Anche internet inquina?

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Questo mese Avevo in mente tutt’altro articolo, ma ho cambiato idea dopo aver sentito il podcast “100 secondi di tecnologia” di Riccardo Luna, riportare le seguenti parole del ministro per la transizione tecnologica Cingolani:

“Anche la vita social ha un costo in termini di cambiamento climatico. Internet è responsabile del 3,7 delle emissioni, pari al complesso del trasporto aereo”.

Come giustamente ricorda Riccardo Luna “non viene però presa in considerazione la riduzione di inquinamento che ne deriva”. Ma posso immaginare che il ministro si riferisse all’uso “a membro di quadrupede” che facciamo dei suddetti strumenti noi comuni mortali. Ed in ogni caso il tema è molto più complesso.

Perciò mi sono incuriosito ed ho cercato di capire più attentamente le idee di questo ministro.

Vorrei analizzare alcuni suoi discorsi che per quanto sembrino lontani ed epocali riportano al pettine alcuni nodi ideologici e ci riguardano tutti. E non domani, adesso.

Anzitutto il quadro del personaggio:

Cingolani, Renziano stimato da Grillo tanto da essere considerato un grillino della Leopolda, e che si porta in squadra il braccio destro della Boschi e quello del presidente di confindustria, al di là delle opinioni politiche personali non è certo come la Gelmini col suo tunnel di Neutrini. E nemmeno è confondibile con un Salvini che parla di pannelli di gas sul nuovo ponte Genovese.

Al Forum dell’Economia digitale 2019 , parlando di robotica, dichiarava, senza dargli troppo peso, che siamo ormai in grado di produrre una sorta di anticorpi artificiali ed altri organismi analoghi. Ed è una realtà, a differenza del tunnel di neutrini. Perciò il fatto che sappia di cosa parli, ai miei occhi, gli da certamente un buon punteggio di credibilità scientifica.

E un uomo di cultura e sembra avere una sensibilità, il ché non guasta. Perciò mi pare giusto scriverne con la dovuta umanità. Questo però non mi esime, né esime tutti voi in quanto parti in causa, dal dover analizzare le tematiche ed esprimere un’idea, una vostra scelta etica, indipendentemente dal titolo di studio.

Proprio perché l’intuito e la filosofia di vita soggettiva sono il lato più affascinante dell’essere umano ed il pensiero autonomo e creativo è una delle poche funzionalità che le macchine non possono riprodurre, come ricorda lo stesso Cingolani.

Perciò, diversamente dal pensiero di un governo Euro-paternalista come quello attuale, nessuno può essere escluso né esimersi dalla partecipazione politica, per cercare di non imboccare un binario morto dell’evoluzione umana. Ed è su questa base di ragionamento che mi permetto di esprimere idee:

Prima però è necessario riportare le sue argomentazioni, per capire le idee del personaggio e la direzione che potrebbe dare alla nostra vita un ministero di questo tipo.

In un recente video ha dichiarato i punti focali, anche se comprensibilmente un po’ vaghi, del piano che intende attuare:

  • Transizione ecologica “differenziata” cioè specializzata in base alle capacità intrinseche del nostro stato.
  • Prevenzione tramite la tecnologia. (E in questo si necessita di un cloud corposo, in grado di elaborare una vasta mole di dati …).

Riguardo al tema Covid poi, in un’intervista di Marco Damilano “Dialoghi sul nostro tempo” (L’Espresso, maggio 2020), afferma che la tecnologia (quella “pop” che usiamo tutti i giorni) ha sicuramente portato un gran contributo nel contenere lo scollamento sociale. Ed anche su questo non posso che concordare.

Ma nella stessa intervista la ricercatrice Rita Cucchiara afferma (e lui concorda):

“L’intelligenza artificiale, Il machine learning, in campo medico si applica principalmente sui dati medici. Il problema è stato averli questi dati. Una grande quantità di dati ospedalieri è arrivata dalla Cina proprio grazie ad Alibaba, Azienda sostanzialmente di stato, che ha raccolto e distribuito i dati ospedalieri.”

In sostanza se ne deduce che, in Italia e anche in Europa, non abbiamo un’infrastruttura pubblica adeguata per la gestione di grandi elaborazioni di dati. Quindi nel caso il ministro, come affermato, voglia istituire un bigdata Italiano, bisognerebbe capire a chi verrebbe affidata la gestione.

Già qui si nota una incongruenza: dato che è consapevole dei rischi che derivano dal mettere i big data nelle mani di aziende private, e consapevole di quanto un sistema pubblico sia più efficiente e meno pericoloso in termini democratici rispetto al meccanismo capitalista che abbiamo in Europa basato su aziende private, vorrei chiedergli come fa oggi a proporre una tecnologia di prevenzione, che richiede giocoforza dei big data, senza rischiare di portarci in bocca al lupo.

In un video del Corriere della Sera poi, Cingolani fa una valutazione sull’influenza della tecnologia nel mondo del lavoro. Afferma che la tecnologia è un investimento sul medio/lungo termine, ma che una società che non investe in tecnologia oggi è una società medievale domani. Ed è vero. Inoltre afferma che, seppur il rischio esista, non è dimostrato che la tecnologia riduca posti di lavoro, ma è dimostrato che ne crei.

