Il manicomio dopo il manicomio?
Il 31 marzo chiudono gli Ospedali psichiatrici giudiziari. Questa buona notizia è ormai patrimonio comune. Ma è davvero così? Possiamo – finalmente – dirci soddisfatti di avere chiuso gli ultimi orribili residui manicomiali?
In realtà gli OPG non chiuderanno, ma dovrebbero essere sospesi i nuovi ingressi. Rimangono dunque diverse centinaia di internati che progressivamente dovranno uscire, terminata la misura di sicurezza. Una parte degli attuali, quelli che tecnicamente sono “in osservazione” saranno spostati nelle cosiddette Articolazioni sanitarie delle carceri. Uno di questi reparti (venti posti), qui in Campania, aprirà proprio nel carcere di Secondigliano, la stessa struttura che ospita l’OPG, a distanza di pochi metri in linea d’aria da ciò che oggi stiamo cercando di chiudere. Altre apriranno nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere, Salerno e Pozzuoli.
I nuovi ingressi dovrebbero essere indirizzati in strutture, esclusivamente di carattere sanitario, dette Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (REMS). Poiché queste strutture (in Campania ne sono previste due per circa quaranta posti) non sono ancora pronte, ne saranno adoperate altre già pronte definite pre-REMS. Il perché non si sia pensato di utilizzare direttamente queste come REMS, è domanda per la quale non abbiamo risposta.
L’incertezza comunque non è solo regionale, ma nazionale. In Lombardia hanno ben pensato di dividere l’OPG di Castiglione delle Stiviere in otto REMS. E siccome le Residenze non erano pronte, hanno deciso al momento di suddividerli in sei pre-REMS. Così con un movimento apparente, si chiude un OPG, si aprono delle pre-REMS che poi saranno REMS, sempre nello stesso luogo. Insomma, da domani saranno aperti i vecchi OPG, le articolazioni sanitarie penitenziarie, le pre-REMS; da dopodomani (cioè tra qualche mese-anno) avremo le REMS, che dovrebbero in complesso avere circa mille posti, più o meno quanto gli attuali internati in OPG.
Tutto è cambiato, perchè nulla cambi? Chiudere i vecchi manicomi criminali è un fatto importante. In questi luoghi si continua a morire e sino a pochi mesi fa le condizioni degli internati erano inumane e degradanti. Circa cinquanta persone sono morte negli ultimi sette anni. Un buon motivo per chiudere questi luoghi che, non da oggi, ma sin dalla loro esistenza (parliamo di fine Ottocento) hanno significato letti di contenzione, abusi, violenze istituzionali. C’è una testimonianza di un internato, Aldo Trivini, del 1974, che in un manoscritto racconta gli orrori del manicomio criminale di Aversa. La storia recente ci ha dimostrato che quella di Trivini è una testimonianza del presente, non del passato. Arrivare a chiudere gli OPG è comunque una condizione necessaria. Ma, come direbbero i matematici, è condizione necessaria, ma non sufficiente.
Superare gli orrori manicomiali significa superare i dispositivi di internamento manicomiali, mettere mano al codice penale e al sistema delle misure di sicurezza, intervenire complessivamente sul fragile sistema della salute mentale, destinare risorse alle politiche di inclusione sociale.
Se così non sarà, il manicomio, che riteniamo superato, rischia di ripresentarsi con forme e nomi differenti. Più moderno e pulito, magari, ma sempre capace di trasformare persone in carne e ossa, in oscuri fantasmi prigionieri di diagnosi e medicine. Oltre il dolore, rischia di esserci ancora dolore. Dobbiamo ancora lottare perché così non sia.
Dario Stefano Dell’aquila
31/3/2015 http://napolimonitor.it/
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