“Il lavoro si paga”.
L’operazione ideologica dei Renzi boys tesa a legittimare l’uso del lavoro gratuito sta incontrando – per fortuna – le dovute resistenze sul suo cammino. Ultima in ordine di tempo è la cantante Fiorella Mannoia che con sintesi ed efficacia ha dato il benservito al ministro Poletti che continua a vaticinare le opportunità del lavoro gratuito, all’Expo di Milano ma non solo. “La gente lavora tutta la vita, se ha la fortuna di trovarne uno, va in pensione a 67 anni che sono parenti prossimi di 70 e se è fortunato avrà una pensione da fame dopo aver speso tutto il tempo di una vita a pagare mutui, rate, bollette, tasse”, ha scritto sulla sua pagina fb la cantante commentando le dichiarazioni del ministro del Lavoro Poletti al tg di Sky. “Ora – continua Fiorella Mannoia – volete rubare anche il tempo dell’adolescenza. Ma andate a lavorare voi che da una vita vivete con lauti stipendi pagati da noi. Andateci voi a fare volontariato. Il lavoro si paga!”. Un ragionamento che non fa una grinza quello di Fiorella Mannoia, una artista che apprezziamo come tale ma anche per le sue incursioni nell’agenda politica.
Ma sulla strada dei sostenitori della bontà del lavoro gratuito ci sono anche altri ostacoli. Giovedi mattina infatti la sezione territoriale di Milano del Ministero del Lavoro ha convocato Giorgio Cremaschi e gli altri firmatari dell’esposto presentato la settimana scorsa dal Forum Diritti Lavorocontro il ricorso al lavoro gratuito all’Expo.
Infine segnaliamo una interessante inchiesta pubblicata oggi su Il Fatto, relativa all’uso e all’abuso dei voucher per pagare i giovani lavoratori da parte dei datori di lavoro. Il ricorso a questo strumento è praticamente esploso tra il 2012 e il 2013 e ancora più negli anni successivi. “Sempre più assistiamo al dilagare di voucher e stage nel settore del commercio” denuncia ad esempio la Filcams “Si tratta di una deriva pericolosa che erode posti di lavoro senza crearne di nuovi, ma aumentando il precariato. Perché i voucher e gli stage vengono a sostituire l’assunzione e i normali contratto di lavoro”.
Si conferma cos’ che il Jobs Act non ha affatto cancellato le forme dello sfruttamento creativo della manodopera nel nostro paese. Il Jobs act non serve infatti a creare lavoro ma a pagare di meno e rendere più precario quello che c’è già.
E proprio ai nefasti effetti del Jobs Act è è dedicato il convegno promosso dal Forum Diritti Lavoro a Roma venerdi 17 aprile (a partire dalle 10.00 nella sala di via Galilei 56).
Stefano Porcari
15/4/2015 www.contropiano.org
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