500mila firme, primo obiettivo raggiunto per il referendum sulla cannabis
La strada era ormai segnata: la raccolta firme per il referendum sulla cannabis ha raggiunto nelle scorse ore quota 500mila, cifra che permetterà al quesito di essere sottoposto al vaglio di Cassazione e Corte Costituzionale ed eventualmente andare al voto nella primavera 2022. L’iniziativa – promossa da Meglio Legale, Associazione Luca Coscioni, Antigone, Forum Droghe e Società della ragione e sostenuta dalle sigle politiche di Sinistra Italiana, +Europa, Possibile, Potere al Popolo e Rifondazione comunista – sta avendo infatti una partecipazione “da record”: qualcosa come 4166 firme all’ora, 277 al minuto, favorite dalla possibilità di registrarsi digitalmente.
«La nostra è una soddisfazione doppia», ci racconta Marco Perduca di Associazione Luca Coscioni (e autore di due libri sull’argomento del proibizionismo, Proibisco Ergo Sum e La cannabis fa bene alla politica). «Intanto perché abbiamo raggiunto la prima soglia di obiettivi per il referendum sulla cannabis; poi perché un tale risultato arriva sulla scorta di lotte combattute da nostri componenti, ovvero dal ricorso all’Onu portato avanti da Mario Staderini che ha stabilito come nel nostro paese ci fossero ostacoli e regolamentazioni irragionevoli alla promozione dei referendum».
Nello specifico, il quesito propone la modifica degli articoli 73 e 75 del Testo unico sulle droghe con «il duplice intento di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe».
Si parla di depenalizzazione della coltivazione di qualsiasi sostanza e dell’abolizione della pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla Cannabis; sul piano amministrativo invece, si intende abolire la misura di sospensione della patente per tutti i consumatori (ma non per chi viene colto alla guida sotto effetto).
(Mario Staderini, da commons.wikimedia.org)
«È evidente che 30 anni di leggi di stampo proibizionista abbiano fallito», incalza Perduca. «Si è andati inseguendo lo spauracchio di qualcosa che di fatto non esiste: le stime che riportano 6 milioni di consumatori di cannabis in Italia ci dicono che si tratta, semplicemente, di un’abitudine consolidata. Finalmente vedremo come la pensano le persone su questa abitudine che, nel dibattito pubblico e sulla stampa, è assente oppure viene ingiustamente demonizzata e criminalizzata».
Non dimentichiamo che, secondo l’associazione Antigone, al 28 febbraio di quest’anno i detenuti presenti per violazione delle leggi sugli stupefacenti erano 18.757 (pari al 35% del totale).
Se guardiamo a quanto succede nei paesi in cui c’è stata una legalizzazione della cannabis o una depenalizzazione dei reati correlati alla sostanza, oltre a un logico crollo degli arresti (nel 2005, per esempio, in Francia e in Germania si sono registrati oltre 200 arresti per 100mila abitanti contro i 19 dei Paesi Bassi), i livelli di consumo si mantengono comunque stabili senza subire alcuna “impennata” (sempre nei Paesi Bassi, fra il 1999 e il 2005, la tendenza fra le persone in età scolare è stata addirittura decrescente).
«La forte partecipazione alla raccolta firme ci indica che l’Italia è una paese sufficientemente maturo per affrontare la questione», conclude Perduca. «Questo avviene in netta contrapposizione a una paralisi del parlamento su questi temi, che non solo non propone riforme ma anzi tante di bloccare l’espressione del popolo sovrano. Ci sono poi forze politiche, e mi riferisco soprattutto al Partito Democratico, che sono da sempre ideologicamente contrarie a dar voce alla cittadinanza».
L’obiettivo ora è raccogliere un 15% in più di firme per avere la certezza di poter consegnare il referendum in Cassazione il 30 settembre. Chi volesse contribuire può farlo sul portale www.referendumcannabis.it.
Francesco Brusa
18/9/2021 https://www.dinamopress.it
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