Arrivano i nostri!
Con la nomina di un generale di corpo d’armata quale commissario Covid, la militarizzazione della pandemia pare aver raggiunto l’apice: che significato ha il totale affidamento di un’emergenza sanitaria e sociale all’esercito?
La nomina del generale di corpo d’armata ed ex comandante delle forze NATO in Afghanistan e Kosovo, Francesco Paolo Figliuolo, rappresenta l’ultimo atto del processo di militarizzazione di innumerevoli aspetti della società italiana che l’emergenza pandemia ha contribuito ad accelerare. In questo caso specifico, con il consenso unanime di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, si consegna ad un alto ufficiale la governance dell’intero sistema di “risposta” al coronavirus, tamponi e vaccini in primis, come è stato enfatizzato dall’esecutivo Draghi e dallo stesso neo‑commissario straordinario. Se aggiungiamo a ciò l’affidamento al neo‑sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, l’ex capo della polizia Franco Gabrielli, delle deleghe ai servizi segreti e alla “lotta alla pandemia”, si rende inequivocabile la visione autoritaria, securitaria e militarista assunta dai poteri dominanti di questo Paese per affrontare le prossime “sfide” contro il Covid (innanzitutto in campo sanitario) e condurre la fase di transizione post‑emergenza. Scelte evidentemente determinate da una concezione del tutto subalterna al capitale finanziario transnazionale secondo cui la crisi socio-economica e i divari accentuati dalla pandemia potranno essere “superati” solo con ricette neoliberiste e con il rafforzamento dei dispositivi di controllo e repressione di ogni forma di dissenso. Ciò che si profila cioè per il nostro Paese (e non solo) è quello di una politica militar‑shock.
L’uso civile dei militari è una scelta politica da respingere al mittente: perché non attivare la Protezione Civile o comunque professionalità che non mancano sul piano sanitario? Ricordiamo che in Brasile Bolsonaro, che negava la pandemia, si è attorniato di generali per gestirla…
Beh purtroppo la Protezione “civile” in Italia è esistita solo di nome ma mai di fatto e soprattutto con le “emergenze” affrontate nell’ultimo ventennio (terremoti, disastri ambientali, ecc.) questa istituzione è stata sempre più centralizzata, autoritariamente burocratizzata e militarizzata. Oggi con il Covid e la nuova svolta di Draghi e Figliuolo, l’intero sistema della “Protezione civile” rischia di assumere il ruolo di mero braccio operativo delle forze armate. Quello che trovo paradossale è l’enfasi generale riservata ai corpi militari e di sicurezza, la narrazione di “efficienza”, “prontezza” e “capacità” che distinguerebbe questi apparati e la loro inequivocabile superiorità rispetto altri settori pubblici, sanità e istruzione in primis. Siamo di fronte ad una delle maggiori mistificazioni della storia del Paese, quasi un processo di cancellazione della memoria e di occultamento degli innumerevoli fallimenti registrati da queste istituzioni, specie proprio nel campo degli interventi di “protezione” e “difesa” civile. Pensiamo ad esempio alla cosiddetta “sanità militare”: come abbiamo fatto a dimenticare cosa erano realmente e come operavano sino a qualche anno fa ospedali e presidi medici e quanta malasanità, inefficienza e finanche illegalità proliferava all’interno di essi? Nonostante le ammissioni di insostenibili deficienze all’interno della sanità militare da parte degli stessi vertici delle forze armate, oggi si punta ad affidare ad essa perfino il coordinamento della campagna di vaccinazione di massa dei cittadini italiani. L’emergenza permanente e lo stato di “guerra” al virus hanno prodotto già le prime vittime: libertà individuali e collettive, buon senso e memoria storica.
5/3/2021 https://gruppopandemico.lattuga.net
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