Ammesso e non concesso che potrei concordare persino questo punto, nel senso che i lavori nascono e muoiono comunque quindi è inutile e stupido contrastare le scoperte tecnologiche. Basti pensare a quanto è diverso l’impiego dei trattori oggi rispetto ai primi del ‘900, bisognerebbe anche specificare che per contro si debba investire in ammortizzatori sociali anziché alimentare l’ideologia capitalista che il welfare sia un peso e chi non produce sia un fancazzista.

Inoltre una delle sue affermazioni più ricorrenti nei discorsi che ho ascoltato, è che secondo lui uno scienziato non deve ideologizzare, ma dovrebbe limitarsi a trasferire i dati oggettivi e le conoscenze a chi deve decidere.

Pare essere anche un convinto sostenitore della famigerata “crescita”:

“Il divario tra civiltà è enorme, ma non possiamo fermarci, dobbiamo crescere, quindi l’obiettivo non è fermare la crescita ma ridurre il gap di sottosviluppo.”

E qui ci vorrebbe una puntualizzazione. Se si parla di crescita cognitiva ed evolutiva è un conto, ma se si parla di crescita economica è l’opposto: è proprio la crescita economica che necessita di aumento costante della produzione costringendo i consumatori ad acquistare beni superflui che poi galleggeranno in mare. È il calcolo matematico del capitalismo che non è più adatto a questa nuova epoca.

E contemporaneamente C’è un altro tema che si ripete nella società, e che anche il ministro sembra abbracciare:

Stiamo diventando troppi. Siamo una specie parassita. L’aumento della durata di vita crea un wellfare insostenibile. Nel senso che nei paesi benestanti l’aspettativa di vita è tanto aumentata che la percentuale di persone anziane e non produttive crea un vulnus democratico.

So che è forte la tentazione di dare ragione a questa visione, dire che l’essere umano medio non capisce niente, fa guerre, è se non produce è un peso inutile.

Ma siamo sicuri che sia così? Questo modo di pensare è più che ideologico. Abbiamo già avuto prova storica che questo schema di pensiero a soluzione semplificata ha, anche indirettamente, alimentato politiche di vero e proprio sterminio.

Cingolani definisce le macchine, i robot insomma, come una vera e propria specie a sé stante. E pone l’accento su un problema che concordo. Ovvero: posto che le macchine debbano necessariamente essere interconnesse da un grande cloud per questioni di consumo energetico, “il problema non sono le macchine, ma chi gestisce il cloud”. (Vi ricordate cosa ho riassunto poc’anzi, vero?)

So che al ministro non piacerà sentirlo dire ma la soluzione a questo problema non potrà che essere ideologica. Qualsiasi sia l’ideologia applicata. E la sua ideologia, perché sempre ideologia è, secondo me ha dei difetti che la storia aveva già scoperto e corretto prima che il grande imbarbarimento di massa ce ne facesse dimenticare. Ma non lo dico con un tono da feroce critico. Lo dico come fosse consiglio, da persona a persona. Restiamo umani.

Un buon metodo per garantire tutela e serenità a tutti, ci deriva dalle esperienze del passato: la proprietà pubblica. Di vaccini, risorse primarie, ma anche dei cloud e del codice di programmazione. In gergo si parla di open Source. E tutto questo unito alla tripartizione del potere. Tradurre questo concetto ideologico in crittografia è l’unico modo, a mio avviso, per tutelare tutti da un predominio di classe.

Guardate bene questo pianeta dall’alto, veramente al di fuori di ogni ideologia. Non siamo troppi, è praticamente vuoto. Siamo solo mal organizzatiperché più inevoluti del previsto, nonostante la tecnologia.

Ad esempio non abbiamo investito in un acquedotto internazionale, ma in commercio dell’acqua, perché siamo ancora novecenteschi con una visione del mondo diviso in stati e poteri, anche quando crediamo di pensare il contrario poi però affermiamo di lavorare per il bene del nostro paese. Il ché ci riconduce anche se inconsciamente, ad una logica geopoliticamente non dico nazionalista ma certamente egoistica. Per contro e ancora peggio dal novecento differiamo si, ma per una cosa: per la mancanza di coraggio di fare scelte ideologiche per rivoluzionare lo stato di cose presente. Rivoluzione intesa come una costante della cultura che invece oggi è statica e sempre più conservatrice, cinica e barbaramente selettiva nonostante l’innovazione lo nasconda.

È vero che il consumo di risorse fa di noi una specie parassita, ma per ridurre il consumo di risorse, bisogna semplicemente rimettere il discussione i difetti dell’algoritmo capitalista, razionalizzare la direzione delle tecnologie, degli investimenti e della forza lavoro, ed investire le energie collettive in direzioni differenti da quelle che stiamo prendendo oggi. Qual’é ad esempio il gap tra investimenti in ricerca e investimenti bellici? Come ci procuriamo le fonti energetiche necessarie per renderci liberi di prendere le distanze dai paesi guerrafondai? Internet inquina? Può essere ma inquina sicuramente meno della NATO.

Su quest’ultimo punto in particolare, vorrei invitare il ministro, e chiunque altro, ad una riflessione che la storia mi suggerisce essere parecchio urgente.

Delfo Burroni

Red Dolphin www.reddolphin.net

Collaboratore radazionale di Lavoro e Salute

Pubblicato sul numero di marzo del mensile

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