ANCORA QUEL MALEDETTO “REDDITO DI CITTADINANZA”

Coloro che immaginavano che il mantra di inizio estate: cioè la denuncia degli operatori delle strutture alberghiere e balneari circa le difficoltà di reperimento degli “stagionali” – cuochi, camerieri e bagnini, in particolare – perché gli stessi preferivano “percepire il Reddito di cittadinanza e stare sul divano piuttosto che lavorare”1, saranno rimasti sorpresi dalla vasta eco che, ancora oggi, l’argomento produce attraverso i “media”.

Si pensava, infatti, che, superata la stagione nel corso della quale anche la Santanchè – novella Madre Teresa di Calcutta lamentava di non riuscire a trovare camerieri per la sua struttura turistica, nonostante l’offerta di 2 mila euro mensili(!), la c.d. “teoria del divano”, al pari di un famoso “tormentone”2 dell’estate ’68, sarebbe stata portata via dal vento.

Ad alimentare la vera e propria “crociata” anti Rdc, hanno concorso, invece, “i soliti noti”: da Confindustria a Matteo Renzi.
E non solo.
Infatti, anche se a settembre, da Cernobbio, sede del forum annuale di Confindustria, trapelavano le voci (isolate) di Francesco Storace (Ad Enel), che si chiedeva perché mai “una persona dovrebbe rinunciare al Rdc sicuro per un’offerta di lavoro non sicura o malpagata” e di Riccardo Illy (Vicepresidente del gruppo), secondo il quale: “I dati sono chiari, l’incidenza del reddito di cittadinanza sulla carenza di manodopera è praticamente nulla”, la posizione ufficiale degl’industriali italiani – ingiuriosamente sintetizzata da Bombassei – resta affidata a Emma Marcegaglia, secondo la quale “Sul fronte delle politiche attive del lavoro il Rdc ha fatto più danni che altro” e al Presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici, che, candidamente, confessava di non conoscere l’entità dello stipendio più basso del suo settore e, contemporaneamente, definiva il Rdc “Fenomeno acclarato di un meccanismo perverso e diseducativo che disincentiva la ricerca di lavoro”.

Dal punto di vista politico, intanto, se dalla fascista Meloni quel sussidio – che pure ha (letteralmente) salvato dalla fame qualche milione di nostri connazionali – veniva sprezzantemente liquidato quale “metadone di Stato”, per il fascio-leghista Salvini, avrebbe dovuto, piuttosto, tradursi in “aiuto alle imprese”!
Dulcis in fundo, per Matteo Renzi, vera e propria “quinta colonna” della Confindustria, già infiltratosi nel Pd, il Rdc è divenuto, addirittura, oggetto di uno specifico referendum.

La motivazione addotta appare, a mio parere, dettata da un’allucinante visione (distorta) della realtà: “Non è una misura a favore dei poveri. I poveri restano poveri ma sono subalterni ai politici, è voto clientelare. Noi vogliamo che questi soldi vengano usati per creare lavoro, non sussidi”!

Due sole righe per liquidare e porre fine a una misura – certamente perfettibile e da riformare (allineandola agli standard vigenti ormai da diversi anni, con esiti positivi nel primo impatto di contrasto alla povertà, in quasi tutti i maggiori paesi dell’Ue – che ha indubbiamente rappresentato una forma di sostegno indispensabile per le fasce più deboli della popolazione italiana.

Tra l’altro, a ulteriore conferma che Bombassei, Santanchè, Meloni, Salvini e tutti coloro che continuano a sostenere che il Rdc – abbinato a quei lavori “a nero” cui, peraltro, proprio i datori di lavoro avrebbero, in primis, l’obbligo di opposi – disincentivi i lavoratori dall’accettare proposte di lavoro, mentono ben sapendo di mentire.

Non si spiega altrimenti perché facciano finta – rispetto alle reali motivazioni che inducono i lavoratori al rifiuto – di non conoscere dati ampiamente noti ed accessibili a tutti.
In questo senso, i dati Inps indicavano, relativamente alla stagione 2021 (vigente il Rdc) l’assunzione di oltre 142 mila lavoratori “stagionali”, quasi il doppio rispetto ai circa 78 mila del 2017 e 50 mila in più rispetto ai circa 91 mila del 2018; quando il famigerato Rdc che, secondo lor signori, dissuaderebbe, in particolare i giovani, dall’accettare una loro proposta di lavoro, ancora non esisteva!

Sarà che il problema è, piuttosto, rappresentato dall’opportunità di rifiutare domanda di lavoro in tlavoro neroermini e condizioni unilaterali, di fronte alle quali opporsi alla volontà di sciacalli travestiti da “donatori di lavoro” diventa una questione di dignità personale?

NOTE

1- Squallida ed inaccettabile considerazione di Alberto Bombassei; ineffabile Presidente di Confindustria.
2– “Ho scritto t’amo sulla sabbia”; portata al successo dal duo “Franco IV e Franco I”.

di Renato Fioretti

Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute

13/10/2021

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *