GIUSEPPE CONTE: UNO … DUE … E …


Non ero tra i fan del Giuseppe Conte prima versione; un debuttante (sulla scena politica nazionale) inaspettatamente assurto al rango di Premier ma, stretto nella morsa M5S/Lega, destinato a un ruolo equidistante tra i due partiti di governo e chiamato a svolgere una funzione politica di carattere sostanzialmente notarile, più che propositivo1.

Non lo sono diventato neanche nel corso della versione successiva – quando si è ritrovato finalmente libero dalla pesante zavorra salviniana – ma sono, però, pronto a riconoscere che superata l’ansia del debutto e, soprattutto, lo stato di condizionamento – cui era sottoposto dal duo Salvini/Di Maio – ha dimostrato di poter svolger il compito affidatogli. Soprattutto in considerazione del fatto che si è trovato ad operare in una situazione straordinaria; di fronte a una dilagante epidemia che ha interessato tutto il mondo ed ha stravolto la nostra vita. Certo, la sua gestione della pandemia ha presentato ritardi, carenze organizzative, manchevolezze, errori e (forse) anche un certo eccesso di personalismo; ma nulla di più o di meno di quanto verificatori in tutti gli altri paesi dell’Ue.

Anzi, alcune sue iniziative sono state, alla fine, adottate anche da altri: Germania, Francia e Spagna, in particolare.

Il tutto mentre i partiti di opposizione – dal rozzo capo della Lega a colei che alla redazione de “Il Fatto quotidiano” amano definire: «l’urlatrice della Camera» – si avvicendavano a chiedere, a giorni alterni, talvolta la “chiusura” generalizzata e, talaltra, il massimo del permissivismo.

L’urlatrice, tra l’altro, arrivò fino al punto di registrare uno spot pubblicitario attraverso il quale, in piena pandemia, invitava i turisti stranieri a godere delle bellezze della Capitale!

Oggi siamo a un ulteriore capitolo della nostra storia repubblicana.
Di fronte all’ennesimo tentativo di Matteo Renzi di acquisire maggiore visibilità – personale, prima ancora che politica (e partitica) – attraverso reiterate richieste strumentali2 ed un’improvvisa opera di sabotaggio3 della compagine governativa, il Primo ministro non ha ceduto all’invito di dichiararsi dimissionario.

Anzi, forse con grande sorpresa dei contestatori interni alla stessa maggioranza di governo, il Premier ha scelto di presentarsi alla Camere per chiedere, in modo irrituale – il che, a mio parere, rende onore alla sua onestà intellettuale – che i parlamentari, nessuno escluso, si facciano carico del gravoso compito4 di evitare una tornata elettorale che, in piena pandemia – e in contemporanea all’avvio della più grande “campagna di vaccinazione” della storia moderna – rischierebbe di produrre danni irreparabili; a partire da quelli di carattere eminentemente sanitario.

A prescindere dalla malaugurata ipotesi – che considero esiziale, per le sorti della democrazia nel nostro paese – di un successo elettorale del fronte fascio/leghista!

Naturalmente, il richiamo di Conte ai c.d. “responsabili” è stato subito equiparato alla vergognosa vicenda della c.d. “compravendita dei parlamentari” che, nel dicembre 2010 – all’epoca del Berlusconi IV – coinvolse Antonio Razzi e Domenico Scilipoti che, in occasione del voto di fiducia, cambiarono schieramento5 permettendo la sopravvivenza del governo in carica.

Credo, invece, che le due vicende non possano essere confuse.
L’attuale Premier, infatti, in questa occasione, ha operato in assoluta trasparenza, rivolgendo ai parlamentari un invito esplicito alla responsabilità collettiva; nessuna manovra “sotto banco”.

Considero, quindi, il ricorso al termine «aiutateci» un accorato e legittimo appello – quantunque insolito, dal punto di vista politico – rivolto a quanti hanno ancora a cuore le sorti del nostro paese.

