ET SI LA SANTE’ GUIDAIT LE MONDE? (E SE LA SALUTE GUIDASSEIL MONDO?)
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E’ da questo titolo che ho tratto l’argomento che volevo trattare. Si tratta di un libro che è stato raccomandato dalla rivista sulla salute e ambiente di lavoro della rivista HESAMAIL edita da ETUI, ovvero dall’apposito organismo della Confederazione Europea dei Sindacati (CES) che di questo si occupa. L’autore ELOI LAURENT è un professore universitario di Parigi E IL LIBRO è edito da Open Edition.
Mi ha chiesto infatti il direttore di Lavoro e Salute Franco Cilenti di intervenire in merito alla privatizzazione della sanità a partire da quanto succede in Lombardia. Ed a ben ragione. Soprattutto perché la strada intrapresa delle Giunte Regionali della Lombardia può, e in parte lo è essere seguite da altre regioni. Tale scelta va oltre la sanità diventa il modo tramite il quale si mette in discussione il diritto alla salute previsto dall’articolo 32 della Costituzione. (1)
Parlare solo di privatizzazione non basta, perché a molti, nella popolazione in generale, interessa essere curati, nei tempi dovuti (non con lunghe liste di attesa) e in modo qualitativamente accurato e gratuitamente. Se questo viene portato avanti dalla sanità private andrebbe bene comunque. Ma non è così prima perché non è vero sia dal punto di vista della qualità delle cure (e della prevenzione negata) sia perché comunque subito o dopo in qualche modo si finisce per sborsare denaro.
Il sottotitolo del libro citato così si esprime: “La speranza di vita vale di più della crescita” (-l’esperance de vie vaut mieux de la croissence-). In altri termini con la sanità si possono fare soldi, si può crescere e allora perché non darsi da fare come pensano i produttori privati di sanità, e produrre piccole e grandi strutture soprattutto di cure e di riabilitazione che sfornino migliaia di visite ed esami che danno l’impressione di curare le persone, ma a volte sono pure inutili e dannose? Viene forse garantita la crescita, ma non certo la salute. E lo si vede nel caso delle vaccinazioni anti covid19 dalla quale vengono escluse tutte quelle popolazioni che non hanno soldi per pagarle. Ma non è un problema anche se è noto che la mancanza per loro della dovuta vaccinazione non costituisce problema perché lo scopo è quello del profitto e non interessano poi le conseguenze che si avranno anche nei confronti dei paesi meno poveri o più ricchi. Vale il nostro slogan: LA SALUTE NON E’ UNA MERCE E LA SANITA’ NON E’ UN AFFARE.
Visto che sono in vena di bibliografia raccomanderei anche un altro libro direttamente legato all’argomento, anche questa di una docente universitaria, questa volta di Milano Maria Elisa Sartor: il titolo è: La privatizzazione della sanità lombarda dal 1995 al Covid19 – un’analisi critica, sono oltre 500 pagine, quindi l’argomento è ben sviscerato, non si poteva dire di più. Consiglierei di iniziare per leggere l’introduzione, ma poi andare in appendice dove si trova ”uno studio sul depotenziamento del pubblico e la parallela privatizzazione della funzione erogatrice” che riguarda un caso emblematico relativo alla ASST Melegnano e Martesana della ATS Città Metropolitana di Milano… Non me ne volete, ma la Lombardia si è voluta differenziare anche nei nomi. ASST sta per Azienda Sociosanitaria Territoriale e corrisponde, ma non solo, agli ospedali e ATS sta per Agenzia Tutela della Salute. C’è da dire che la gestione delle strutture pubbliche, non da oggi, ma da ieri, in particolare con la Giunta Formigoni e la relativa legge che sanitaria approvata nel 2009 (legge31) è stata una gestione aziendale, ovvero su criteri manageriali e privatistici. Si capisce bene come divenga facile passare dal pubblico al privato. Un solo esempio avvenuto in una struttura sanitaria della Provincia di Milano, riportata nel libro citato, ovvero il Punto Nascita dell’Ospedale di Cernusco sul Naviglio dove è stato trasferito parte del personale di quel servizio all’ospedale di Melzo, depotenziandolo pesantemente. Ma c’è una ragione, in quanto Cernusco sul Naviglio dista 7,2 km dal grande e privato – convenzionato Ospedale San Raffaele: un danno per i residenti di Cernusco e al tempo stesso ma un grosso vantaggio per il San Raffaele, (IRRCS privato del Gruppo San Donato), poiché ha creato una cintura di sicurezza duratura nel tempo intorno alla sua nuova attività di business; infatti ogni nuova nascita porta all’ospedale dove c’è un Punto Nascita una dote di 1600 da parte della Regione. Inoltre il San Raffaele è sicuro di essere l’attrattore permanente di una buona parte delle partorienti di Cernusco (ora prive del loro servizio) e anche dei paesi vicini dell’hinterland, come ad esempio Segrate, nonché quelle di Milano per due ragioni. Anzitutto il Punto Nascita è un servizio particolarmente qualificato dal punto di vista clinico e il San Raffaele consente per la sua ubicazione di certificare che il neonato è stato partorito a Milano… interessante notare che al 28 febbraio 2015 sono state inaugurate le nuove sale parto del San Raffaele e il giorno successivo, ovvero il 1 marzo sempre 2015 il Punto Nascite dell’Ospedale di Cernusco è stato definitivamente chiuso.”
