità e scuola.
Sulla sanità le cifre stanziate, detratti gli aumenti previsti per il personale, le risorse per i tamponi antigenici, e le assunzioni a tempo determinato già previste, non sono sufficienti nemmeno a coprire i costi di misure già deliberate come l’assunzione degli infermieri di comunità, i piani di potenziamento dei servizi territoriali e di assistenza domiciliare ,i limitati piani di potenziamento degli ospedali.
Anche la Corte dei conti ha segnalato la mancanza di quasi 1,5 miliardi di risorse.
Anche gli incrementi di spesa previsti per i prossimi anni sono assolutamente inadeguati a recuperare il pluriennale definanziamento della sanità pubblica, che vede l’Italia largamente al di sotto della spesa di importanti Paesi europei.
Riguardo alla scuola la situazione è, se possibile, anche peggiore: mancano totalmente misure strutturali che indichino l’intenzione di voler almeno avviare la risoluzione dei gravissimi problemi che affliggono la scuola italiana e negano l’universalità del diritto all’istruzione collocando l’Italia agli ultimi posti in Europa per diplomati e laureati.
Non ci sono risorse per la riduzione di alunni per classe, il tempo pieno, l’estensione della scuola dell’obbligo e la generalizzazione della scuola d’infanzia pubblica.
La straordinaria lezione impartita a caro prezzo dalla pandemia sulla necessità di rafforzare il Pubblico i nostri governanti fingono di averla fatta propria nei talk show o quando cercano consenso a basso prezzo con la retorica sugli eroi, ma poi nei fatti, come dimostra la legge di bilancio, si muovono in direzione opposta.
Rafforzare il Pubblico è una necessità per l’oggi e per il domani, per i cittadini e per il paese, per dare risposte alle domande dei cittadini cui il privato ha mostrato di essere per sua natura insensibile, invertire l’estensione delle disuguaglianze e affrontare i problemi strutturali dell’economia e dell’ambiente con quello sguardo di lungo periodo che è sempre mancato al privato e al mercato orientati al profitto a breve.
Il recovery plan se gestito mettendo al centro i diritti e il bene comune potrebbe essere la grande occasione per ricostruire un Pubblico in grado di affrontare positivamente quelle attuali e le future sfide sul piano della tutela della salute, del diritto all’istruzione, a un reddito dignitoso, del contrasto alla povertà e alle disuguglianze, della ricostituzione delle competenze professionali, progettuali e gestionali delle amministrazioni e degli enti pubblici distrutte da anni di tagli, indispensabili per gestire le risorse e processi oramai irrinviabili come la riconversione ambientale dell’economia e delle produzioni con l’attenzione rivolta agli interessi generali e non di pochi.
E’ urgente e necessario che si facciano contemporaneamente due cose: Investire le risorse necessarie sia per il potenziamento e la riqualificazione di tutto il Pubblico , sia per un deciso ampliamento, con almeno 500 mila assunzioni, dei suoi organici per riportarli progressivamente a livelli “europei”.
Così non solo si rafforzerebbe tutto il paese , ma si metterebbe un tassello importante nella costruzione di un grande piano per il lavoro indispensabile per dare un futuro a milioni di cittadini, specie donne e giovani di cui sono stati privati da decenni di disoccupazione e precarietà.
Sappiamo bene che per fare ciò occorre sconfiggere l’ispirazione neoliberista dei nostri governanti così radicata da non riuscire nemmeno più a vedere, diversamente da altri colleghi europei, come questa contrasti da tempo non solo con i diritti dei cittadini, ma con gli interessi generali del Paese.
Serve subito una nuova stagione di lotte in grado di unificare tutti i soggetti che stanno pagando i costi della crisi e i movimenti che non hanno smesso di lottare, su una piattaforma che, oltre alla richiesta di investimenti che restituiscano centralità al Pubblico assuma tra gli obiettivi la garanzia del reddito per tutte e tutti, l’estensione a tutto il 2021 del blocco dei licenziamenti e degli ammortizzatori sociali accompagnati da un vero piano per il lavoro connesso con la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, il blocco degli sfratti .
Non è facile ma è il compito di una sinistra degna di questo nome.
Antonello Patta
Responsabile nazionale lavoro Prc
4/1/2021 http://www.rifondazione.it
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