Questo perché, se è vero che il distacco – qualcuno parlerebbe, addirittura, di contrapposizione – tra i nostri “politicanti” e i cittadini aumenta sempre più (per tutta una serie di motivi che meriterebbero ben più ampio spazio e tempo), resta altrettanto vero, che «il pubblico è l’effettivo spazio del politico ed è lì che l’uomo deve mostrarsi nella sua spontaneità e affermarsi nella relazione politica con gli altri6».

E, in effetti, Conte – rifuggendo dalla (classica) pratica del “politichese” – lo ha fatto dando la sensazione di volersi rivolgere ai cittadini, prima ancora dei parlamentari.

Quali sviluppi questo produrrà non è dato sapere.
Esclusa l’ipotesi del ricorso alle urne – non fosse altro che per esorcizzarne l’ingombrante eventualità – restano, a mio parere, due possibili scenari di risoluzione della crisi.

La prima ipotesi è rappresentata dalla possibilità che l’appello di Conte trovi riscontro in un congruo numero di Senatori (almeno una decina, per evitare successivi patemi d’animo) provenienti dal “Misto” e/o dalle file berlusconiane7, se non, addirittura, da “Italia viva”, attraverso coloro che – non condividendo l’idea di Renzi di votare contro un nuovo governo Conte – dovessero decidere di abbandonare il gruppo e, in quanto ex Pd, tornare alla “casa madre”.

La seconda, dalla quale, però, personalmente rifuggirei – come il diavolo dall’acqua santa – è costituita dalla possibilità che “tutto cambi affinché nulla cambi”; nel senso di un possibile nuovo “accomodamento” tra Pd, M5S e Iv.

Ciò non appaia strano considerando almeno due aspetti della questione:
Il Pd non disdegnerebbe, al pari dei vertici del M5S, un Giuseppe Conte “ridimensionato”; almeno rispetto al suo attuale (alto) livello di popolarità pubblica

All’interno del Pd è ancora – cautamente – presente una “quinta colonna” pro-Renzi che potrebbe rappresentare il secondo elemento del combinato disposto ai fini dell’auspicata (maggiore) “visibilità” del partito
Un quadro di questo tipo, però, produrrebbe l’ennesima rappresentazione di una situazione politica (e morale) del paese che, personalmente, considererei sciagurata e ormai avviata verso un’inarrestabile deriva; sociale prima che politica.
La speranza è di non ritrovarci di fronte ad uno scenario che definirei contrario alla “moralità pubblica”!

NOTE

1- Significativa, in questo senso, l’accusa rivoltagli da Guy Verhofstadt; parlamentare europeo secondo il quale Conte rappresentava «un burattino nelle mani di Salvini e Di Maio»
2- Quale, ad esempio, la riproposizione dell’ormai famigerato “Ponte sullo stretto di Messina”
3- Vedi le dimissioni contemporanee di due ministre ed un sottosegretario di Iv
4- “Aiutateci”! Termine, assolutamente inusuale nel gergo politico e parlamentare, cui è ricorso Giuseppe Conte
5- Resta clamoroso, in questo senso, il caso del Senatore Sergio De Gregorio, reo confesso di aver ricevuto da Berlusconi la considerevole cifra di tre mln di € per abbandonare Di Pietro e far cadere il Prodi II
6- Fonte: “Was ist politik? (Che cos’è la politica)”, di Hannah Arendt, Editore Einaudi, 1995
7- In questo senso, non è privo di fondamento e, probabilmente, significativo di futuri (inattesi) sviluppi, l’inatteso voto, favorevole a Conte, espresso da Maria Rosa Rossi; la senatrice “badante” di Berlusconi. Qualcuno immagina, infatti, che Berlusconi mediti una vendetta nei confronti di quel Salvini che lo tradì, alleandosi con il M5S, per dare corso al precedente Esecutivo

Renato Fioretti

22/1/2021

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