E se andiamo più lontano, sempre in Lombardia, ma questa volta in fondo alla Valtellina, all’Ospedale di Sondalo (in origine un tubercolosario voluto dal fascismo negli anni poi trasformato in ospedale generale), scopriamo che in questo ospedale è stato privatizzato il Pronto Soccorso., ed è proprio il colmo.. , tale compito è stato assunto da una società di sanità a responsabilità limitata di Milano; ma dobbiamo aggiungere che è solo l’inizio, in quanto abbiamo visto che nelle nuove “Case della Comunità”, ovvero quelle strutture territoriali appositamente istituite al seguito delle pesanti critiche rilevate nel corso dell’epidemia Covid 19 viene data la possibilità a enti sanitari privati di intervenire, aprire una convenzione e gestire il servizio che la mano pubblica non intende farsene carico. In pratica il convenzionamento con strutture private, che dovrebbe essere un’eccezione sta diventando e diventerà sempre più importante, almeno dal punto di vista quantitativo. Il sistema sanitario sta dunque cambiando, sempre meno pubblico e sempre di più nelle mani dei privati. Si prepara un ulteriore passaggio, comunque già in atto, che è quello di costringere i cittadini, se vogliono avere risposta sanitarie in tempi certi e non procrastinato in tempi lunghissimi, a contrarre delle assicurazioni.
Ma dobbiamo proprio dire addio alla sanità pubblica, universale gratuita, così come storicamente pensata fin dalla Resistenza, attuata con la Riforma Sanitaria del 1978? Pensiamo di no, anche perché la pratica (ma pure la teoria) ci dicono che un sistema sanitario nazionale è più efficace e meno costosi di qualsiasi altra assicurazione. C’è da aggiungere comunque che il blocco di potere economico, politico e propagandistico che si è formato per fare intervenire massicciamente il privato in sanità è molto potente e non si fermerà solo perché è stato e viene dimostrato la sua inefficacia, e le conseguenti diseguaglianze che produce.
Dobbiamo però dire come ci opponiamo, non bastano certo le dichiarazioni e le dimostrazioni anche se scientificamente fondate: occorre mobilitarsi e promuovere un’azione costante di disapprovazione e di azione tenace di convincimento nei confronti della popolazione, parte della quale può cascare nel tranello assicurativo. E a nostro avviso sono due i modi tramite i quali raggiungere l’obiettivo che ci proponiamo. Anzitutto è necessario che i movimenti, i comitati le associazioni, i sindacati che sono su questa lunghezza d’onda operino su un unico fronte, senza peraltro unificarsi o essere sottoposti a un solo comando. Operare insieme, coordinati e più che sufficiente, anche se non facile, ma non esiste altro modo:
. Abbiamo citato l’articolo 32 della Costituzione, cui va aggiunta anche la citazione dell’articolo 41 (2). Senza dubbio le pratiche di privatizzazione, comunque l’abbandono o l’annacquamento del Servizio Sanitario nazionale sono fatti anticostituzionali che contraddicono particolarmente gli articoli costituzionali citati, nonché la legge 23/12/1978 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale. Il ricorso quindi alla Magistratura, civile, penale ed economica non è solo una necessità, ma anche un’opportunità e pure, sempre se necessario occorre arrivare arrivare alla Corte Costituzionale: IL DIRITTO ALLA SALUTE E’ FONDAMENTALE, non può essere messo in discussione;
. Indispensabile è la mobilitazione di tutte le forze – che sono tante – che hanno questo intento, forze popolari e organismi scientifici perché l’Istituzione Sanitaria e sociale, e complessivamente la cd politica che si mostra incerta, poco propensa ad agire con determinazione, si dia una mossa (più di una) e intervenga in maniera precisa e motivata.
Proprio in Lombardia abbiamo deciso, nell’ambito del Coordinamento Regionale Lombardo per il diritto alla Salute con l’apporto dei sindacati e dei partiti di sinistra, di arrivare ad una manifestazione importante, nella piazza principale di Milano il 23 ottobre prossimo, per le parole d’ordine che conosciamo, ma nello specifico contro la legge regione n.23 del 2015 che è quella che ha aperto il più ampio spazio alla privatizzazione della sanità
Nota 1 ARTICOLO 32 DELLA COSTITUZIONE
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Nota 2 ARTICOLO 41 DELLA COSTITUZIONE
L’iniziativa privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in alcun modo da recare danno alla sicurezza alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata ai fini sociali.
Fulvio Aurora
per Medicina Democratica e il Coordinamento Lombardo per il diritto alla salute
Milano 10 ottobre 2021
Pubblicato sul numero di ottobre del mensile Lavoro e Salute
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