L’assalto alle Dolomiti
La punta dell’iceberg della devastazione ambientale iniziata con i campionati del mondo di sci dello scorso inverno a Cortina, e che si concluderà con le Olimpiadi del 2026, è la nuova pista di bob che si vuole costruire ai piedi del massiccio de Le Tofane. Per dimostrarlo i comitati e le associazioni ambientaliste del Cadore hanno promosso, domenica 24 ottobre, una passeggiata che dal centro della “Perla delle Dolomiti” ha risalito il vecchio impianto in disuso e le nuove piste da sci (ben sei, tra vecchie e nuove) che graffiano le pendici delle tre cime de Le Tofane e deturpano indelebilmente il paesaggio.
L’invito è stato raccolto da una vera folla di attivisti (trecento secondo la polizia, molte di più secondo i miei calcoli) di decine di associazioni tra cui: Mountain Wilderness, Cai, Wwf, Ecoistituto Alex Langer, Italia Nostra, Legambiente e molti altri comitati locali del Veneto. La manifestazione è stata aperta dalle lettura di messaggi di solidarietà di scrittrici e scrittori del gruppo italiano scrittori di montagna, tra cui Paolo Rumiz che ha lanciato una “invettiva contro il degrado della montagna”. Luigi Casanova, tra gli organizzatori, ha ricordato che nel master plan che il presidente del consiglio Draghi, con procedure speciali, semplificate, si appresta ad approvare, assieme a una infinita serie di nuovi impianti, “caroselli” sciistici, villaggi olimpici, infrastrutture viarie e seguito di nuovi alberghi, c’è anche una nuova pista di bob che dovrebbe sostituire quella attuale, da anni in abbandono. Il progetto non è ancora stato presentato. Si tratta di una serpentina di cemento armato lunga un chilometro e mezzo con alti muraglioni, tribune, illuminazioni e impianti di refrigerazione artificiale. È noto che un impianto analogo costruito per le olimpiadi di Torino del 2006 a Cesana è costato 110 milioni di euro ed è stato chiuso poco dopo per mancanza di utenza.
Il bob è una disciplina che in tutta Italia conta 14 (quattordici) tesserati! Ma l’intrepido governatore veneto Zaia ha già iscritto nella proposta di bilancio regionale 60 milioni (più di quanto la Regione sta spendendo per fra fronte al dissesto idrogeologico, la difesa della residenza e dell’economia di montagna) a integrazione dei 1.300 che il governo ha promesso per le Olimpiadi – che dovevano essere a “costo zero” per le finanze pubbliche. Ma la pista del bob è solo l’emblema dell’inutile e devastante spreco. Si pensi che per realizzare le nuove piste dei campionati del mondo sono stati disboscati settanta ettari, equivalenti al taglio di 100 mila piante. Per farci cosa? Ad esempio, per innevare una nuova pista sulle Tofane, sono stati installati 45 cannoni spara-neve ad alta pressione, con due motori elettrici, con una potenza complessiva di 40 kilowatt ciascuno che prendono l’acqua a valle dal fiume Boite. L’acqua viene pompata in un lago artificiale, poi viene refrigerata in due torri di refrigerazione, da novembre a Pasqua, ogni notte. La neve artificiale, quindi, viene spalmata, compressa e fresata dai battipista. Quel tanto che basta a rendere felici ignari sciatori ben paganti e a desertificare il terreno vegetale sottostante per il resto della vita.
Il ministro Roberto Cingolani, scienziato com’è, dovrebbe spiegare al suo presidente del Consiglio che un ettaro di superficie agricola ha la capacità di stoccare al suolo 100 tonnellate di carbonio (360 tonnellate di CO2). Meno comprensibile è che la Fondazione dell’Unesco Dolomiti monumento del mondo non sollevi un dito.
Paolo Cacciari
24/10/2021 https://comune-info.net
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