Ogni volta sempre una replica
Siamo alle solite.
Quando occorre criminalizzare il dissenso e la protesta sociale il metodo è sempre lo stesso. Lasciare che la rabbia abbia luogo, trovi spazi e molte volte incrementare, fomentare, provocare la rabbia, non apertamente ma infiltrandosi e ideologizzandola. Che il corteo sarebbe stato incazzato, e che nella società e sopratutto fra i giovani serpeggia la rabbia e l’incazzatura è cosa ovvia. La speranza è morta come il futuro ed allora in queste condizione cresce il muoia Sansone con tutti i filistei.
Ed è di questo sentimento che il potere ne approfitta e lo utilizza per la repressione. E’ già successo a Napoli 2001, a Roma 14 dicembre 2010 e il 15 ottobre 2011. A Genova la cosa è sfuggita di mano. C’erano anche li i black bloc che hanno devastato e sfogato la rabbia, ma poca cosa di fronte alla marea di pacifici manifestanti. C’è scappato il morto e non era previsto. Ed è qui , il non aver saputo controllare la situazione che si è avuto poi la mattanza alla caserta e a Bolzaneto. Un gioco mal riuscito Questi i momenti più alti della provocazione.
Ci si infiltra nei movimenti più estremisti, si fomenta e si incita, si organizza poi si lascia fare. Il percorso è lasciato libero da oggetti da incendiare , cassonetti e auto SUV , succulenti occasioni e trappole per topi, banche lasciate senza presidi e aperte al pubblico tiro al bersaglio di bombe carta e di oggetti contundenti. Tutto questo non accada, tutto è sgomberato e protetto se non si vuole lo scontro. Quando non lo si è pianificato
Poi qualche volta si chiude corteo in qualche piazza blindata ( Napoli 2001 e Roma 15 Ottobre 2011) , qualche volta li disperdono con qualche carica. Ma il clou si ha dopo, nella pubblica riprovazione e sdegno rilanciata dai mass media alzando ed esagerando i fatti e misfatti.
L’oggetto della manifestazione si perde nella notte e nei bagliori dei fuochi e degli incendi. Ad entrambi , i famigerati black bloc e le forze del potere ( mass media compresi naturalmente) non interessa più l’oggetto della contestazione. Questa è solo una occasione, un’altra occasione presa a pretesto quando il dissenso sociale raggiunge punte alte e deve trovare uno sfogo, una valvola di sfogo. La trovano sia il potere sia black bloc .
Ma chi sono i black bloc?
Non esiste come organizzazione, come forza associata, Si compongono e si scompongono di volta in volta e vi partecipano tutti coloro che sono disposti a far casino, tutti gli ACAB, tutti i cosi detti anarchici, nichilisti per la maggior parte, in cui gli infiltrati sono di casa. Le forze della repressione ad ogni occasione sa perfettamente le loro mosse, cosa stanno organizzando, e molte volte li indirizzano anche. Preventivamente arrestano qualcuno che potrebbe sfuggire al loro controllo, là dove non hanno infiltrati, . Gli infiltrati non sono sempre appartenenti alle stesse forze di repressione in maniera organica. L’infiltrato organico costa in termini di addestramento, di rischio nell’essere scoperto. L’equilibrio mentale dei cosidetti infiltrati organici è messo sempre in pericolo. Meglio gli infiltrati occasionali
Molte volte sono giovani studenti o precari che per arrotondare vengono pagati per svolgere un compito. Cambiano quindi di volta in volta, e in periodi di grama c’è la fila nell’essere arruolati.
Traditori, quindi?
Assolutamente no. perché i black bloc non hanno una causa da difendere, una missione da compiere. L’obbiettivo è comune fra forze della repressione ed essi. Creare disordine e caos più mediaticamente che realmente che materialmente. In questo sono in sintonia con le forze di repressione. Nella sostanza organicamente coincidenti, formalmente contrastanti. E gli scontri con le forze dell’ordine sono più mediaticamente scenici che reali. Gli infiltrati, quindi sono solo più consapevoli di questa alleanza formale e quindi non hanno tradito nulla e nessuno.
A Milano i servizi giornalistici parlano di una Milano messa a ferro e a fuoco in realtà fanno solo vedere le strade cosparse di maglie e magliette utilizzate e abbandonate dai manifestanti per non farsi riconoscere dalle foto dall’alto e la chiamano la Milano messa a ferro e fuoco.
Tutta l’operazione è scritturata e messa in scena solo per questi momenti che dureranno giorni e giorni e che porteranno alla conclusione che si per carità manifestare il dissenso è l’essenza della democrazia, ci mancherebbe altro, ma con calma, giudizio, magari in silenzio e senza violenza. Ed è giusto che le forze della repressione, picchiano, manganellano, arrestano e che si limita la protesta e il dissenso.
Quando si chiederà l’autorizzazione alla prossima manifestazione risponderanno facendo vedere e ricordando i capi di vestiario per terra a Milano chiamando questa violenza e negando o limitando il manifestare e la chiameranno prevenzione.
2/5/2015 http://vecchia-talpa.blogspot.it
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